La stagione 2022-2023 ha preso il via con l’inizio dei ritiri e le prime amichevoli pre campionato. Quella che è appena iniziata sarà sicuramente un'annata particolare, segnata dal Mondiale in Qatar che si giocherà tra i mesi di novembre e dicembre e che fermerà dunque per alcune settimane i principali campionati.
La presenza del Mondiale nel cuore della stagione non ha però modificato solamente il calendario. L’attenzione di tutti i club, infatti, è rivolta alla condizione fisica dei giocatori, che saranno messi di fronte a una nuova sfida. “Ci saranno giocatori con già 30-35 partite giocate a gennaio e ne dovranno affrontare altrettante. Questa sarà la sfida importante” a dirlo è Cristoforo Filetti, preparatore atletico del Psg dal 2020, che ha spiegato ai microfoni di gianlucadimarzio.com quali sono le difficoltà, i vantaggi e i cambiamenti nella gestione di un giocatore in una stagione così particolare.
“La preparazione estiva non cambia, ma a partire dal Mondiale cambierà tutto”
“I primi mesi della stagione non saranno molto diversi dalle stagioni passate, credo infatti che la preparazione da agosto a fine ottobre non si modificherà molto”. Primo dubbio subito chiarito, la presenza del Mondiale nei mesi di novembre e dicembre non ha cambiato il metodo di lavoro nella preparazione estiva delle squadre.
La preparazione non cambierà e di conseguenza anche quest’anno le prime partite della stagione non avranno ritmi altissimi: “Anche questo aspetto qui non cambierà molto. In Francia iniziamo la prima settimana di agosto la stagione, ma anche lo scorso anno abbiamo iniziato la prima di agosto. Le prime partite della stagione vedremo sempre ritmi un pochino più bassi. Dopo tre-quattro settimane di lavoro intenso, c’è sempre bisogno di un periodo di supercompensazione e quindi è normale che i ritmi delle partite siano più bassi”.
Le differenze, dunque, inizieranno con il Mondiale, come sottolineato da Cristoforo Filetti: “Quello che si modificherà moltissimo saranno le settimane del mondiale, in cui si lavorerà a ranghi ridotti e con obiettivi differenti”.
Problematiche e vantaggi di chi non andrà al Mondiale in Qatar
Avrà più difficoltà chi andrà in Qatar o chi non parteciperà al Mondiale? Su questo punto, Filetti fa chiarezza: “Per chi non andrà in Qatar ci saranno due complicazioni principali. La prima è l’assenza di competizione, chi non andrà al Mondiale non giocherà partite importanti, che poi sono quelle che ti permettono di tenere alto e competitivo il ritmo. Bisognerà quindi trovare delle competizioni settimanali, per far lavorare i giocatori a un livello competitivo. L’altra difficoltà è poi legata al fatto che ogni giocatore avrà un tempo differente per recuperare. Chi non andrà avrà circa cinque settimane di lavoro, gli altri invece due o tre o quattro, a seconda di quanto andranno avanti al mondiale”.
Chi non andrà al Mondiale avrà però anche dei vantaggi: “Ci sarà la possibilità di individualizzare, cioè di fare dei lavori personalizzati e specifici in base alle problematiche che ogni calciatore ha. Si potrà vedere il deficit di forza di ogni giocatore, per poter poi andare a lavorare in regime di forza massima. Questo è un lavoro che durante una stagione ‘normale’ non è mai possibile fare perché non c’è il tempo. Può essere un periodo utile per la cura del singolo e di conseguenza un vantaggio per chi non andrà al Mondiale”.
“Per chi tornerà dal Qatar sarà importante la qualità del recupero”
Parlando invece di chi sarà impegnato in Qatar, non mancano le perplessità legate alla tenuta fisica dei giocatori che andranno avanti nella competizione. In questi anni, infatti, abbiamo visto come diversi giocatori impegnati con la Coppa d’Africa hanno fatto fatica a tornare in forma una volta terminato il torneo: “La problematica dei giocatori che tornano dalla Coppa d’Africa è legata a due aspetti: la gestione dei viaggi e i fusi orari. queste sono cose che possono creare problematiche in fase di recupero. Viaggi lunghi e furi orari sono fattori che influiscono per un giocatore che deve giocare ad alto livello e questo aspetto è difficile da risolvere. Quando c’è un periodo congestionato di partite, cioè quando si gioca ogni 3-4 giorni come nella Coppa d’Africa o in questo caso al Mondiale, la problematica più grande è la qualità del recupero e con così tante partite ravvicinate non c’è modo di recuperare in maniera idonea”.
Il recupero, dunque, andrà effettuato una volta rientrati nei rispettivi club: “Quando un giocatore termina queste competizioni e rientra nel club bisogna prevedere un periodo di recupero adeguato prima che il calciatore ritorni ad alti livelli. L’aspetto chiave è la qualità del recupero”.
Queste, però, sono regole generali, perché: “Ogni caso è poi trattato singolarmente, non c’è una regola fissa. Ho avuto esperienza di alcuni giocatori che hanno avuto bisogno di una settimana di recupero totale e calciatori che invece riuscivano da subito a riprendere. A livello generale, però, è prevedibile che chi andrà molto avanti avrà poi bisogno di un periodo di recupero”.
Prevenire il rischio infortuni post Mondiale: è necessario un lavoro di squadra
Il Mondiale a novembre e dicembre prolungherà la stagione fino a giugno, un’ulteriore difficoltà per i preparatori atletici e i club: “La grandissima sfida per noi è quella di terminare al meglio la stagione. Nella parte finale si giocherà ogni 3-4 giorni e quello sarà sicuramente un periodo di difficoltà. Sarà importante mantenere tutta la rosa allo stesso livello di competitività. Ci sono 14 giocatori che giocano sempre e 7-8 che giocano meno, sarà nostro compito tenere quei 7-8 allo stesso livello, o il più vicino possibile, a chi gioca sempre. Ci deve essere il minor scarto possibile tra chi gioca sempre e chi gioca meno. Questa è la grande sfida che affronteremo dopo il mondiale, perché nella fase finale della stagione ci sarà poi bisogno di tutti i giocatori. Bisogna trovare la soluzione per tenere tutti i giocatori allo stesso livello di condizione fisica”.
Avere tutta la rosa in ottima condizione sarà quindi un elemento fondamentale per non fallire gli obiettivi stagionali. Motivo per cui sarà importante lavorare sulla prevenzione degli infortuni, che potrebbero subire un aumento: “Questa sarà la sfida importante, dovremo fare studi individualizzati per capire, insieme a tutto lo staff, come gestire ogni giocatore. Non ci sarà modo di fare un’altra preparazione di squadra, quindi si lavorerà a livello individuale. Bisognerà vedere i parametri fisiologici, i parametri di performance e i parametri di recupero, in base a quelli capire di che tipo di recupero ogni giocatore ha bisogno. Il rischio è che se un giocatore gioca troppo in una condizione non idonea potrebbe andare incontro a un infortunio. Se non si presta attenzione a questo potrebbe esserci un incremento importante degli infortuni”.
Per ridurre il rischio degli infortuni andrà svolto un importante lavoro di squadra, dallo staff performance allo staff tecnico, senza dimenticare lo staff medico: “Servirà la collaborazione di tutti: preparatori, fisioterapisti, nutrizionisti, psicologi, tutti i professionisti implicati nella gestione dei giocatori, per poi cercare di valutare tutti i parametri possibili e migliorare le performance dei giocatori. Noi come staff performance dobbiamo valutare tutti i parametri per poi dare le informazioni più precise possibili allo staff tecnico. Staff performance, staff medico e staff tecnico sono le tre aree che collaborano nella gestione di tutti i giocatori. È importante avere una efficace collaborazione per ridurre il margine di errore e migliorare le prestazioni dei singoli giocatori e, di conseguenza, della squadra”.