Una valutazione pesante quanto un macigno, una stanza per decidere il proprio futuro. La storia fra l'Empoli e La Gumina è iniziata più o meno così, con la Samp a fare da terzo incomodo. La Serie A sullo sfondo, la Toscana e la Liguria le possibili destinazione. Antonino ha scelto con la sua testa, chiudendosi in camera per 20 minuti. Lontano da papà Filippo e da mamma Silvana, che per lui sono tutto. Lontano anche da Vigorelli, il suo procuratore. Con lui, intanto, è in piedi una scommessa: la vincerebbe nel caso riuscisse a segnare dieci gol. Chissà che il pomeriggio del Castellani non sia solo l'inizio.
Traguardo minimo per chi in estate è costato 9 milioni. L'investimento più impegnativo di tutta la storia dell'Empoli. Più del doppio rispetto ai 4 milioni spesi per il riscatto di Saponara dal Milan. Obiettivo difficile per chi, però, si apprestava ad affrontare il suo primo campionato in A. Alle spalle i tre gol con la Ternana e i 13 con il Palermo, non esattamente un bomber come ai tempi delle giovanili in rosanero. 45 gol in 59 partite dal 2014 al 2016, un Torneo di Viareggio perso in finale con la Juventus. Titolo di capocannoniere in tasca, tante però le lacrime versate.
Probabilmente farà lo stesso nelle prossime ore. Pianto di gioia, sia chiaro. Perché La Gumina si è sbloccato e ha segnato la sua prima rete in Serie A. Lo ha fatto nella pazza vittoria in rimonta contro l'Atalanta, avviando il 3-2 finale. Dopo il gol del 2-0 di Hateboer, l' Empoli sembrava morto. Devastante aver preso gol sul contropiede nato dal rigore sparato sulla traversa da Caputo. Poi, però, ci ha pensato lui: palla tesa di Di Lorenzo dalla destra, scivolata così e così di Djimsiti e destro secco dal dischetto da parte dell'attaccante azzurro. Ci metterà del suo anche nell autogol di Masiello del 2-2, preludio alla testata di Silvestre a tempo scaduto: "La Lega ha dato autogol? Sono un po' arrabbiato - ha scherzato nel post gara - ma l'importante è essere andato sulla palla, altrimenti Masiello l' avrebbe allontanata".
U Picciriddu che torna ad essere Condor, dunque. Sotto la cura di Iachini, che però lo ha ammirato dalla tribuna a causa della squalifica rimediata contro l'Udinese. Lo avrà fatto con gli occhi emozionati di chi ci ha creduto per primo. 4 aprile 2015, Jajalo esce ed entra proprio Antonino. Che la data dell'esordio in A contro il Milan l'ha voluta anche tatuare. In quel Palermo si allenava con Vazquez e Dybala, condivideva la stanza con Belotti. Iachini lo faceva allenare soprattutto nel mirare gli angoli, proprio come ha fatto nel primo gol contro l'Atalanta. Gli ricorda il primo Icardi: "Perché è bravissimo ad attaccare gli spazi" È solito ripetere. Intanto la sua cura funziona. Due vittorie su altrettante gare giocate. Messi ko Udinese e Atalanta, con tanto di "arrivederci"'alla zona retrocessione, ora distante un punto. E poi ha fatto rinascere il suo Antonino. Come? Poche chiacchiere: "E' bastato uno sguardo per capirsi" Spiega.
Già, perché con Andreazzoli non stava andando benissimo, anzi. Un inizio sempre da titolare, cinque volte nelle prime sei giornate. Poi la sconfitta di Sassuolo e la panchina. Finendo con lo spezzone giocato contro l'Udinese, condito da qualche occasione sprecata di troppo. Il Castellani iniziava a perdere un po' la pazienza, qualche fischio si è sentito. Provvidenziale per tornare a sorridere la convocazione di Di Biagio in Under 21, nonostante le difficoltà. Oggi, al momento della sostituzione, lo hanno applaudito tutti. Iachini, in primis. Lui che con l'Atalanta in carriera aveva vinto solo una volta in dieci partite. Il bis lo ha concesso nel momento migliore. Grazie al suo Picciriddu. Che, adesso, spera di diventare grande fra i grandi.