Juan, 38 anni e non sentirli. Cinque anni fa il brasiliano ha lasciato la Roma, dove ha giocato tra il 2007 e il 2012 e, a 33 anni, sembrava ormai destinato a chiudere la carriera. Ci ha pensato il Flamengo a riaccendere la passione per il calcio: "Sono sempre stato un professionista serio, mi prendo cura del mio corpo" - si legge nelle pagine di ExtraTime - "Anche con un po’ di fortuna, perché non ho mai avuto infortuni gravi. E mi piace pure allenarmi. Non ho deciso cosa farò l'anno prossimo. Ma non penso di fare l'allenatore. Cisono ancora gare decisive, e la direzione del club mi deve chiamare per rinnovare il contratto".
Tifosi del Flamengo sono come quelli della Roma? Juan trova similitudini: "Sono due tifoserie appassionate e molto attive. Anche questo mi ha permesso di identificarmi presto con la Roma. Nella Capitale ho lasciato tanti amici, anche fuori dal calcio. Quando posso vedo la Roma in tv, come contro il Benevento, e faccio il tifo. Oggi non voglio vivere in Europa, ma se dovessi scegliere un posto fra quelli che ho conosciuto sceglierei senza dubbi Roma. Totti? Ogni tanto ci scambiamo dei messaggi, soprattutto quando ha annunciato l’addio al campo. Ha portato la Roma ad alti livelli. Ora può farlo pure dalla scrivania. Una bandiera della Roma. È stato emozionante il suo addio".
Alisson sta stupendo tutti: "La Roma ha sempre avuto una buona tradizione coi brasiliani. Alisson poi è un amico con cui ho avuto l’occasione di giocare nell’Internacional per quasi 3 stagioni. Già allora era ritenuto uno dal futuro sicuro. Nell’Internacional ha fatto ottimi campionati brasiliani e la Libertadores 2015, così ha attirato l’attenzione del c.t. Ha tutto per restare a lungo nella Seleção, per la sua età e il suo potenziale. Ora ha l’occasione per giocare con continuità. È un portiere rapido, buonissimo tecnicamente e di gran personalità. Juan Jesus? È uno che conosce bene il calcio italiano, già adattato allo stile di gioco della Serie A. Aveva l’esperienza in una grande, l’Inter. Difensore velocissimo, grande capacità di recupero, mancino, buon passaggio".
Parole di stima per Castan: "Ha avuto un ottimo inizio alla Roma, purtroppo poi la malattia l’ha frenato. Spero si riprenda e torni ai livelli precedenti. È bravo nel contatto fisico, con uno stile diverso da Juan, ma entrambi ottimi difensori. Il mio miglior allenatore europeo? Spalletti. Dal punto di vista umano, è molto vicino ai giocatori, e tattico. Sa preparare benissimo una partita". Roma quasi da scudetto: "Già ai miei tempi ho “colpito il palo” 2 volte, cioè siamo andati vicini al successo, quasi vincevamo lo scudetto. La Roma di solito fa due terzi di campionato eccellenti. E in quest’altro terzo le cose finiscono un po’ fuori controllo,si perdono punti che poi mancano nel finale. Era così alla mia epoca e capita pure negli ultimi tempi. La Juve vince perché fa dei tornei regolari dall’inizio alla fine. Spero che la Roma trovi la regolarità specie nelle gare più facili, che le vinca tutte".
Un consiglio per gli acquisti e i top del ruolo: "In Brasile Rodrigo Caio del San Paolo, giovane di sicuro gran futuro, convocato in nazionale. Nel mondo Sergio Ramos è il migliore. Ce ne sono altri allo stesso livello: Thiago Silva, Marquinhos, Hummels". In chiusura d'intervista Juan parla delle sue iniziative sociali: "Cerco di aiutare bambini, anziani, con donazioni, cibo, di pannolini, faccio delle visite alle loro istituzioni. Contribuisco pure alla Casa Ronald McDonald, che si prende cura di bambini malati di cancro".