Voce del verbo impostare, esegue lui: Lorenzo Callegari. Piede magnetico e charme francese. In due parole, enfant prodige. Per credere, domandate agli scout del Paris Saint Germain. ‘Oui, il est bon’, nessun dubbio per gli sceicchi. Ci sa fare il ragazzo. Già, cuore italiano: papà Giuseppe piacentino, mamma pugliese. Bene, e Lollo? Sangue blu, anzi: Bleu. Nato in Francia, cresciuto a Clamart: periferia di Parigi. E mi raccomando: mettete l’accento sulla i finale. Uno precoce, Lorenzo. A 12 il PSG lo chiama e 5 anni dopo gli regala il primo contratto da professionista. Questione di … genetica. ‘Quando la tocca, la trasforma in oro’. E allora via con l’esordio. 30 novembre 2016, il grande giorno: Lucas esce, entra ‘le petit’. 18 anni. Istinto e passione al Parc des Princes. Debutto. E scommessa, quella di Enrico Preziosi. Sì, Genoa e Callegari: ‘est l’amour’. Affare fatto? No, salta. Panico. Papà Giuseppe va su tutte le furie. ‘Chiedo chiarezza. Il PSG prima propone Lorenzo, ci assicura di trovargli un posto dove giocare. Poi, si rifiuta di farlo crescere in Serie A’. Parole e rammarico di un gran lavoratore. Famiglia, figli e … ristorante. Perché il Sign. Callegari non si ferma mai. Alle 6 del mattino esce di casa, lavoro. Proprietario di due ‘restaurant’ a Issy-Les-Moulineaux, alle porte di Parigi. Figlio di un immigrato piacentino, papà di un futuro campione. E a proposito, il futuro. Come sarà quello di Lorenzo? “Il PSG conta su di lui. Le ragione per la rabbia del papà ci sono. Ma la soluzione giusta ora è Parigi. Il rifiuto al Genoa ha solo una motivazione: in Francia credono nel ragazzo. E per questo hanno cambiato idea all’ultimo”. Così - in esclusiva per gianlucadimarzio.com – Alessandro Canovi, agente del giovane centrocampista. E procuratore, tra gli altri, anche di Thiago Motta.
Intanto arriva il 2017. Anno nuovo, primo vero mercato per Lorenzo. Ah, precisazione: non è stato Callegari a chiedere di andare via. E allora? “È stato il PSG. La prima squadra è piena di campioni affermati, è dura ritagliarsi spazio. Poi il dietro front”. Perché oltre all’esordio con Emery, Lorenzo illumina nel CFA - campionato professionistico delle giovani riserve di Ligue 1 e seconda divisione - e la Youth Legaue. “Ah, l’ho visto proprio lì. Contro la Roma, quarti di finale della ‘baby Champions’. Che giocatore”. Del tipo? “Volete un paragone? Gigi Di Biagio. Ma va bene anche Pizarro”. Perché Lorenzo è un regista puro. Centralissimo. Ripulisce il gioco, poi lo imposta. Costruisce. E lo fa a testa alta, sempre. Aiuta la squadra e la porta in fondo. Anche in finale di Youth League l’anno scorso, sconfitto dal Real Madrid. Poi la nazionale, sì: Francia. Campione d’Europa con gli under 17 Bleu. Curriculum, ne abbiamo? Eccome.
Callegari nasce a Clamart, 47 minuti da Parigi. Terra fertile, quella. Lì basta chiudere gli occhi e trovi una promessa del calcio”. Già, 1998: generazione di fenomeni. “Una nidiata fantastica – ci spiega Canovi”. Piccoli talenti crescono. E galeotto fu uno stage alla Psg Accademy. Tutti folgorati. Preso. Fino all’esordio in Ligue One contro l’Angers. 3 minuti in campo, ‘poi a casa perché il mangiare lo aspettava’. Deliziato dalla buona cucina di papà Giuseppe. Difetti? ‘Col pallone di danni ne faceva solo in salotto. Dovevi sequestraglielo. Ma tanto lui appallottolava i calzini e se ne rifaceva un altro’. Passione. Idoli? ‘Vabbè, logico: Verratti’. Parola di Lorenzo, che lo studia da vicino in allenamento. Anche se Marco è un giocatore più offensivo. ‘Poi Pirlo, Xavi e Iniesta’. Insomma, idee chiare. Senza dimenticare Motta. Perché i due sono protetti dallo stesso agente. “Thiago è alto 1,87 m, Lorenzo 1,74. Il primo è sinistro, l’altro è destro”. Differenze. E per i paragoni ci sarà tempo. Ma di perfetto Callegari ha soprattutto il lato umano. Un ragazzo quasi noioso, in senso buon eh. In una parola? Normale. Legato all’Italia, a Bettola: dove tutti gli anni d’estate torna in vacanza. Qui si tiene in forma e abbraccia amici e parenti. Con lo charme francese e la tipica erre moscia. E di cose da raccontare Lorenzo ne ha già un sacco. Come la torunée negli Stati Uniti di inizio stagione. Emozioni. Assieme ai big, contro Inter e Real Madrid. E ora il presente, ancora a Parigi. “Fra poco si allenerà con la prima squadra”. Sbollendo la rabbia di papà. E ringraziando anche il Genoa. Perché il film del pallone non vede l’ora di avere il suo prossimo regista. Un po’ francese, un po’ italiano.
