Mancini, Simone Inzaghi, Simeone, Nesta, Mihajlovic... La lista potrebbe continuare. Tutti ex compagni di squadra e campioni d'Italia in quella Lazio che dominava il campionato 1999-2000, guidata da Sven-Goran Eriksson. L'allenatore svedese è stato intervistato da La Gazzetta dello sport. Ha scelto di vivere in Cina, ma la capitale gli è rimasta nel cuore. "A Shanghai vivo benissimo" - dichiara Eriksson - "ma Roma resta la città più bella del mondo e un pezzo del mio cuore è rimasto lì. Manco da almeno quattro anni, ma ho un fisioterapista italiano e con lui naturalmente si parla del vostro calcio. Simone Inzaghi e Roberto Mancini allenatori? Incredibile. O meglio no, me lo aspettavo
Quella Lazio che ho guidato fino al 2000 è la squadra più forte che ho mai allenato. Quanta personalità, quanta qualità tecnica. Cerco affettivamente di seguire tutti quei ragazzi. Per me era bellissimo guidarli, ma anche dura lasciarne qualcuno fuori. Penso soprattutto a Simeone che era bravissimo tatticamente come centrocampista, ma avevo gente ancora più forte".
Eriksson descrive il Mancini calciatore: "Dovevo foderarmi le orecchie per non sentirlo. Ma lui è un Genio del calcio e siamo grandi amici. Fin quando se la prendeva con me andava bene, solo che spesso era arrabbiato con gli arbitri. Ricordo quando si arrabbiò con Inzaghi per il cucchiaio mal riuscito Simone la fece grossa, e fece arrabbiare anche me perché il rigorista era Crespo. Ma Mancio era quello che aveva insistito per prendere dal Piacenza Simone e col suo arrivo si vinse lo scudetto. Un centravanti molto potente fisicamente, faceva gol e infatti fu il nostro capocannoniere stagionale, anche se avevamo già Salas. Un grande lavoratore. Fra Pippo e lui in quella famiglia si vive di calcio. È molto preparato e spero riporti in alto la Lazio, che mi è rimasta nel cuore".
Lo stile Simeone, invece, si è fatto largo a Madrid: "E io tifo per l’Atletico Madrid di Simeone. Mi affascina il suo calcio, ne abbiamo parlato anche l’estate scorsa quando ci siamo incrociati in Cina per un’amichevole. Mi ha detto che ha preso qualcosa anche da me e ne sono orgoglioso. Il calcio, al di là dei moduli, è fatto di tanti uno-contro-uno, se li vinci costruisci gioco e se hai la possibilità vai rapido verso la porta. Simeone era durissimo come giocatore e lo è ancor di più da tecnico. Le sue sedute sono come partite e poi in campo raccoglie i frutti del suo lavoro. Il pressing che attua la sua squadra è davvero impressionante. Un esempio da seguire per tutti".
Atletico contro Barca, quale dei due stili di gioco è il migliore? "A me piace molto vedere il Barcellona quando è in forma gestire il pallone. Bellezza pura. Ma non tutti possono schierare Messi e Suarez. E allora bisogna lavorare sull’organizzazione, sulla corsa, per questo dico che Simeone è un esempio per tanti club. Ho controllato le statistiche: nessuno nella Liga corre più dell’Atletico. Così come il Leicester in Premier va più forte di tutti". In chiusura di intervista si parla anche del Leicester: "Per niente. Lo conosco molto bene e lo stimo moltissimo come persona e tecnico. Ho seguito tutte le partite e tifo per lui. Quella del Leicester è una favola meravigliosa nella Premier e per tutto il calcio europeo. Voi spesso criticate il vostro calcio, ma questi successi nascono anche dall’Italia e dall’applicazione tattica estrema della Serie A".