Siamo all’università politecnica di Valéncia, più precisamente nel dipartimento dello sport. I Clinic - una conferenza nata dalla collaborazione tra la UPV e The Next Generation Sports - presenta personaggi che solitamente lavorano dietro le quinte ma possiedono tutte le carte in regola per essere dei protagonisti. Generalmente la gestione di una squadra pone l’attenzione su delle gerarchie che nel calcio sono sempre state necessarie. E se una gerarchia è qualcosa di estremamente duro da buttare giù, l’idea di questa stessa gerarchia lo è molto meno. Ne sanno qualcosa Pablo Ortells (Direcciòn Captaciòn Villareal Fc) e Sergio Navarro (Director Metodologìa Villareal Fc) che spiegano come nel rapporto umano tra le scale gerarchiche della società ci sia la chiave per entrare in una dimensione di successo. Una coreografia di consapevolezze - come la definisce Navarro - deve contribuire al raggiungimento di un obiettivo comune e di un apprendimento. Non è tanto la vittoria nella partita della domenica la cosa importante, ma la coesione di quelle idee che hanno portato alla vittoria stessa. E se una concordanza di posizioni avviene dopo l’integrazione all’interno di un ingranaggio necessariamente vincente, quest’ultimo deve essere ben oliato da un buon rapporto con i nuovi arrivati. Navarro, parlando di “formazione di un giocatore che si deve ben adattare all’ambiente” sottolinea un mondo ancora nuovo ma che può portare tanto al futuro del calcio spagnolo e non solo. Questo nuovo significato dato al risultato non solo porta a vedere l’allenamento con occhi diversi, ma dà alla vittoria un valore secondario se prima la condotta e i valori personali non sono ottimizzati. Maestri e banchi di scuola, altro che tattica. Dall’altra parte, l’inserimento di un nuovo giocatore in un gruppo non è sempre così semplice, ma questo loro lo sanno. Questa consapevolezza arriva direttamente da Ortells che spiega come la promozione della cantera si basi non solo sulla banale ricerca di talenti ma soprattutto sull’adattamento di un singolo ad un globale. E quali saranno le chiavi per questo? “Capacità di empatia e comunicazione, antés de todo!” la butta lì Navarro, interrompendolo. E se queste raccomandazioni te le dà un club abituato pure ad analizzare l’età giusta per iniziare a lavorare sulla mente di un futuro professionista, c’è solo da fidarsi. Questo calcio senza gerarchie, che per la cronaca non inneggia all’anarchia ma solo alla sintonia tra quattro allenatori posti allo stesso livello, rende bene l’idea di come i valori all’interno di uno spogliatoio influiscano decisamente sui risultati di una stagione. Non importa come, non importa dove e quando, l’importante è creare un meccanismo efficiente non soltanto nelle gambe ma soprattutto in testa. Da lì si può partire da qualsiasi cosa: una diagonale, un inserimento, un calcio piazzato. Hai un’idea e io ne ho una diversa. Tutto messo in discussione in nome dell’integrazione e della sincronia. Manco fosse un ballo. Perché niente – ma proprio niente – è indubbiamente certo. Filosofia? No, vittoria.
Di M.Mario