Roma, into the Gonalons: l'equilibratore silenzioso
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Data: 03/07/2017 -

Roma, into the Gonalons: l'equilibratore silenzioso

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Tema per casa: "Descrivere Gonalons in una parola". Svolgimento immediato: "Equilibratore". Emblematico. Anche diretto ed efficace. Voto finale: 6.5. "Così poco?". Sì, ma spesso l'apparenza inganna. Gonalons docet. Perché il suo gioco va capito, compreso e approfondito. Superficialità vietata, meglio leggere fra le righe. Anzi: tra i fraseggi. Nella costruzione di un calcio "Made in Lyon" in cui è sempre stato indispensabile... coordinando nell'ombra. A fari spenti. Perfino nelle interviste: "Sono totalmente distaccato dal denaro. I soldi non mi hanno cambiato e non mi cambieranno". Gonalons è così: l'anti-spettacolo, l'anti-personaggio, quello che si vede poco. Che non spicca. Il capitano silenzioso. Poche giocate individuali, pochi gol, una qualità tutta sua: garantire l'equilibrio al netto dello "show". Ragionatore di spessore. Esperienza da leader, più di 330 presenze in un Lione in cui ha rischiato di non debuttare per un'infezione: nel 2008 contrae "Staphylococcus aureus", i medici gli dicono che potrebbe perdere una gamba: "Ci ho messo sei mesi per tornare". Tutto passato ora. E oggi, col contratto in scadenza nel 2018, la Roma ha chiuso un affare... intelligente (leggi qui tutti i dettagli dell'operazione).

L'UTILITA' DI GONALONS



Prima cosa: scordatevi lo spettacolo. La giocata, il numero, l'assist decisivo. Maxime Gonalons non è quel tipo di giocatore - in carriera ha segnato 13 gol - è uno di quelli a cui piace il lavoro dietro le quinte, in silenzio. Poco appariscente ma utilissimo. Parlano i dati: negli ultimi tre anni di Ligue 1 ha vinto più contrasti di tutti. Emblema di come sia anche bravo a spezzare il gioco altrui, ripulendo l'azione con una naturalezza a lui congeniale. Da mediano, spesso si abbassa e la palla la gioca lui. I suoi tocchi sono ragionati, pensati, mai a caso. Precisi al 90% (dati Whoscored). Un vertice basso da 4-1-4-1, ma al tempo stesso interditore da 4-2-3-1 se affiancato a un "tuttofare" alla Tolisso, ora al Bayern. All'occorrenza, inoltre, può giocare anche centrale difensivo, di testa è molto forte. Curiosità: il suo primo gol in Europa l'ha segnato proprio da centrale, ad Anfield contro il Liverpool. Svezzato da Puel, protagonista con Garde e fino a ieri con Genesio. Gonalons è figlio di una generazione di talenti scuola OL soprannominata "enfants du pays". Lui, Fekir, Grenier, Umtiti e tanti altri. Arrivato in prima squadra dopo l'età d'oro di Juninho, Gonalons ha vinto Coppa e Supercoppa nel 2012, salvo poi diventare capitano l'anno successivo. Capitolo Nazionale: Deschamps non lo vede (solo 5 presenze sotto la sua gestione, una da titolare). Insomma, arriviamo alla domanda clou: "Può servire alla Roma?". Azzardiamo un sì, soprattutto per far rifiatare De Rossi (suo alter-ego per caratteristiche). Gonalons ha 28 anni (classe '89) e tanta esperienza, in Europa ha giocato 60 partite segnando 5 reti. Un "equilibratore" intelligente al servizio di Di Francesco.

Il CASO-NAPOLI E IL POSTER DI HENRY



Gonalons, il Napoli e... l'OL. Tra i due litiganti il terzo gode. Residui di una telenovela di mercato durata un'estate - o forse un paio - ma ormai tramontata definitivamente. Gonalons, infatti, era un obiettivo del Napoli ma i due club non mai hanno trovato l'intesa. "Mi voleva Benitez - disse lui - la trattativa è andata avanti per un anno....". Thriller di calciomercato dai risvolti particolari: qualche mese fa, infatti, il suo agente dichiarò che sia lui che Tolisso avevano "rifiutato Napoli perché gli avevano parlato della situazione della città". Che "all'estero veniva trasmessa un'altra immagine". Guerra parlò anche di "un messaggio negativo portato avanti da Gomorra". Incredulità legittima, Gonalons resta all'OL. E in questi tre anni è stato sempre protagonista a modo suo, da "silent hero". Quand'era ragazzino guardava soltanto Titì Henry: "Avevo il poster in camera". Ora è un punto di riferimento per i ragazzi del settore giovanile. E pensare che a causa dell'infezione del 2008 rischiò addirittura di lasciare: "Per tre mesi ho preso una sfilza di antibiotici, ma non ho mai mollato". Dietro le quinte di un combattente pronto per la Roma.



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