Domanda retorica comune: “Ma come la vivrà? Chissà…”. La sensazione è quella: in tanti, per un giorno, proveranno ad essere lui. A vestire i panni di chi lotta per lo scudetto, attualmente, passando per una sfida fondamentale in quello che diventerà, l’anno prossimo, il suo nuovo stadio, contro la sua futura squadra. Casa non qualsiasi, San Siro, e non per nulla: anche a livello personale, il Milan-Napoli di domenica sarà quantomai speciale per Pepe Reina. Promesso sposo rossonero in una giornata che d’amore manzoniano, per la futura coppia iberico-rossonera, potrà tuttavia avere ben poco o nulla.
Freddezza totale. Conoscere il proprio domani senza sapere cosa il presente, in una lotta scudetto destinata ormai a ripetersi di anno in anno con gli stessi protagonisti, possa riservare: quel tricolore che manca da circa 30 anni dalle parti del Vesuvio ancora possibile, a 4 punti di distanza dalla Juventus, le cui ultime chances di raggiungimento passano anche per Milano. Città che Pepe ha già conosciuto segretamente in parte, lo scorso 12 marzo, all’indomani del pareggio contro l’Inter: voci su possibili visite mediche per il Milan confermate, per un arrivo a giugno a costo zero, e tour urbano per scegliere casa e scuola per i propri figli. Stavolta, a differenza dell’ultima, non potrà però esserci nessuno spazio extra calcio: 90’ con una porta azzurra alle spalle da difendere, cercando di dare un dispiacere ai suoi prossimi compagni, e immediata ripartenza verso quella che sarà materialmente ancora casa per un paio di mesi, prima di svuotare il proprio armadietto a Castel Volturno.
Viaggiare nel cuore e nella testa di un portiere per i prossimi 90’ in campionato. Come riuscirci? Sulla carta, immedesimandoci in Pepe, semplice non è e non sarà. Ma se c’è un aspetto che giocherà a favore di Reina, cui il concetto di esperienza è ormai decisamente proprio, è proprio il mix tra maturità e professionalità. Totale. Vincolarsi ad una squadra pur essendo legato, visceralmente, al proprio club attuale, rientrando a Napoli e scendendo in campo come nulla fosse: orecchie ed occhi tappati di fronte a qualche critica piovuta sui social, testa alta e l’unico obiettivo di concludere al meglio la propria avventura a Napoli nella mente. Lui sa, come si fa: nonostante una situazione non particolarmente comune, di fronte ad un addio maturato anche per alcune incomprensioni con i piani alti azzurri, prevale sempre l’uomo prima del calciatore. La razionalità prima dell’impulso. Senza lasciarsi condizionare dall’impatto di quasi 60mila persone che avranno, chi più chi meno, lo sguardo puntato su di lui.
Da Pepe a Gigio: sarà strano, sì, salutarsi e guardarsi da una porta all’altra. Chi futuro milanista, da un lato, chi campano d’origine e a serio rischio addio alla squadra da sempre amata dall’altro, dopo averne difeso i pali sin dall’età record di 16 anni e 9 mesi: fissarsi su quale ruolo reciteranno nella prossima stagione, tra le ipotesi titolare/vice o semplicemente altrove, è tuttavia ancora presto. Perchè a chiamare è ancora il campo, soprattutto lato Reina, nonostante la 100° presenza in A in arrivo per Donnarumma: percorrere il corridoio della sua futura casa e aprire la porta ai fischi incassati sin dal riscaldamento, come semplice prassi servita ad ogni avversario, da un pubblico già conosciuto da avversario anche su palcoscenici importanti, come la finale di Champions League ad Atene, destinati tra qualche mese a trasformarsi in applausi. Poi, sarà battaglia: rivelarsi insensibili di fronte alla realtà, sul giardino di quella che sarà dimora per i prossimi due anni, per sognare in grande. Abbracciando San Siro tra qualche mese, da protagonista e con un’altra maglia, giocandosi parte delle chances scudetto contro il suo futuro: storia di una strana domenica in cui tanti sugli spalti, tra immaginazione e curiosità, proveranno ad essere lui.