10 giugno, manca sempre meno. Parafrasando una celebre serie tv: "Euro 2016 is coming". E in questa marcia d'avvicinamento abbiamo deciso di portarvi dentro ogni singolo girone alla ricerca di storie, aneddoti e curiosità riguardanti i protagonisti. Al di là dei soliti noti e delle grandi favorite: dietro ogni squadra, dietro ogni calciatore c'è una storia. Girone C: Germania, Polonia, Ucraina, Nord Irlanda. Ecco le 5 cose più curiose da sapere. E tu, le conoscevi?
1. AUF WIEDERSEHEN
Per la prima volta (rispettivamente dal 2002 e dal 2004), la Germania giocherà un torneo senza Miroslav Klose e Philipp Lahm, che hanno detto addio dopo il trionfo in Brasile. 113 presenze e 5 gol per il capitano del Bayern Monaco e una Coppa del Mondo alzata al cielo da protagonista. Faccia da eterno bambino, ha salutato le Aquile con una lettera, dopo averlo comunicato al CT Loew durante una... colazione. Che dire di Miro invece? Il bomber più prolifico della nazionale tedesca (71 gol) , il recordman di reti ai Mondiali (16), 137 presenze: mancherà quella costante, quell'andare a controllare i tabellini a fine giornata: 'anche oggi ha segnato Klose?'
2. AMICI (QUASI) MAI
L'alfa e l'omega del Bayern Monaco: prima nemici cittadini, quando Neuer difendeva i pali dello Schalke e Robert incantava il muro giallo, poi rivali per la Bundesliga quando da Gelsenkirchen il ragazzone si è spostato all'Allianz. Infine amici, sì, perché il primo fa miracoli in porta, l'altro davanti alla porta, segnando caterve di gol. E la squadra è la stessa, quel Bayern che sembra il mare dove tutti i fenomeni del campionato tedesco finiscono inevitabilmente per sfociare. E adesso? Di nuovo nemici, perché uno è il simbolo di un intero paese, capitano e uomo immagine della Polonia, l'altro è uno dei leader dei Campioni del Mondo. Di nuovo contro, dopo esserlo già stati nelle qualificazioni, quando proprio una papera di Neuer aprì le porte alla prima storica vittoria polacca sui tedeschi: 2-0. Corsi e ricorsi storici, la mente torna a tristi precedenti bellici, questo però è solo calcio. Come finirà stavolta, tra questi due amici/nemici, o ancora meglio, compagni/avversari?
3. BEST, LE DIVISIONI, UN SOGNO
L’Irlanda del Nord non è solo un paese, la Nazionale nord-irlandese non è solo una squadra di calcio. Già, perché separare sport e politica è un’impresa abbastanza difficile da quelle parti. Questa è infatti l’unica rappresentativa dell' Irlanda del Nord nel panorama delle selezioni sportive irlandesi: tutte le altre squadre (rugby, per dire la più importante) infatti sono “all Ireland”, rappresentano cioè anche l’Eire. Va da sé che i suoi sostenitori siano i cosiddetti unionisti (favorevoli al legame con la Gran Bretagna e protestanti), mentre i nazionalisti indipendentisti (cattolici) tifano Eire. Eclatante il caso di Neil Lennon, nord-irlandese la cui colpa era quella di giocare nel Celtic Glasgow (squadra tifata dai nazionalisti), fischiato e minacciato di morte. Provando a mettere la storia da parte, l’auspicio è che adesso l’Ulster Banner (bandiera adottata dall’Irlanda del Nord ma non più ufficiale, ormai legata ai gruppi unionisti) diventi il simbolo di un miracolo sportivo: dopo quello del 1958 (quarti di finali ai Mondiali), c’è da scrivere la prima pagina in un Europeo. Nemmeno George Best ci è riuscito. Dopo un gruppo di qualificazione vinto, ora tocca a loro: O’Neill, Lafferty, Davis. Sognare un’Irlanda out-sider in Francia è forse meno complicato che immaginarne una non contraddistinta da eterne divisioni in patria.
4. IL NUOVO LEWANDOWSKI?
Arkadiusz Milik ha 22 anni, gioca nell’Ajax ed è probabilmente il miglior prospetto polacco, tanto da essere frequentemente accostato a molte squadre europee: ha già segnato più gol alla sua età di quanti non ne avessero segnati a 22 anni Higuain, Suarez, Ibrahimovic. Non proprio tre presi a caso. E’ reduce da 32 gol in 2 stagioni: il futuro è tutto suo, il passato non è stato troppo generoso con lui. Dopo aver perso il padre a soli 6 anni, ha vissuto un momento negativo: la povertà, il fumo, le rapine nei supermercati. Poi è stato “salvato” da Slawomir "Moki" Mogilan, l’allenatore delle giovanili del Katowice, che lo ha riportato sulla retta via: dopo aver deciso di non trasferirsi in Inghilterra a soli 17 anni per non spostarsi da Katowice, la sua carriera è iniziata al Gomik Zabrze, proseguita al Bayern Leverkusen. Poi i prestiti all’Augusta e, la svolta, all’Ajax. Il resto è storia recente, ancora incompleta, ma potenzialmente bellissima.
5. "MA L'UCRAINA E' LONTANA"
27 giugno 2012, alla Donbas Arena di Donetsk si gioca la semifinale di Euro 2012 Spagna-Portogallo. Vincerà la Spagna ai rigori, prima del trionfo contro l’Italia a Kiev. Oggi la Donbas Arena è in disuso dopo essere stata bombardata e danneggiata nel 2014 dalle forze separatiste filorusse, lo Shakhtar gioca lontano, a Leopoli e nonostante abbia lasciato lo scettro in patria alla Dinamo Kiev, quest’anno ha sfiorato la finale di Europa League (indovinate? C’è lo zampino del Siviglia) e continua a dare giocatori alla nazionale ucraina. Anzi, ne è una delle due anime, insieme a quella appunto della Dinamo. Pyatov, Shevchuk, Kucher, Kovalenko, Malyshev, Seleznyov e altri. Giocano da 2 anni lontano da casa, sarà così anche in Francia: il motivo non è uguale, la volontà di continuare a stupire sì.