Edin Dzeko ci riprova. Primo anno a Roma complicato, concluso con appena otto reti. L'attaccante bosniaco è determinato e carico: vuole il riscatto. Da più parti si sostiene che in caso di un'offerta convincente la dirigenza potrebbe farlo partire, ma Edin non è d'accordo:
"Il mio futuro è nella Roma, le voci sono solo speculazioni" - si legge nelle pagine del Corriere dello Sport - "Io penso a fare il mio lavoro. Se avessi voluto lasciare la Roma lo avrei già fatto a gennaio. Posto da titolare? Io mi alleno, poi deciderà Spalletti cosa fare. La partenza di Pjanic non cambia niente, ho scelto la Roma a prescindere dalle persone che avrei trovato. La presenza di Miralem, che è un amico, è stato un motivo in più per accettare l'offerta, ma sapevo che non avremmo giocato per sempre assieme. E' andato alla Juventus? Capisco la rivalità, ma non è mica andato alla Lazio. Mourinho? Mi piacerebbe essere allenato da lui, è vero, è tra i migliori al mondo. Ma io sono della Roma".
Obiettivo dei giallorossi: "Il calcio è uno strano sport, non sempre vince il favorito. Per noi intanto è fondamentale entrare in Champions League ad agosto. Poi sarà tutto in discesa". Critiche: "Sono comprensibili quando non si gioca bene. Quello che non capisco è l'up and down continuo che c'è da voi. Un giorno sei un fenomeno, il giorno dopo sei da buttare via. Ci vorrebbe più equilibrio. Non sono un goleador? Rispondo onestamente: se fossi un giocatore da 50 gol a stagione forse costerei 80 milioni di euro e non sarei stato preso dalla Roma. Il miglio centravanti del mondo? Ibrahimovic, anche a 35 anni è il top".
In chiusura d'intervista Dzeko parla anche del rapporto con i tifosi: "A Roma sono pazzi di calcio, ma non è un posto semplice per giocare. Sento che la maggior parte dei tifosi mi sostiene ancora. Non mi piace che la gente pensi che per noi la vita sia facile. Raggiungere certi obiettivi è difficile. Lavoriamo tanto per ottenerli a costo di enormi sacrifici e di stress notevoli. Spesso si pensa al benessere dei soldi, ma non si pensa alla fatica che serve per arrivare a quei soldi. Se fosse semplice diventare ricchi giocando a calcio, lo farebbero tutti".