Dal Chelsea... al Chelsea. Un flashback lungo 11 anni deve aver riportato Emile Smith-Rowe nel lontano 2009. L’occasione della vita, forse, un provino con il Chelsea per entrare nella sua Academy. Risultato? Scartato. Ancora troppo immaturo per mostrare le sue reali potenzialità. Ma il calcio ti regala sempre una seconda opportunità e dopo quel “No” dei Blues arriva il “Sì” dell’Arsenal.
Dieci anni nel settore giovanile dei Gunners, fino all’esordio dal primo minuto in Premier League. Contro il Chelsea. Scherzo del destino o forse semplice casualità. Ma chissà cosa avranno pensato quei dirigenti dei Blues quando hanno visto il numero 32 in maglia biancorossa guidare i suoi verso il 3-1 finale.
Classe abbinata ad una grande velocità di pensiero ed esecuzione, Emile ha sempre avuto una grande capacità di farsi trovare pronto, di essere al posto giusto nel momento giusto quando chiamato in causa.
Aveva già fatto sognare i tifosi dell’Arsenal nel 2018, quando, nelle ultime due partite del girone di Europa League e in EFL Cup contro il Blackpool, fu il primo millennials a segnare con la maglia dei Gunners.
È sempre stato gestito dai suoi allenatori, convinti di avere tra le mani un grande talento e consapevoli di doverlo trattare con “cura” per non bruciarlo. Uno su tutti Freddie Ljungberg, allenatore dell’under 23 dell’Arsenal, il quale ha fin da subito notato il talento sopra la media di Smith-Rowe ma soprattutto la sua capacità di imporsi anche tra i grandi e di non sentire la pressione. Non poco per un ragazzo appena ventenne.
Centrocampista completo, dotato di energia e resistenza oltre che di qualità da 10 puro. In allenamento ha sempre cercato di imparare e di rubare qualcosa a Jack Wilshere, che è rimasto stregato dal suo talento. “Un talento simile lo riconosci subito – dichiarò l’ex centrocampista di Arsenal e West Ham. Quando si è allenato con la prima squadra ha mostrato fin da subito grande personalità, come se non sentisse la pressione. Mi ha davvero impressionato!”
Dedizione e talento, binomio perfetto per far innamorare qualsiasi allenatore. Ormai l’Arsenal è casa sua, ne è un tifoso prima di tutto. E ad Highbury tutti impazziscono per “The local baby”. Un legame forte, che deriva dalla passione smodata per gli stessi colori.