Un'Assemblea Elettiva della FIGC è diventata un'inutile maratona durata oltre otto ore, che ha portato ad un nulla di fatto. Il calcio italiano non è riuscito a fare una scelta. Tre candidati sconfitti ed un “vincitore” che vincitore non è: Giovanni Malagò. “C'era un disegno dietro”, dice Ferrero all'uscita dell'Assemblea. Difficile ipotizzare un grande burattinaio, sicuramente però il suggerimento del presidente del CONI era sensato e fondato. “Rimandiamo tutto di 90 giorni, è l'unica cosa giusta da fare”. Chiamatela esperienza, ma la “previsione remota” del presidente del CONI, palesata sabato scorso, è diventata realtà alle 19 di oggi. “In quarta votazione le schede bianche potrebbero impedire la maggioranza assoluta”. Detto, fatto. Prima Tommasi, poi Sibilia hanno fatto saltare il banco, invitando le rispettive rappresentanze a votare scheda bianca e quindi ad annullare di fatto l'elezione del presidente della FIGC. Ci sarà commissariamento, con Malagò che prenderà le redini della Federcalcio.
Un'eventualità preventivata ma non auspicata dal presidente del CONI, che fino all'ultimo aveva provato a convincere i tre candidati a rimandare l'elezione, in attesa di chiarezza della Lega di A. Serviva un candidato forte, non una larga intesa. Mancavano i numeri, lo si sapeva dalla vigilia. Ma tutti hanno provato fino all'ultimo a trovare un accordo. Chi con una prova di forza e coerenza sulla propria linea , ma senza avere i numeri (Tommasi). Chi con i numeri vicini alla maggioranza, ma non sufficienti, in attesa di accordi al fotofinish (Sibilia e Gravina). Alla fine è andata come peggio non poteva andare. Con un nulla di fatto che affossa ancora di più l'immagine del calcio italiano, già prima di oggi ai minimi storici. SI riparte daccapo, con oltre due mesi di ritardo. Il 13 novembre l'eliminazione dal Mondiale, il 20 le dimissioni di Tavecchio. E oggi, a fine gennaio, non è cambiato nulla.