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Data: 24/10/2017 -

Entra e... segna: è la nuova regola di Kownacki, etichetta di nuovo Lewa sulle orme di Patrik Schick

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Entra e... segna! Eccola la nuova (vecchia) regola in casa Sampdoria: sette minuti nella notte di San Siro, al Ferraris per il primo gol in Serie A erano bastati appena trentotto secondi. Cambia lo stadio, non la sostanza: quando entra David Kownacki la butta dentro. Una storia già raccontata, sempre girata sul lungomare di Genova: nastro che si riavvolge di un anno, quando ad essere arma letale a gara in corso per Marco Giampaolo era lo 'sconosciuto' Patrik Schick, sempre a segno entrando dalla panchina.

L'altra storia, quella estiva (di mercato) tra Torino, Milano e capitale è cosa nota: maglia della Juventus sulle spalle per qualche settimana, lunghissima corsa a due tra Inter e Roma, fino al blitz monegasco di Monchi e Baldissoni, decisivo per vestire Schick di giallorosso. Tutto mentre a Bogliasco per sostituirlo sbarcava un altro gioiellino, pronto a crescere ed esplodere maglia del Baciccia indosso: quel ragazzino con la faccia da bambino e lo zaino sulle spalle atterrato a Milano lo scorso dieci luglio.

Classe '97, nazionalità polacca, arrivato dal Lech Poznan etichetta sulla schiena di nuovo Lewandowski, ed erede designato in blucerchiato di Patrik Schick: "Ma io sono Dawid Kownacki. Schick è fortissimo, Lewandowski è il centravanti più forte al mondo, è polacco come me, ma ripeto: io sono Kownacki e voglio che la gente mi conosca come Kownacki". Giovanissimo, ma personalità da vendere e idee chiare per la nuova stellina polacca di casa Samp: subito in rete in Coppa Italia con il Foggia, gol lampo per la prima gioia in A sabato sera nella manita contro il Crotone. Altro centro questa stasera, davanti ad oltre cinquantamila persone a colorare la notte del Meazza.

Nel mezzo, due doppiette con la Nazionale Under 21 della quale è capitano: la prima all'esordio della sua Polonia verso Euro 2019 contro la Georgia. La seconda nel tre a tre finale contro la Finlandia. Storie di gol, di prime volte. Storia che sa già di predestinato, con la faccia da bambino sulle orme di Schick, etichetta del nuovo Lewandoski addosso: "Che a 16 anni era dura da gestire, ma ora ho cambiato atteggiamento, sono cresciuto e ho imparato a ignorare quel che dice la gente. Ho ancora grandi sogni". A tinte blucerchiate. E tutto il tempo per realizzarli, visto che questo è solo l'inizio. L'inizio di una storia tutta a scrivere.



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