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Data: 26/11/2016 -

Eintracht, elogio dell'organizzazione: dai playout al terzo posto in Bundesliga

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A maggio erano clinicamente morti. Fortuna che in Germania ci sono i playout, verrebbe da dire. L'Eintracht ha sfruttato l'occasione e ha schiantato il modesto Norimberga, andata e ritorno. Quello è stato probabilmente il giorno della rinascita, il giorno in cui Niko Kovac, arrivato a stagione in corso e già più che compromessa, si è messo a ricomporre con ordine le ceneri che restavano della sua squadra. Squadra che oggi è incredibilmente al terzo posto in Bundesliga, come per magia (ma con sudore): vittorie con Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund, pareggio con il Bayern Monaco. Periodo più duro passato indenni, grazie a un'organizzazione in campo che sui campi tedeschi si vede raramente. E che fa la differenza (citofonare Hertha Berlino).

Sono bastate le idee da lottatore di Kovac per cambiare le cose, pur senza una rosa di grande livello. Tanti giovani nella mischia, alcuni anche in prestito (Vallejo, 1997 del Real Madrid, è tra i migliori difensori del campionato), insieme ai soliti anziani della compagnia, come Huszti, arrivato l'anno scorso da svincolato, e il 'Dio del calcio' di Francoforte, Alex Meier. Un pizzico di Cholismo, difesa e intensità nel ripartire. In silenzio hanno scalato la classifica e ora si godono una posizione di assoluto livello, mai raggiunta nelle ultime stagioni. Poco belli, ma maledettamente efficaci. L'Eintracht è na squadra che funziona e finalmente può concentrarsi su qualcosa di più che una semplice salvezza.



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