Let's go, si parte. Un mese di emozioni, un mese di Europei (10 giugno - 10 luglio) Aneddoti, storie e curiosità. Girone per girone, squadra per squadra. E i protagonisti sono davvero tanti. Oltre ai soliti noti, poi, si aspettano le outsider: forse le più interessanti da scoprire. Chissà. Intanto è tutto pronto, si conclude col Girone F (Austria, Portogallo, Ungheria, Islanda): ecco le 5 cose più curiose da sapere. E tu, le conoscevi?
1. ANCORA TU?
Per l’Islanda sarà la prima apparizione a una fase finale di un campionato europeo, ma il suo capitano sa bene cosa vuol dire giocare in manifestazioni di rilievo. Ejdur Gudjohnsen è un vichingo ancora indomabile, che debuttò in nazionale nel 1996 entrando addirittura al posto di...suo padre! Da lì, è diventato un eroe nazionale, portando il nome della sua piccola isola in giro per il mondo: Bolton, Chelsea, Barcellona. Premier League e Liga, poi la Champions League. Sarà il suo primo e (probabilmente) ultimo europeo, e vorrà lasciare il suo nome inciso a fuoco sulla terra francese.
2. AMICI MAI
Dal 1867 al 1919 insieme, nel potentissimo impero austro-ungarico. Poi la separazione, dolorosa e inevitabile, che ha portato nel calcio i rancori di due nazioni mai amiche tra loro. In principio fu l’Austria, con il ‘Wunderteam’ di Hugo Meisl che impazzava per l’Europa degli anni ’30. Il suo ibrido tattico univa Metodo e Sistema, gli schieramenti privilegiati dell’epoca, permettendo a Mathias Sindelar, il direttore d’orchestra della squadra, di spaziare liberamente sul terreno di gioco. La risposta ungherese arriva con l’Aranycsapat, la squadra d’oro che vince le olimpiadi nel ’52, perde la finale mondiale nel ’54 e si arrende ai cannoni della rivoluzione ungherese. Undici campioni guidati da Gustav Sebes, primo a scoprire i vantaggi di un ‘falso nueve’ nel reparto offensivo. Due espressioni massime del calcio che fu, magnifiche perdenti che oggi si ritrovano di fronte in un duello del tutto rinnovato.
3. SORPRESA
Sbruffone, problematico, rissoso. Sono solo alcuni degli epiteti affiancati al nome di Marko Arnautovic, storico talento inespresso del calcio europeo che ora può prendersi la sua vendetta. Il passato travagliato nell’Inter, l’insolito infortunio mentre giocava con il cane ai tempi del Werder Brema, le bravate nei night club delle città in cui ha giocato. Raramente ha fatto parlar bene di lui, il giovane austriaco. Quest’anno però, sembra aver trovato la sua dimensione ideale con lo Stoke City, dove è andato a segno ben 12 volte ed è riuscito, una volta tanto, a far scrivere il suo nome solo per quanto di buono fatto in campo. L’Austria rivelazione, Arnautovic può essere il suo uomo in più.
4. CHIAMATEMI RECORD
L’europeo da una parte, la Copa America dall’altra. Cristiano Ronaldo vivrà una sfida nella sfida, quella con il suo eterno rivale Messi, per la conquista del Pallone d’Oro. Lui ha vinto la Champions League con tanti gol e il tiro di rigore decisivo; l’altro ha la Liga in bacheca. Una grande prestazione sposterà gli equilibri dall’una o dall’altra parte, quali che siano i vincitori delle manifestazioni. Parallelamente, Ronaldo rincorrerà due record nella kermesse francese: il primo riguarda le presenze in nazionale, con CR7 a due sole partite da Luis Figo; il secondo invece se lo contenderà con Ibrahimovic, come primo calciatore a segnare in quattro edizioni diverse dell’europeo. Infine, Ronaldò darà la caccia anche a Michel Platini, che detiene il record di gol segnati complessivamente nelle fasi finali del torneo, ben 9. Insieme al portoghese, ancora una volta, Zlatan Ibrahimovic.
5. TOTEM MAGIARO
Esistono storie di calcio che si fermano nel tempo, immobili, guardando le generazioni scorrergli davanti e rimanendo impassibili dinanzi qualsiasi cambiamento. Gabor Kiraly non indossa i suoi pantaloni grigi per esibizionismo, non ne ha bisogno. Ha difeso la porta della sua Ungheria per vent’anni, senza mai cambiare abbigliamento. Iniziò per scaramanzia, dopo un lavaggio andato male che trasformò i suoi pantaloni da neri in grigi, per poi far diventare quella sorta di pigiama un amuleto, il suo segno di riconoscimento. A 40 anni, Kiraly sarà in Francia con i suoi pantaloni, a tenere alta la bandiera ungherese.
di Andrea Zezza