"Il mio sogno era avere la maglia di Buffon, ora ci gioco insieme. La prima volta che ci siamo affrontanti pensavo 'gliela chiedo o no?' Alla fine alla terza volta ho trovato il coraggio'" è questa l'umiltà di Paulo Dybala che si è raccontatp a Olé. Coraggio che invece ha avuto con un altro calciatore: "Ho chiesto la maglia a Pirlo, ce l'ho nel quadro a casa mia. Tevez? Era un idolo per me che da bambino tifavo per il Boca Juniors, quando mi dissero per la prima volta che la Juventus era interessata a me non ci ho pensato un attimo a dire sì ai bianconeri. Io ero ancora nel Palermo e a un certo punto mi chiamò proprio Tevez. Mi disse che sapeva che la Juve mi stava per comprare e lui non vedeva l’ora di giocare con me. La prima cosa che io gli dissi fu: 'Carlos, ma tu rimani o no?' perché già si diceva che io avrei dovuto colmare il vuoto che lasciava lui e invece io volevo tanto giocare con lui. Alla fine ciò che si diceva era vero… Avrei dovuto prendere il suo posto mentre lui andò al Boca Juniors. Ma decisi ugualmente di andare alla Juve".
Poi Dybala ha ricordato i suoi inizi, i primi anni a Cordoba: "In Argentina giocavo alla sinistra come Di Maria, ma il mio idolo rimane un trequartista, anzi il trequartista, Juan Roman Riquelme. Quando ero bambino lo guardavo in televisione e mi piaceva moltissimo. Però mai l’ho visto dal vivo e non l’ho mai potuto conoscere anche se mi piacerebbe ovviamente. Nella mia famiglia non eravamo tutti tifosi del Boca, Riquelme era l’idolo mio e di mio padre". Spazio poi a qualche considerazione sui tifosi bianconeri: "Qui sono molto tranquilli, ti chiedono fotografie ma aspettano il momento giusto, al sud sono più passionali. A Torino si vive con più calma, posso camminare per le vie della città senza problemi, vivo nel centro della città e la sera mi piace uscire per camminare un po’. La gente mi incontra, mi vede, solo in pochi mi fermano, la maggior parte mi saluta da lontano e niente più. A Palermo era diverso, un giorno ho vissuto qualcosa di particolare: dopo aver firmato con la Juve, tornai a Palermo perché mi mancavano i miei amici della Sicilia. Andammo in spiaggia e quando stavo per uscire dal mare, ho visto che tutta la gente mi stava aspettando a riva. Me ne sono dovuto andare…".