Condizionale (sempre) d'obbligo: "Può far bene, se lavora come si deve". Detto, fatto. Parola di Gigi Delneri, indiziato numero uno Rodrigo De Paul: ne è passata eccome, di acqua sotto i ponti, dal suo arrivo in Serie A. Un colpo sulla carta importante, nonché inatteso, mai però capace sinora di incidere nella nuova realtà italiana vissuta: occasione finalmente trovata 22 giornate dopo, tra tantissimi bassi, delusione dei fantallenatori e troppe poche prestazioni sufficienti, con la prima gioia in campionato utile a decidere la sfida contro il Milan.
Tirata d'orecchie evidente da chi in campo vuol vedere i suoi "sgarfare", destro in diagonale per vincere e convincere, macchiato da una bruttissima entrata precedente su De Sciglio che avrebbe potuto vanificare tutto: partita ordinata e risposta positiva a livello tecnico-tattico al suo allenatore, coronata dalla standing ovation della "Dacia Arena" e dai cori di una tifoseria bianconera che, finalmente, "El Pollo" è riuscito a convincere e a far gioire. Bacio al tatuaggio dedicato a nonno Osvaldo, affetto mai dimenticato che ora lo guarda dall'alto, e urlo liberatorio verso la sua curva. Vida simple tutta mate e famiglia ma mai un tipo da impatto facile, Rodri, tra Valencia ed Udine, innamorato di Avellaneda e del Racing: indimenticato trampolino di lancio per una nostalgia che prima o poi lo riporterà ancora al "Cilindro", dopo la toccata e fuga per l'addio al calcio di Milito, per chiudere forse una carriera ancora lunghissima e con tante soddisfazioni da togliersi.
E proprio dal gol vittoria contro il Milan e da una convinzione ancor più forte, De Paul potrà finalmente ripartire. Punzecchiato per aver scelto la "10" di Di Natale da Totò stesso, nella speranza di rivelarsi all'altezza di un pezzo di storia friulana, scelta nel segno dell'idolatria per Riquelme e nella voglia di rilanciarsi: peso di una maglia che oggi Rodri sente nettamente più leggera, cercando di staccarsi sempre più di dosso quell'etichetta di acquisto flop. Godendosi i complimenti di amici e familiari e vivendo quel primo assaggio italiano di "felicità enorme": roba da sei punti in due partite contro il Milan. Roba (finalmente) da prima firma in Serie A.