Quando pensiamo a Rooney ci viene in mente quel sedicenne che con presunzione e talento si presentò alla Premier League con un gol assurdo. Lo fece all'Arsenal degli Invincibili, quel gol, "Remember the name" dissero di lui. E ci videro giusto. Quindici anni per farne altri 199. Quindici anni per vederlo essere (ancora) secondo dietro a Shearer (260) nella classifica all time dei cannonieri in Premier League. Sempre dietro all'ex bomber, tra le altre, del Newcastle, ma da stasera le centinaia sono uguali: il 2 davanti è un marchio. "Just me and you, Alan", forse avrà pensato così Wayne. Di sicuro c'è il pensiero dello stesso Shearer: "Ero solo nel club dei 200 in Premier League. Benvenuto e congratulazioni, Wayne Rooney".
It's been lonely in this @premierleague 200 club. Welcome and congratulations @WayneRooney
— Alan Shearer (@alanshearer) 21 agosto 2017
La somma di tutto è facile, la cifra tonda così perfetta, così piena, così eterna. Duecento volte Wazza. Pugile mancato, attaccante completo, calciatore e uomo vero. Anzi, Toffee vero. Tifoso, poi calciatore, poi...figliol prodigo. Tornato tredici anni dopo con il cuore e il talento in mano, "vecchio" in una squadra giovane, ambiziosa e tanto, tanto amata. In mezzo la storia, al Manchester United: miglior cannoniere dei Red Devils, primo posto per gol anche in Nazionale. In barba a chi non lo ha mai considerato un vero attaccante, in barba a chi non lo ha forse mai utilizzato dove meritava di stare. Al centro dell'attacco.
Duecento gol. L'ultimo, "storico" forse più del primo, segnato al Manchester City. Ma guarda un po', i rivali di sempre. Come il 50esimo, il 100esimo e il 150esimo. Vittima da cifra tonda. Dai gol con lo United a quelli con l'Everton, non è cambiato niente. Toffee andata e ritorno, 200 volte Wayne Rooney. E beati noi che l'abbiamo visto giocare, segnare, tagliare quota 200 in Premier League.