La "Festa" la stava facendo al Cagliari, il sei dicembre scorso. Il Como di Gianluca Festa si portò in vantaggio con la "vipera" Ganz e sfiorò più volte il raddoppio. Questa sera l'allenatore sardo, esonerato lo scorso marzo, non ci sarà e a Cagliari possono tirare un sospiro di sollievo. "Per come abbiamo giocato quella gara penso che la vittoria sarebbe stata meritata" - dichiara Festa ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Abbiamo avuto 2 o 3 occasioni per chiuderla, Storari in quella partita ha fatto una parata incredibile su Ganz. Poi, a tempo abbondantemente scaduto, siamo stati puniti. Quelli erano due punti che ci sarebbero serviti come il pane e alla fine è rimasta solo la prestazione". Già, ancora ci pensa l'allenatore di Monserrato. Gran parte dei 10 pareggi totalizzati alla guida dei lombardi, in venti partite, sono arrivati a causa di reti subite in "zona Cesarini": "Purtroppo abbiamo preso troppi gol nei finali di partita, per errori individuali e queste disattenzioni le paghi. Bastavano 3 o 4 vittorie in quei 10 pareggi e ce la saremmo giocata tranquillamente con le altre. Però voglio sottolineare anche gli aspetti positivi. Molti ragazzi hanno avuto l'opportunità di mettersi in luce e l'hanno sfruttata bene. Penso a Bessa. Prima che arrivassi io non giocava quasi mai, adesso è sulla bocca di tutti. Ma posso citare Barella, giocatore importantissimo, Ganz, Ambrosini, che non aveva mai giocato in B".
Come a Cagliari, dove ha ottenuto 4 vittorie in sette partite, anche a Como la situazione era complicatissima. Ma Festa, un po' per carattere, un po' per la grande voglia di panchina, non si è tirato indietro: "Appena è arrivata la proposta l'ho accettata con grande entusiasmo. Conoscevo bene l'ambiente perché vivevo a Como nel periodo in cui ho giocato nell'Inter e in più andavo con Gianfranco Matteoli, che è molto apprezzato da quelle parti. Inoltre conoscevo anche altre persone della società, come Giancarlo Centi, il responsabile del settore giovanile. Insomma, c'erano tutti i presupposti per far bene. L'entusiasmo era tanto ma poi mi sono reso conto che c'erano delle difficoltà. Chiaramente quando si subentra si ereditano i giocatori scelti in precedenza, che non erano adattati al mio modulo e alla mia filosofia. A gennaio abbiamo cercato di cambiare un po', ma sempre con qualche difficoltà. In conclusione la situazione trovata non era quella che mi aspettavo all'inizio. C'è stato un problema con qualcuno in società e mi dispiace soprattutto per i tifosi, con cui non ho mai avuto problemi e che non meritano assolutamente questa situazione. Ho fatto determinate richieste al club, purtroppo non si è potuto fare molto. Per proporre il mio gioco e la mia filosofia c'erano alcune carenze evidenti in organico, mancavano giocatori in determinati ruoli".
L'ex stopper dei sardi, però, non si dice pentito: "Rifarei questa scelta. Ma, se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, chiederei di non lavorare più con certe persone che non mi volevano lì. La scelta di puntare su di me non è stata condivisa da tutti, qualcuno voleva altri allenatori. Ecco, col senno di poi, forse sarebbe stato meglio chiedere di non collaborare con determinati personaggi che non condividevano le mie idee, questo sì. Però, nonostante ciò, ho instaurato un ottimo rapporto con il presidente Porro e con i ragazzi e mi dispiace molto non aver potuto tentare fino all'ultimo l'impresa, quella di salvare il Como, piazza a cui sono affezionato".
Il Cagliari è a un passo dal ritorno in serie A: "Stagione eccezionale, in assoluto la squadra più forte della serie B. Ha avuto qualche problemino nel girone di ritorno, ma nell'arco di un campionato ci può stare. Ha un grandissimo potenziale e grandi giocatori e questo permette di guardare con fiducia al futuro. Però anche se sei una grandissima squadra non devi mai avere cali di concentrazione e credo che la lezione sia servita ai rossoblù. Spero che la promozione arrivi il prima possibile e poi mi piacerebbe, come a tutti i tifosi rossoblù penso, che il Cagliari vinca il campionato. Sarebbe un risultato molto prestigioso, anche se alla fine l'obiettivo era la promozione diretta e la società l'ha centrato". Stupisce la stagione disputata da un giocatore avuto anche da Festa: "Joao Pedro? Ha dimostrato quest'anno tutto il suo valore, ma si sapeva già che era uno fuori categoria. Ha ancora margini di crescita, ha appena 24 anni. Lui può giocare sia come mezzala che come trequartista. A mio giudizio, per giocare ad altissimi livelli, dovrebbe essere schierato come mezzala. E' un mix di forza fisica e tecnica, non gli manca nulla. Ma oltre a Joao il Cagliari ha tantissimi altri ragazzi di ottimo livello, lo dico perché li ho avuti anche io e lo so (ride)".
Festa lo scorso aprile ha realizzato il sogno di allenare la sua squadra del cuore. Più emozionante in panchina o in campo? "Sono due cose completamente diverse. Penso che allenare la squadra per cui fai il tifo da sempre sia molto più difficile. Quando giochi dipende tutto da te, sei tu che determini il tuo destino e la tua prestazione, sia a livello fisico che mentale. Da allenatore dipendi dai tuoi giocatori. Puoi motivarli, preparare benissimo la partita, ma alla fine vanno loro in campo e decidono loro le sorti dell'incontro. Io ho avuto questo doppio privilegio e onore. Da giocatore le emozioni sono più forti, ma anche entrare al Sant'Elia o negli stadi più prestigiosi d'Italia, come lo Juventus Stadium, da allenatore dei rossoblù, è certamente bellissimo. Mi auguro di tornarci un giorno".