Fabio Gallo: 'architetto', allenatore, globetrotter. “Dalla Premier al...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 08/02/2019 -

Fabio Gallo: 'architetto', allenatore, globetrotter. “Dalla Premier alla D, voglio imparare da tutti”

profile picture
profile picture
L'anno scorso allenava lo Spezia di Gilardino, oggi Fabio Gallo prende appunti e aspetta una chiamata. "Non bisogna mai smettere di aggiornarsi": il centrocampista dell'Atalanta anni '90 si racconta
L'anno scorso allenava lo Spezia di Gilardino, oggi Fabio Gallo prende appunti e aspetta una chiamata. "Non bisogna mai smettere di aggiornarsi": il centrocampista dell'Atalanta anni '90 si racconta

Studiare il presente per costruire il futuro: potrebbe essere lo slogan di un architetto, e in un certo senso Fabio Gallo lo è. Ma non solo. “Mi sto guardando in giro. Allenamenti e partite di tutte le categorie: Ho spaziato dalla Premier League alla Serie D. Senza paura di imparare da tutti”. Dopo l’esperienza allo Spezia, Gallo oggi è un allenatore ‘on the road’, in cerca dell’occasione giusta.

“Bisogna sfruttare le situazioni negative per farsi trovare pronti”, continua l’ex centrocampista, 48 anni, in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “Quindi cerco di prendere spunti da tutte le realtà con cui entro in contatto: l’allenatore che non copia, la prima bugia la dice a sé stesso”. Saggezza spicciola: imparare dai più grandi, ma non solo. “Mi è piaciuto molto vedere Simone Inzaghi a Roma, la gestione che fa della Lazio, la sua idea di allenamento. Così come un allenatore di Serie D vicino a Bergamo: tutti si informano e si aggiornano nel modo di lavorare, le proposte di calcio sono simili. Dipende da come le trasmetti, è così che le rendi tue. Ovviamente cercando di disturbare il meno possibile, nel rispetto del lavoro altrui”.




L’anno scorso era lo stesso Gallo a fare da esempio. “Certo, a La Spezia ho avuto parecchi colleghi che sono venuti a vedere i miei allenamenti: le porte erano sempre aperte, poi mi fermavo a parlare con loro. Ogni occasione è buona per imparare e suggerire qualcosa”. Al termine del campionato, Gallo non è stato confermato sulla panchina dei liguri. Ma resta l’unico debuttante della categoria, con Inzaghi e Calabro, a non aver subito l'esonero a stagione in corso. “Chi sperava nei playoff non conosceva la squadra, che è stata costruita con un taglio del budget del 50% rispetto all’anno prima e a oggi. L’obiettivo era la salvezza. A volte sono stato anche beccato, quando dicevo che la soglia era ai 50 punti. Ma la realtà dei fatti è stata quella”.

13 vittorie, 14 pareggi e 15 sconfitte: decimo posto finale e un'avventura nell’avventura. “La Spezia mi ha lasciato una grande esperienza, arricchita da un campione in tutti i sensi come Gilardino. Giocatore straordinario. Purtroppo ho avuto la ‘fortuna’ di allenarlo all’ultimo anno di carriera e quindi ho potuto utilizzarlo solo a singhiozzo, infortuni permettendo”. 16 presenze e 6 gol per l’ultimo Gila. Com’è stato allenarlo? Semplice, molto semplice: quando hai a che fare con i campioni viene tutto naturale. È più una gestione del talento che un allenamento vero e proprio. Ma oltre a lui siamo riusciti davvero a creare un gruppo unito”.

E per Gallo è stato un altro ritorno di fiamma: allo Spezia da allenatore dopo l’esperienza da giocatore, così com’era successo con Como e Atalanta. “Coincidenze eh! Ma si tratta certamente di un valore aggiunto, perché ti dà la possibilità di avere credito per quello che sei stato da calciatore. In quanto uomo, più che sul campo: questo conta più di ogni risultato sportivo che poi dovrà arrivare. Forse solo a Bergamo, quando l’allora ds Osti mi chiamò per allenare gli Allievi nel 2009, avevano puntato sulla mia profonda conoscenza dell’ambiente”.




Nel 2011, alla guida della Primavera nerazzurra, Gallo subentra a Valter Bonacina: insieme a Marco Sgrò, le colonne della mediana atalantina della seconda metà degli anni ’90. “Sì, 180 presenze fino al 2001. Anche se a farmi entrare nella storia dell’Atalanta è stato un gol. Coppa Italia 1995-1996, la squadra di Mondonico trova la Juventus agli ottavi: la gran botta dal limite del centrocampista, allo scadere dei supplementari, deciderà la sfida e lancerà l’Atalanta fino alla finale. Una musica che oggi torna familiare. “Il lavoro di Gasperini è sotto gli occhi di tutti: di questi tempi è una soddisfazione continua vivere il calcio a Bergamo. Una piazza davvero gratificante, con cui ho instaurato un legame splendido e duraturo. Se seguo ancora l’Atalanta da vicino? Quando riesco vado allo stadio, sì. Ma da tifoso attento più che da allenatore”.

L’obiettivo però resta quello, magari non solo in Italia. “Aspetto un programma solido, che mi permetta di fare calcio. Nel frattempo io devo essere aggiornato e preparato in ogni contesto: allenare all’estero darebbe la possibilità di formarsi ancora meglio”. Anche se tra giovani e complicate situazioni societarie, a Gallo l’esperienza non manca. A Como in Lega Pro sono partito per il ritiro e una settimana dopo la società è fallita. Ma siamo riusciti a raggiungere i playoff rimanendo tutti uniti, l’atmosfera in allenamento era comunque piacevole”. Provare per credere. “Una volta, durante un esercizio per la difesa, io giocavo con gli attaccanti per allenare i miei centrali. E dopo un tunnel e un pallonetto dissi loro -Tranquilli ho smesso, sul campo non mi incontrate più!-. Grandi risate”. Sempre in forma, l’architetto Gallo. Anche quando il progetto passa dal calcio giocato alla panchina.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!