Trionfi, sorrisi, gol e grandi giocate. Samuel Eto'o è questo e altro. Potenza, fiuto del gol e accelerazioni. Certo, un po' diverse oggi rispetto agli anni di Barcellona e Inter, ma sempre e comunque decisive. Una carriera costellata di vittorie e reti pesantissime, che gli hanno permesso di rimanere nel cuore dei tifosi dei club per i quali ha giocato.
Ospite del late show di Sky "E poi c'è Cattelan", l'attaccante camerunese ha parlato di tanti temi, raccontando anche i minuti che hanno preceduto la finale di Champions League del 2010 tra Inter e Bayern Monaco, quando Mourinho chiese a lui di fare alla squadra il discorso pre-partita. "E' tutto vero, e lo ringrazio perchè ha fatto qualcosa che pochi allenatori avrebbero fatto. Ha preso la parola prima lui e poi ha detto 'Samuel adesso ci dirà come faremo a vincere'. In una finale di solito non vince chi va per giocare una partita, ma chi va per vincere. Non importa come giochi, l'importante è portarsi il trofeo a casa. Ognuno di noi aveva tanti pensieri, ci son passati davanti tutti i sacrifici che avevamo fatto per arrivare fin lì. Erano 40 anni che non vincevamo la Coppa e il nostro pubblico lo desiderava. C'era molta emozione e mi ricordo di aver detto ai ragazzi di aver giocato molte finali ma sentivo che quella era la più speciale perchè sentivo di dover fare qualcosa per un popolo, per un pubblico che se lo meritava e aspettava quella vittoria da tanti anni. Allora ho detto 'O moriamo lì dentro e usciamo insieme alla coppa, o moriamo perchè non torniamo più a Milano. Grazie a Dio è andato tutto bene e abbiamo vinto".
Sul suo arrivo in Italia, Eto'o svela che il merito è tutto di Marco Materazzi: "Mi mandò un messaggio quando mi trovavo in Camerun, ma ancora non lo conoscevo. Così chiesi ad Albertini chi fosse e mi confermò la sua identità. Se sono arrivato in Italia lo devo a Materazzi. In Europa invece sono arrivato grazie a Pirri, un talent scout del Real che mi vide giocare con la Costa d'Avorio e mi disse se avessi voluto fare un provino con il Real. Dissi sì e, dopo l'allenamento con Capello, lui mi disse: 'Tu resti qui'".
Sul periodo a Barcellona, poi, Eto'o svela un retroscena relativo alla finale di Roma: "Dopo il riscaldamento, quando tornammo nello spogliatoio, Guardiola spense le luci, e ci fece vedere il film il Gladiatore. Ci sorprese tanto e ci caricò molto. Grazie a Dio poi vincemmo quella partita".