"All'inizio è stata davvero difficile, non sai quante volte ho pensato di tornare in Italia. Ora, però, qui vivo benissimo e non credo di essere pronto ad accettare eventuali offerte anche di grandi squadre in Serie A". Nella vita, molto spesso, ci vuole coraggio. Per reinventarsi, per provare e affrontare nuovi orizzonti, per inseguire sogni rinunciando alla propria terra, alla propria famiglia e ai propri affetti. Che motore incredibile, la passione: "Ho lasciato la Sardegna che avevo 18 o 19 anni per la Germania, ormai 28 anni fa. Lì è cambiata la mia vita". Chi parla è Gianni Fenu, sardo doc e giramondo, ora massaggiatore (o masseur, per dirla all'inglese) in un Southampton che, con Pellè prima e con Gabbiadini ora (senza dimenticare Caceres) profuma tanto di Italia. Dalla Sardegna alla South Coast. Prima, però, tappa larga in Germania di otto anni, tra speranze, sogni e sacrifici: "Ho deciso di partire – racconta a GianlucaDiMarzio.com – perché conoscevo alcuni amici e sentivo di dover provare nuove esperienze. Ho svolto vari tipi di lavoro e ho giocato anche a calcio a livello semi-professionistico. Quando ho però capito che non riuscivo ad andare avanti, ho continuato a inseguire il mio sogno, passando però dall'altra parte". Biglietto aereo di sola andata, direzione Inghilterra, verso Nord.
Huddersfield.
Città dal glorioso passato (tre titoli inglesi nel 1923-24, 1924.25
e 1925-26 e una FA Cup nel 1921-22), e che ora sogna il ritorno in
Premier League (terza in Championship). Una città che vive anche e
soprattutto di grande rugby: "Ed è proprio da lì – racconta
Fenu - che ho iniziato la mia avventura da massaggiatore. In
Inghilterra ho svolto vari lavori, facendo tanti sacrifici. Poi, sono
riuscito a realizzare il sogno di prendere il diploma in Sports
Therapy e mi sono messo all'opera. Ho collaborato anche con la
Nazionale inglese di rugby. Da lì sono passato al calcio, ho
respirato l'atmosfera meravigliosa della Championship e ho avuto modo
di conoscere anche Cellino, presidente del Leeds United e sardo come
me. Mi voleva con lui, ma all'epoca con c'erano le condizioni
giuste". Fine 2015, da Huddersfield a Southampton, un nuovo
capitolo stimolante: "Qui – la voce si fa entusiasta - si vive
benissimo. Ho trovato una società sana, che mi tratta da Dio e che
apprezza il mio lavoro. Seguo tutti i ragazzi quotidianamente e nei
giorni delle partite. Ognuno ha la sua routine: c'è chi preferisce
il trattamento prima della gara, chi dopo e chi vuole massaggi solo
durante la settimana. Tutto è estremamente professionale".
A Southampton ha conosciuto Graziano Pellè, fortemente voluto da Ronald Koeman e ben presto entrato nel cuore di tutti i tifosi Saints. Un idolo che Gianni racconta così: "Sono orgoglioso di tutti gli italiani che ho conosciuto qui. Tutti bravi ragazzi concentratissimi sul lavoro e vogliosi di far bene in quello che probabilmente è ora il campionato più bello del mondo. Graziano quando è arrivato qui parlava già inglese, non ha avuto nessun problema ad adattarsi. E' subito diventato un punto di riferimento per tutti e ha lasciato un gran ricordo nei tifosi. La sua partenza per la Cina? Non conosco tutti i particolari. Ovvio che l'aspetto economico ha pesato, ma è una decisione personale. E' rimasta comunque la sua impronta qui e come italiano sono orgoglioso di quello che ha fatto".
Da Pellè a Gabbiadini, il filo conduttore del gol tutto made in Italy. E Manolo ci ha messo davvero poco per prendersi tutto il St. Mary's e diventare il padrone. Anche con l'aiuto di Gianni: "L'inglese? Diciamo che lo parlicchia – ha iniziato sorridendo – lo sta studiando, ma al di là di questo si è integrato perfettamente con tutto l'ambiente e con la squadra. Ho cercato di aiutarlo come potevo, gli ho spiegato qualcosa riguardo alla società, anche se spesso preferisco stare in disparte per far sì che possa prendere ancora più confidenza con i compagni. Poi dopo l'inizio devastante che ha avuto è stato accettato ancora più volentieri. E' già diventato un idolo a Southampton. Qui c'è un club sano, sia economicamente sia a livello di strutture, rifatte interamente solo qualche anno fa, i tifosi sono molto appassionati ma allo stesso tempo ti lasciano tranquillo quando cammini in città, non ti mettono molta pressione addosso, nemmeno se arrivano risultati negativi. Anche grazie a Manolo la società sta crescendo e i tifosi stanno aumentando. E' l'ambiente ideale per esprimersi al meglio". E la finale di Coppa di Lega giocata a Wembley solo 11 giorni fa (ah, a proposito, doppietta di Gabbiadini) contro il Manchester United la dice lunga sulla bontà del progetto. Perché questo ambiente attendeva un appuntamento così dal 1979. Gianni, però, giura che non è finita qui: "Il club vuole fare grandi cose in futuro". Puntando proprio su Manolo: "E' un ragazzo molto tranquillo, tutto casa e lavoro. Si sta ancora ambientando, è concentrato nello studio dell'inglese. Che io sappia, questa è la sua routine, e fino a quando continua a segnare così va più che bene. Abbiamo un buon rapporto parliamo di tutto, dell'Italia. Davvero un ragazzo educato. A livello fisico – ha continuato Fenu – è in uno stato perfetto, è arrivato in ottima forma e finora non ha avuto alcun tipo di problema, rispondendo bene a tutti i trattamenti. Lo seguiamo costantemente in tutto quello che gli serve e lui è molto contento di questo".
Ma c'è anche chi, come Martin Caceres, si è presentato a Southampton portandosi dietro una valigia con 14 titoli vinti tra Barcellona, Juventus e Uruguay. L'esperienza internazionale, quella no, non manca di certo. L'ex bianconero, classe 1987, viene da un brutto infortunio al tendine d'Achille accusato nel febbraio dello scorso anno che ha messo la parola fine sulla sua esperienza a Torino e che lo ha spinto ad allenarsi, in questi mesi, con la fame e la grinta di chi ha tutta la voglia del mondo di riprendersi il tempo perduto. E pensare che Caceres era a tanto così dal vestire la maglia del Milan. Sliding doors. Porte girevoli che lo hanno portato lì, a Southampton. Professionalità, concentrazione, e un ritorno in campo sempre più vicino: "Anche lui si è adattato benissimo – racconta Fenu – anche perché alcuni suoi compagni parlano spagnolo e per questo hanno favorito il suo inserimento. Si allena praticamente sempre con la squadra, quindi penso che sia quasi arrivato al traguardo. Ora, deve solo trovare il 'Premier League pace', come lo chiamiamo qui, il ritmo da Premier. Poi sarà fatta, anche se anche lui dovrà lottare per conquistarsi un posto in squadra".
La fortuna di poter parlare con uno come Gianni è di riuscire, in un attimo, a entrare nello spogliatoio del Southampton. Proprio lì, poco prima della partita. Respirare la tensione, l'adrenalina, quegli istanti unici. Luogo sacro, luogo di riti, superstizioni e di curiosità. Un luogo, magico, il più delle volte raccontato. Le chiavi di quel posto segreto ce le dà proprio Fenu: "Si incontrano diverse religioni, ogni giocatore ha i suoi riti. C'è qualcuno che prega, chi mi chiama perché vuole un massaggio prima della partita sempre alla stessa ora: vietato sgarrare di un solo minuto. Potrei raccontarne davvero tante. Nomi non posso farne, ma per esempio c'è chi indossa sempre gli stessi indumenti intimi prima di ogni match. Ci sono scaramanzie di ogni genere, come gli stessi calzini per le partite in trasferta. Per qualcuno possono essere gesti insignificanti e anche stupidi, ma sono davvero comunissimi".
Da Cagliari a Southampton, passando per la Germania e Huddersfield. Gianni Fenu, sardo doc e giramondo: le mani e l'entusiasmo di chi ha realizzato il suo sogno. Che profuma ancora tanto di Italia.