Cuore, gol e applausi: Fiorentina, Mirallas è l'uomo della reazione
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Data: 16/12/2018 -

Cuore, gol e applausi: Fiorentina, Mirallas è l'uomo della reazione

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L'attaccante belga, dopo il gol con il Sassuolo, si ripete anche contro l'Empoli. Il Franchi lo riempie di applausi e Pioli lo elogia: "Questo è quello che mi aspetto da lui". L'amore per la famiglia e la passione per il golf. L'obiettivo? Prendersi la Fiorentina e dimenticare un 2017/18 infernale
L'attaccante belga, dopo il gol con il Sassuolo, si ripete anche contro l'Empoli. Il Franchi lo riempie di applausi e Pioli lo elogia: "Questo è quello che mi aspetto da lui". L'amore per la famiglia e la passione per il golf. L'obiettivo? Prendersi la Fiorentina e dimenticare un 2017/18 infernale

Al Mapei era entrato al 77', tre minuti prima del terzo gol del Sassuolo. Poi la rete di Benassi, l'azione arrembante di Pezzella nel finale e il suo sinistro al 97'. Kevin Mirallas nella vita si è sempre fatto trovare pronto. Entrò a quindici minuti dalla fine anche nel lontano 2005, quando nemmeno maggiorenne fece il suo esordio con il Lille. Pronti, partenza e gol. Al Psg, perché segnare alle grandi gli è sempre piaciuto.

Non sarà ai livelli delle big di Ligue 1 e Premier, ma l'Empoli un po' di paura a Pioli e ai suoi ragazzi l'aveva messa. Dieci punti conquistati nelle ultime quattro giornate, con la cura Iachini a dare i frutti sperati. Dall'altra parte una squadra che non vinceva dallo scorso 30 settembre, dal 2-0 del Franchi contro l'Atalanta. Di lì le sconfitte con Lazio e Juventus e i sei pareggi con Cagliari, Torino, Roma, Frosinone, Bologna e Sassuolo appunto. Al Mapei anche un principio di contestazione da parte dei tifosi, che hanno poi incontrato la squadra in settimana. Un confronto pacifico, ma un altro passo falso avrebbe surriscaldato ulteriormente l'ambiente. E poi l'Empoli, in Serie A, non perdeva a Firenze da undici anni.

Insomma, gli ostacoli da saltare erano molti, così come importante era la posta in palio. E se il gol di Krunic aveva fatto pensare ad un altro pomeriggio nero, la seconda rete consecutiva di Mirallas ha avviato la rimonta viola. Passaggio in profondità di Simeone e destro violentissimo sotto la traversa. Il giusto premio per chi si stava dannando fin dal primo minuto. Lui, il vecchietto dell'attacco più giovane del campionato. In mezzo ai vent'anni scarsi dei vari Chiesa, Simeone e Pjaca, c'è la sua carta d'identità che dice 31.

Figura fondamentale nello spogliatoio più giovane del campionato. Kevin ha sempre un consiglio per tutti, sebbene non avesse giocato poi chissà quanto, anzi. Solo 380' da inizio stagione, solo tre le partite iniziate da titolare. Il mister gli ha dato fiducia e lui lo ha ripagato con una prestazione che ha strappato applausi convinti a tutto il Franchi. Ai tifosi è piaciuto così tanto che più di qualcuno alle spalle di Pioli, al momento della sostituzione, ha avuto qualcosa da ridire: "Ma è stato lui a chiedermi di uscire, vediamo se chi mi ha fischiato adesso lo capisce" il commento un po' stizzito dell'allenatore viola al termine del match.

"Posso giocare ovunque" l'appello quasi disperato, di qualche settimana fa, da parte del belga. Perché gli mancava solo il campo per convincersi ulteriormente della bontà della sua scelta. La stagione 2017/18 è stata pessima per lui. In campo poco più di 70' con l'Everton fino a novembre, poi la polemica con la società che, durante la sessione di mercato, non lo aveva fatto partire. A gennaio il ritorno all'Olympiakos, dove si era consacrato ad alti livelli all'inizio della carriera. Ma le cose vanno male anche in Grecia: segna due gol in 15 partite, l'allenatore lo sostituisce dopo un'ora nel match contro l'Apollon Smyrnis e lui non la prende bene. Si arrabbia e finisce a giocare nell'Under 20.

In estate ecco la telefonata di Corvino, che aveva bussato alla porta dell'Everton già due anni fa per poi sentirsi sparare in faccia una richiesta super. Per vestire il viola Mirallas ha rinunciato anche a ricche offerte esotiche, con molte squadre del Medio Oriente che avrebbero messo volentieri le mani su uno che ha più di 60 partite alle spalle con il Belgio. Voleva rimanere accanto alla famiglia Kevin, che a Firenze è stato seguito anche dalla moglie Christelle - oggi presente in tribuna - e dai due figli. Ai piccoli Juan e Giulia dedica ogni secondo del suo tempo libero: "Perché più del conto in banca, sono innamorato di loro" ama ripetere.

Kevin ama anche il golf. Abita in città, ad una ventina di minuti circa dal centro sportivo, ma ha già adocchiato qualche campo di periferia. Al posto della pallina, però, lui deve calciare il pallone. Non nella buca, ma in porta. Proprio come faceva Raul, il suo idolo di sempre. Proprio come, da ormai qualche anno, fa Mertens, suo connazionale e amico che - insieme a Nainggolan - al suo arrivo gli spiegò al telefono come funziona il calcio in Italia: "L'importante è dare tutto, se lo fai verrai amato". Beh, se oggi il Franchi lo ha ricoperto d'applausi, un motivo ci sarà.



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