Se pensate che la più bella favola danese sia “La Sirenetta” di Hans Christian Andersen, beh, vi sbagliate. Sebbene al porto di Copenhagen sia questa la storia celebrata con un monumento, infatti, la più incredibile favola della storia della Danimarca è stata scritta nel 1992. Schmeichel, Brian Laudrup, Larsen: sono loro a guidare la squadra di Richard Møller Nielsen verso un successo che è rimasto unico nella storia del calcio.
12 Novembre 1991. A Odense, la Danimarca batte l’Irlanda del Nord per 2-1. È un successo inutile. Il girone 4 di qualificazione ad Euro 1992 viene vinto dalla Jugoslavia, zeppa di campioni in gran parte provenienti dalla Stella Rossa campione d’Europa. Per i fratelli Laudrup, per Peter Schmeichel e per tutti gli altri compagni, si preannuncia un’estate di vacanze. A maggio del 1992, però, scoppia definitivamente il caos nei Balcani. L’aria di guerra civile che si respirava da anni in Jugoslavia si trasforma in una tragica realtà. Il conflitto provoca l’embargo delle Nazioni Unite. La Uefa non può stare a guardare. La squadra di Savicevic e Mihajlovic è fuori dagli Europei. Squilla il telefono, è l’1 giugno 1992. Risponde Richard Møller Nielsen, l’allenatore della Danimarca. La Federazione danese ha ricevuto l’invito a sostituire la Jugoslavia, ma l’Europeo inizia nove giorni dopo. “Tu e i tuoi ragazzi ve la sentite?”, chiedono dall’altro capo del telefono. Il c.t. non ha dubbi. Chiama subito tutti i suoi calciatori. Le vacanze estive sono annullate. C’è un Europeo da giocare, in Svezia.
Alla chiamata rispondono “sì” quasi tutti. Già, perché c’è anche un gran rifiuto. La stella della nazionale è Michael Laudrup, campione d’Europa un mese prima con il Barcellona. È il leader tecnico della squadra. Ma ha litigato con Møller Nielsen nel 1990, ritenendolo troppo difensivista. E anche se i margini per ricomporre la frattura ci sarebbero, soprattutto in una situazione d’emergenza, Michael non se la sente di fare brutte figure. Dieci giorni sono troppo pochi per preparare un torneo così importante. La sua risposta è “no, grazie”. La famiglia sarà rappresentata dal fratello Brian, attaccante del Bayern Monaco pronto a trasferirsi alla Fiorentina. Il girone comprende Inghilterra, Svezia e Francia. E all’inizio, i fatti sembrano dare ragione agli scettici. 0-0 contro l’Inghilterra, sconfitta per 1-0 contro la Svezia. Contro la Francia ci si gioca tutto. Ai “Bleus” basta con ogni probabilità un pari. La Danimarca deve vincere.
Larsen, all’8, porta avanti gli scandinavi. Papin, dopo un’ora di gioco, sembra chiudere i conti. Ma chi non ha niente da perdere, a volte, trova risorse inaspettate. Elstrup riporta avanti la Danimarca al 78’. L’assalto francese non funziona. Clamoroso, la Danimarca è in semifinale. Tutti si aspettano che l’Olanda travolga la formazione di Møller Nielsen. A soffrire, invece, sono gli “Orange”. La Danimarca gioca meglio e va due volte in vantaggio grazie ai gol di Larsen. Bergkamp firma il gol dell’1-1. A pochi minuti dall’eliminazione, l’Olanda viene trascinata ai supplementari da Rijkaard. Si va ai rigori, dove a sbagliare è proprio chi non ti aspetti. La leggenda di Peter Schmeichel comincia infatti con un rigore parato a Marco Van Basten. Christofte non sbaglia. La favola continua.
Nonostante tutto, però, la finale sembra scontata. La Germania campione del Mondo è più forte, più esperta, ha più qualità. Nei 90’, d’altro canto, la Danimarca ha battuto solo la Francia. Invece, la favola danese ha il finale più lieto mai scritto. Jensen nel primo tempo, Vilfort nella ripresa: sono loro a firmare i gol che affondano la corazzata tedesca. La squadra che non doveva nemmeno partecipare al gran ballo diventa regina d’Europa. Sembra Cenerentola, ma è “solo” la Danimarca. E chissà che nel DNA degli Schmeichel non ci sia qualcosa di particolare. La magia di papà Peter è passata al figlio Kasper, che con il Leicester ha scritto un’altra favola incredibile. Che si chiude con le parole di Møller Nielsen: “Dovevo cambiare la cucina, ma mi hanno chiamato per gli Europei. Ho chiamato un arredatore professionista per finirla”. Ne è valsa la pena, per scrivere la favola più bella della storia degli Europei.