Leandro Paredes è pronto. La Roma l'ha solo assaggiata e dopo l'ottimo campionato nell'Empoli i giallorossi potrebbero dargli la nuova chance. Merito anche di Marco Giampaolo che stravede per il giovane centrocampista argentino: "Gli devo tantissimo. Mi piace" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello sport - "Mi parla, mi insegna tanto, mi fa vedere i video delle cose che sbaglio, ma anche quelle che faccio bene. E in questo ruolo mi trovo bene, ho sempre la palla tra i piedi e io sono nato con la palla. Pensate: a 4 anni mangiavo con la palla sotto il tavolo. Papà faceva il muratore, ma non ha mai fatto mancare nulla né a me né alle mie due sorelle. Ora non lavora più e io ho preso una casa per tutti loro. Che hanno sempre voluto il mio bene. Lui, qualche volta, mi portava a vedere il Boca Juniors. La fortuna è che da noi i biglietti non costano cari, come invece in Italia. E infatti gli stadi sono sempre pieni".
Legame speciale con gli "Xeneizes": "Proprio così. Un derby Boca-River è qualcosa di incredibile, difficile anche da descrivere. Ne ho giocati un po’. Anche con la maglia numero 10 che fu di Riquelme, ma ho sempre tenuto la 32 che fu la casacca che mi assegnarono proprio lì, al Boca. Claudio Borghi? Lui ci credette subito in me. Bianchi invece faceva giocare Riquelme, ma quasi mai me. Un po’ strano in effetti, in Argentina i giovani giocano subito e tanto: i club devono fare cassa e hanno bisogno di venderci all’estero. Roma? Sì, mi sento pronto. Mi piacerebbe tornare alla Roma, la A è più tecnica della Premier. Il calcio va di corsa, ma dalla tecnica non si può prescindere mai. Al Chievo fu una parentesi particolare, arrivai infortunato alla caviglia e mi integrai solo alla fine. Garcia mi ha dato fiducia, mi voleva tenere, ma penso che Empoli sia stata la scelta giusta. Allenamenti molto intensi, non ho avuto bisogno di fare sedute specifiche, come accadeva a Roma. Solo due volte a settimana mi esercito sui calci piazzati".
Idolo? "Ovviamente Riquelme. Per me lui era il calcio. L’ho vissuto, conosciuto, lo sento sempre, mi ha insegnato a distribuire il gioco e a proteggere la palla. Maradona l’ho visto solo in tv. Poi Zidane, che mi piaceva tanto e ora Pirlo che oggi calcia meglio di tutti. A Roma c’erano Pjanic e Totti, uno che calcia sempre forte. Francesco è un campione, un’emozione viverlo. Io guardavo però più Radja Nainggolan, il più forte centrocampista di questa Serie A. Ha tutto: forza, tecnica, energia, è completo. Olimpiadi? Dico la verità: lavoro ogni giorno per questo. Per giocarmi l’Olimpiade insieme con il mio amico Paulo Dybala. Il mago? È un’invenzione romana, a me alla fine basta Leo".