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Data: 25/11/2017 -

"Educato, umile, determinato. Paragoni con Bonucci? E' Leo che lo ha scelto come erede...". Cagliari, Romagna raccontato dal suo vero scopritore...

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"Aveva 12 anni, giocava nel Rimini: rimasi impressionato". Quel ragazzino biondo con la maglia numero otto adesso fa il centrale ed è una delle più grandi promesse del calcio italiano. A Cagliari Filippo Romagna ha lasciato tutti a bocca aperta. Dalla settima giornata di serie A il ventenne di Fano è diventato titolare inamovibile della difesa rossoblù, prima per Massimo Rastelli, poi per Diego Lopez. Senso della posizione, personalità e quell'intraprendenza che nei momenti difficili della gara porta Romagna a dare la scossa a compagni ben più esperti. Progressione palla al piede, coast to coast alla Lucio e ovazioni della Sardegna Arena che lo ha già adottato: a Fillippo di certo non manca il carisma.

"In Italia c'è ancora poco spazio per i giovani e la Nazionale ne ha pagato le conseguenza. Ecco, mi sento di poter dire senza paura di essere smentito che Fillippo è, nel suo piccolo, un modello da seguire" - dichiara Ermanno Ferrari, osservatore che per anni ha lavorato per Inter e Juventus, scovando talenti come Romagnoli, Rugani, Cristante, Saponara. Ma con Romagna il rapporto è speciale: "L'ho seguito in tutta la sua crescita. Ha giocato nell'Under 15,16,17,18,19,20 e 21, ha fatto lo stage con i grandi. E' un esempio sia per i giovani che stanno iniziando con questo sport, sia per talenti che vogliono raggiungere la Nazionale. E' un ragazzo d'oro, intelligente, generoso, educato e determinato: Filippo è destinato a diventare un pilastro degli azzurri e di un grande club. Con Filippo ho un bellissimo rapporto e mi sento ancora spesso. Gli avevo pronosticato che da gennaio avrebbe giocato titolare, invece, ancora una volta, mi ha stupito: ha iniziato a ottobre! Non avevo dubbi perché lo conosco e oltre che alle indubbie qualità fisiche e tecniche ha anche la testa giusta. A Cagliari è felice, si trova molto bene ed è soddisfatto della sua scelta, ci sono tutte le condizioni ideali per farlo crescere, non poteva chiedere di più. Ma è solo l'inizio, perché ha una forza mentale che non fa avere nessun tipo di dubbio: migliorerà ancora tanto. Non si accontenta, è un ragazzo speciale".

Quando si accorse veramente che Filippo poteva sfondare? "Da subito. Lo vidi per la prima volta nel 2011, quando giocava negli esordienti del Rimini, era un centrocampista all'epoca: rimasi impressionato. Era maggio, un torneo giovanile, capii subito che aveva un grande talento e lo segnalai alla Juventus. A settembre, quando era passato ai giovanissimi, convinsi Giovanni Rossi, l'attuale direttore sportivo del Cagliari, a venire a vederlo. In quel periodo era il responsabile dello scouting e io facevo parte dello staff. Oltre a Filippo segnalai anche Vitale e Rossi li prese tutti e due". Bravo a impostare il gioco, abile nell'anticipo, Romagna è ormai una certezza della difesa sarda, ma dove può migliorare? "Partiamo dai pregi... Ha la capacità di giocare con entrambi i piedi, usa sia il destro che il sinistro. Poi è molto forte nel gioco areo. Difetti? Dato che Filippo vuole migliorare mi chiede spesso consigli e parlandone l'altro giorno ci siamo detti che deve prendere qualche chilo. Lui attualmente pesa 74 kg, deve arrivare almeno a 78. Quando vai in contrasto con attaccanti di una certa stazza quei 4-5 kg possono fare la differenza, diventano determinanti".

Per caratteristiche a chi potrebbe essere paragonato? "A me viene facile parlare di Filippo perché lo conosco, potrei sembrare di parte. Ma Leonardo Bonucci recentemente ha dichiarato che il suo erede è proprio Filippo Romagna. Se lo dice uno che fino alla scorsa stagione era considerato uno dei centrali più forti del mondo allora non c'è da aggiungere altro. L'ho seguito in tutte le fasi della sua crescita, sia nella Juventus che nelle varie selezioni della Nazionale. Una volta che ti stacchi dalla Primavera diventa difficile e anche lui ha subito questo scotto a Novara, dove non ha trovato molto spazio. Quello che ha fatto a Brescia e che sta facendo adesso a Cagliari dimostra quanto a volte può essere ingiusto e irrazionale il calcio". Aneddoto speciale? "A lui sono legati tanti ricordi, ma uno rimarrà per sempre dentro il mio cuore. Durante un'intervista della scorsa Primavera Filippo mi ha ringraziato pubblicamente dicendo che deve tutto a me. Tra tanti ragazzi che ho scoperto e al quale ho dato un' opportunità è l'unico che si è ricordato di me. Il nostro è un lavoro oscuro, i meriti quando emergono questi ragazzi vanno tutti ai responsabili e agli allenatori, giustamente. Io ho lavorato per squadre importanti come Juventus e Inter e il mio nome non era mai uscito fuori: lavoriamo nell'ombra. Grazie a Filippo è stato fatto e questo mi ha commosso. E' l'unico che ha mostrato gratitudine e che ha dichiarato pubblicamente quello che sono per lui".

Ha un augurio speciale da fare a Filippo? Lungo sospiro... "Eh... Non posso che augurargli il meglio perché è un ragazzo che merita e spero che la meritocrazia prima o poi torni ad avere un peso. Romagna è cresciuto in una famiglia meravigliosa, che gli ha insegnato dei valori importanti. Basta vedere come si presenta, bello, pulito. E' uno che sa quello che vuole e dove vuole arrivare. Non va appresso alle mode, non gli piace far parlare di sé fuori dal campo, non ha vizi: deve continuare così". Murgia, Orsolini, Chiesa, i "belli d'Europa" Cutrone e Cristante, Pellegrini, Barella e Romagna: il futuro azzurro è in "buoni piedi"...



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