"Pensare, organizzare e avere equilibrio". Tre parole per descrivere il suo calcio con tono chiaro, forte e deciso. La voce è quella di Stéphane Dumont, 41 anni e allenatore del Guingamp, il più giovane di tutta la Ligue 2. Nonostante l'età, nel suo percorso in panchina ha già incontrato calciatori di spessore come Ekitike, Pavard, Disasi e Terrier e altri oggi in Serie A come Dia, Oudin e Kamara. Da calciatore ha vinto una Ligue 1 con Rudi Garcia ("penso possa vincere anche al Napoli") ed è stato allenato da Claudio Ranieri. Ma ci torneremo.
Dumont si è raccontato a 360 gradi a gianlucadimarzio.com: dalla sua idea di calcio agli obiettivi a lungo termine, passando per alcuni aneddoti sulla carriera dei calciatori citati e sulle esperienze con i due allenatori "italiani".
Dumont: "Ciò che importa è il collettivo. Mi piace avere il controllo della gara"
"Mi piace avere sempre il controllo della gara". L'idea di calcio di Dumont è semplice. Pochi concetti, ma chiari. "Dò importanza prima all'uomo, poi al calciatore. L'aspetto fondamentale è il collettivo. Da un punto di vista calcistico mi piace quando la mia squadra comanda il gioco. Nel mio sistema è fondamentale usare le fasce laterali e arrivare negli ultimi 30 metri con transizioni veloci. Fondamentale però anche avere un'organizzazione strutturata quando alziamo il pressing".
Un calcio simile a quello di De Zerbi e Simone Inzaghi, allenatori italiani che Dumont ammira. "Ammiro tantissimo il gioco di posizione di De Zerbi in Italia o al Brighton, ma anche l’organizzazione, il rigore e la fame di vittoria di Simone Inzaghi”.
"Sono le mie esperienze ad avermi portato qui"
41 anni, allenatore al Guingamp dal 2021, Dumont è il più giovane della Ligue 2. "Mi fa piacere essere un allenatore giovane, ma adesso ciò che mi interessa è far capire che sono state le mie esperienze che mi hanno portato qui. Ho avuto l’opportunità a fine carriera di poter iniziare subito ad allenare le giovanili del Lille, poi ho fatto il secondo al Reims per quattro stagioni, dove abbiamo vinto la Ligue 2, siamo arrivati ottavi in Ligue 1 e poi abbiamo giocato l’Europa League. Tutte queste esperienze sono state importanti per me. Dopo di ciò, mi sembrava giusto cogliere delle nuove opportunità e andare a fare l’allenatore in prima in un club. Ciò che mi piace di più però è il fatto di aver ricoperto tanti ruoli e aver fatto tante esperienze nonostante la giovane età”.
Ma quali sono gli obiettivi a livello personale? "Sono molto semplici: voglio portare la mia squadra più in alto possibile, ma soprattutto inculcare la cultura del lavoro quotidiano. Voglio provare a fare sempre di più, stagione dopo stagione con la speranza di arrivare a grandi livelli e riuscire a giocare la Champions League anche da allenatore dopo averlo fatto da calciatore. Obiettivi semplici, ma ambiziosi. Resto però sempre lucido e penso che ogni cosa ha il suo tempo”.
"Pavard era un centrocampista, Oudin ha grande senso del gol"
E a proposito di esperienze passate, Dumont ha incontrato al Reims - da allenatore in seconda - diversi calciatori oggi affermati in campo internazionale e in Serie A. “Ho avuto il piacere di incontrare nel mio percorso tanti giocatori che poi sono riusciti a emergere. Alcuni erano già pronti, come Disasi ed Ekitike. Bisognava solo valorizzarli ed è stato fatto benissimo dal Reims. Invece, per quanto riguarda altri calciatori come Boulaye Dia, Rémi Oudin e Hassan Kamara è stato diverso. Spesso sono anche andati in prestito in categorie minori".
"Oudin era molto tecnico e aveva un gran senso del gol, quindi abbiamo lavorato perché giocasse sempre più vicino alla porta avversaria. È per questo che è stato spesso utilizzato come seconda punta o largo a destra a piede invertito. Dia invece è un attaccante completo, può giocare anche sulle fasce, aveva bisogno di acquisire fiducia nei suoi mezzi e sono contento che ci sia riuscito. Kamara è passato da esterno alto a terzino in un determinato periodo della sua carriera per gestirsi meglio e per sfruttare le sue qualità atletiche e di ripartenza. Sono tutti dei giocatori che ho conosciuto al Reims".
Ma prima del Reims, anche un'importante esperienza nelle giovanili del Lille. "Durante gli anni nelle giovanili del Lille, invece, ho incontrato dei ragazzi come Martin Terrier (oggi al Rennes, ndr) e Benjamin Pavard che avevano già delle qualità calcistiche importanti e dovevano soltanto migliorare su alcuni aspetti psicologici differenti. Terrier era molto estroverso e aveva bisogno di fare ancora qualche step in più per poter tirare fuori tutte le sue qualità. Pavard era diverso prima, era un centrocampista, ma era spesso nervoso. Quindi ci siamo concentrati su questi aspetti, in modo da renderlo più calmo, sereno in campo e semplice nel suo stile di gioco. Sono dei ragazzi talentuosi, sono molto orgoglioso di averli conosciuti, fuori dal campo sono tutti ottimi ragazzi".
"Garcia allenatore intelligente, di Ranieri amavo il suo modo di fare"
Esperienze importanti da allenatore, sì, ma anche da calciatore. Stéphane Dumont è stato infatti campione di Francia con il Lille nel 2010/11. L'allenatore era Rudi Garcia. "Ho avuto la possibilità di vincere dei trofei, ma la cosa più bella è stata vincerli con la squadra che mi ha formato, dove sono arrivato all’età di 10 anni e dove sono rimasto per quasi tutto il mio percorso tranne gli ultimi due anni al Monaco. Rudi Garcia è un allenatore intelligente, legatissimo alla gestione del gruppo. Infatti chi giocava meno non si lamentava. Lui ha cercato di creare un gruppo e dare importanza a tutti i singoli e questo gli ha permesso di vincere il titolo, ma anche la Coppa di Francia e non è assolutamente facile. Io penso che continuerà a conquistare trofei, in Italia è già stato alla Roma e adesso al Napoli, squadra che ha qualità e che ha appena vinto il campionato. A parer mio ha tutte le carte in regola per fare bene".
A fine carriera per Dumont anche un'esperienza di due anni al Monaco, formativa sotto tanti punti di vista. "Ho avuto il piacere di conoscere Ranieri a Monaco. Ho apprezzato tantissimo il suo modo di fare - rigoroso e di grande personalità - e la sua mentalità italiana. Mi piaceva come gestiva il gruppo, era molto protettivo nei confronti della squadra. Sono degli allenatori che mi hanno lasciato molto soprattutto alla fine della mia carriera dove ormai ragionavo un po’ da allenatore e quindi avevo dei modi diversi di gestire gli allenamenti, le mie attività quotidiane. Entrambi hanno contribuito alla mia evoluzione come allenatore".
Adesso l'obiettivo è raggiungere dei traguardi importanti con il Guingamp. "Gli obiettivi del club sono molto chiari. Quando sono arrivato la situazione era un po’ difficile, abbiamo fatto due sesti posti, ci siamo stabilizzati nella parte alta della classifica e adesso - visto il passato della squadra in Ligue 1 – vogliamo tornarci. Ho sia ragazzi giovani che esperti. Qualche nome? Tra i giovani dico Amine El Ouazzani (classe 2001) e Hugo Picard (2003). Picard è cresciuto nel settore giovanile. Potranno far bene in futuro se continueranno a lavorare. Poi c’è un altro ragazzo, Mehdi Merghem, che è un po’ più grande (è un classe 1997) ma ha tutte le carte in regola per arrivare in alto. Deve solo continuare a sviluppare le sue qualità e lavorare per la squadra".