Lo guardava ammirato, fin da quando era un ragazzino di appena sedici anni che si faceva strada a suon di gol nelle giovanili del Malmoe. Tante le partite alla play con i compagni per uno Zlatan Ibrahimovic ancora ignaro della carriera che sarebbe stato capace di fare. Tante le battaglie con il Joystick in mano. Spesso sceglieva l'Inter, perché con la maglia nerazzurra giocava un certo Ronaldo. Il Fenomeno, così forte da stregare anche Ibra, non proprio la persona più umile del mondo. Si divertiva a prendere palla con il brasiliano, a scartare tutti e a segnare. Strapotere unico, di quello che in pochi hanno. Anche per questo lo ha sempre guardato con ammirazione. Con gli occhi pieni di emozione, quelli con cui si guarda il proprio idolo. Gli stessi con cui l'ha salutato al centro sportivo dei Los Angeles Galaxy. Già, perché il Fenomeno ha deciso di concedersi una visita al club americano e l'incontro con Zlatan non poteva di certo mancare. Il classico "Come stai?" per rompere il ghiaccio. Un "Sono stato qui vicino a mangiare" da parte di un Ronaldo che con il cibo non si è mai fatto troppi problemi. Gli ha causato anche diversi fastidi, ai quali però ha sempre risposto con il talento e il sorriso. Già, l'ironia. Quella con cui scherza con lo stesso Ibra: "Dovremo giocare insieme, ma peso troppo" Gli dice. La stessa che utilizza per rispondere all'allenatore Siegfried Schmid che, non tanto a battuta, lo esorta a cambiarsi e a mettersi gli scarpini: "Perché se vuoi per noi è un piacere". "Fammi allenare un po', poi torno magari con una decina di chili in meno e ne possiamo parlare" La riposta, fra le risate generali. Poi un selfie con ciascun giocatore della squadra. Una foto che in molti aspettavano da una vita e che custodiranno gelosamente. A guidarlo è sempre Ibrahimovic, come un figlio fa con il padre un po' più anziano. O meglio, come l'allievo fa con il maestro che lo ha aiutato a diventare grande
Data: 25/04/2018 -