Ha giocato poco più di mezz'ora Francesco Flachi. Poi ha lasciato il posto a Diakhate, uno che potrebbe essere suo figlio. 23 anni, la metà rispetto ai 46 di 'Ciccio', che oggi è tornato a giocare una partita di calcio dopo la lunga squalifica per la positività alla cocaina. 4380 giorni, tanto ha dovuto aspettare: "Il talento non conosce età, un pallone e il prato verde il quadro perfetto", si legge su uno striscione che i suoi nuovi tifosi, quelli del Signa, gli hanno dedicato. Improvvisamente 135 gol segnati fra i professionisti sono piombati in Eccellenza, a pochi chilometri da Firenze e dal Franchi, dove Ciccio - lì lo chiamano così - si allenava con Batistuta ed esordiva in A nel '94 contro il Cagliari di Allegri e Tabarez.
La maglia è sempre viola, il numero questa volta è il 14. Ad incoraggiarlo dalla tribuna anche una delegazione della Curva Fiesole e Walter Novellino, che gli è sempre stato vicino dopo gli anni meravigliosi alla Sampdoria. Hanno sfiorato la Champions, mancata di un punto. Con quella maglia Flachi ha segnato 110 gol, meno solo di Mancini e Vialli. Qualcuno lo avrà fatto rivedere pure a Tempestini, suo compagno d'attacco oggi nel Signa. È nato nel 2002, due anni dopo Francesco verrà convocato per la prima e unica volta in Nazionale da Lippi.
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L'ultima partita Flachi se la ricorda bene anche se lontana nel tempo. 19 dicembre 2009, gioca nel Brescia, entra all'80' e a tre minuti dalla fine segna il gol decisivo in semirovesciata contro il Modena. Insomma, ne ha fatte e viste di tutti i colori. Qualche mese fa, a fine ottobre, se la rideva con Simone Inzaghi nella tribuna del Castellani. L'Inter aveva appena vinto per 3-0 contro l'Empoli, i tifosi erano andati via, mentre loro due probabilmente scherzavano sui 6 mesi passati insieme alla Samp. Se Simone adesso lotta per il suo primo scudetto con l'Inter e si prepara ad una trasferta da sogno ad Anfield contro il Liverpool, a Francesco i 30 minuti giocati contro il Prato 2000 sono sembrati più belli di una sfida di Champions.
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È uscito sull'1-0 per gli avversari, alla fine la partita si è chiusa con un 2-2 amaro dal Signa, raggiunto dal gol allo scadere di Rozzi. La classifica dice terzo posto, l'obiettivo è una promozione in D che manca dal 1970. A convincerlo a tornare in campo e ad allenarsi quattro giorni alla settimana è stato il presidente del club, nonché suo grande amico, Andrea Ballerini. Si affrontavano a calcetto: "Sei forte, mi piacerebbe vederti in una partita vera...", lo provocava. Detto fatto, sfida accettata. Sì, a 46 anni si può rinascere. Storie di calcio. Storie, soprattutto, di vita.