Doveva essere la loro partita e così è stato. Muriel e Immobile, sono loro a decidere la serata del Franchi. Che la Lazio non è riuscita ad espugnare come invece aveva fatto in sei delle ultime otto occasioni. Terra di conquista, con Ciro sembrava fatta anche a questo giro. Ma Luis ha risposto per i viola, che non hanno mai perso per due volte consecutive in campionato. E che, prima della sconfitta di Bergamo, non andavano ko da 10 partite fra Serie A e Coppa Italia. Effetto Muriel.
Un punto che non serve a nessuno. La Lazio vede allontanarsi ulteriormente il quarto posto, perché Milan e Inter hanno vinto e la Roma aspetta l’Empoli all’Olimpico. La Fiorentina perde terreno dalla zona Europa League, con Atalanta e Torino che viaggiano spedite. In più Pioli deve fare i conti con l’infortunio di Chiesa, uscito dopo poco più di mezz’ora.
La Fiorentina senza Chiesa si fa fatica ad immaginarla. 25 volte da titolare su 26 per l’esterno viola, che era stato sostituito solo in altre due occasioni a gara in corso: nella prima di campionato contro il Chievo, quando il punteggio era ormai sul 4-0, e in Coppa Italia con la Roma, quando i giallorossi si trovavano sotto per 5-1. Insomma, un quarto d’ora di riposo a Federico lo si poteva pure concedere.
Niente paura, ci pensa Muriel. Che raccoglie l’assist di Mirallas e che batte Strakosha con un piatto difficile ma uscito dal suo sinistro in modo del tutto naturale. E’ il sesto gol in campionato per il colombiano, l’ottavo in undici partite. Nel 2019, fra chi gioca in Serie A, solo Zapata ha fatto meglio (10). Luis è a Firenze da un paio di mesi, però sembra che questa sia la sua città da sempre. Il numero 29 si è impadronito del Franchi, le magliette con il suo nome aumentano di domenica in domenica.
Chissà che i suoi gol non siano arrivati anche a Siviglia, dove non è riuscito a lasciare il segno. 13 gol in 65 partite il bottino. Un po’ di più, ma con un’unica differenza: ci ha messo un paio di anni. In Andalusia c’è arrivato nel 2015, 20 milioni il prezzo, ma non è riuscito a rispettare le attese. Proprio come Immobile, che in Spagna finisce in prestito senza però essere riscattato. Tornerà al Torino, dove ritroverà i gol.
Proprio come nella stagione 2013-2014, quando segna 22 gol e vince la classifica cannonieri. E’ il primo giocatore del Torino a riuscirci dagli anni ’70. E’ il tredicesimo di sempre a salire sul trono sia in A che in B. Il miglior biglietto da visita per presentarsi in Bundesliga. Lo aspetta il Borussia Dortmund di Klopp, orfano di Lewandowski.
Ma lì la lingua è difficile, il clima freddo. I compagni non poi così tanto socievoli e lui si isola. Nello spogliatoio e in campo, perché in campionato segna solo tre gol. Poi ritrova l’Italia e si vede. Soprattutto alla Lazio, dove arriva dopo l’addio di Pioli, esonerato pochi mesi prima in seguito ad un derby perso.
Immobile con la Roma, invece, ha ritrovato il gol. Non ci riusciva in campionato dal 20 gennaio, dalla partita con il Napoli. Un intero mese di febbraio senza gioie. Che, per carità, è il mese più corto dell’anno, ma un’infinità se si parla di un attaccante che solo un anno prima aveva chiuso a quota 41 in 47 partite. Contro la Fiorentina la seconda rete di marzo, il momento giusto per rilanciarsi. Nella classifica marcatori è sesto, probabilmente farà fatica a raggiungere Quagliarella, Piatek e Ronaldo. Ma l'Italia è... l'Italia. Ciro e Luis, quanto è bella la Serie A.