Una abbraccio al presidente Gozzi, una stretta di mano alla dirigenza e via verso una nuova (vecchia) avventura per Alfredo Aglietti. Sì, perchè la panchina di Juric non è stata l’unica a saltare dalle parti di Genova nello scorso weekend. Poco più in là, a Chiavari, è toccato anche a Castorina. Un campionato finora non all’altezza delle ambizioni societarie, quello dell’Entella: troppo poco il diciassettesimo posto a quota 14. Tempo di riflessioni sul sostituto. Tante. Al contrario dei dubbi: inesistenti. L’indiziato numero uno è sempre stato uno e uno solo. “Ciao Alfredo, sei pronto a riprendere il tuo percorso a Chiavari?”. Rieccolo, Aglietti. Alla sua seconda esperienza sulla panchina dell’Entella. “È stato il primo ed unico allenatore contattato. Dopo 3 secondi aveva già espresso la volontà di tornare a lavorare qui. Si è riacceso il vecchio fuoco che si era spento”, parola del ds Superbi. Una scelta non scontata ma immaginabile. Perché nonostante un percorso continuato lontano da Chiavari, il rapporto di Aglietti con la città e con l’Entella non si è mai interrotto. Questione di risultati, di affetti. Di feeling. Come se il tempo in casa Entella si fosse fermato in attesa del suo ritorno.
E pensare che… “Ero poco convinto di far l’allenatore”
Aglietti, prima di diventare allenatore, è stato calciatore. Attaccante per la precisione. Toccando l’apice “coi due campionati in Serie A: il primo a Reggio Calabria ed il secondo a Napoli”. Con tutta probabilità pensava che il suo viaggio nel mondo del calcio sarebbe terminato una volta appesi gli scarpini. Non riteneva di essere portato per la panchina anche e soprattutto per quel bel caratterino che l’ha sempre contraddistinto. “Diciamo pure che ero un rompiscatole. Ma in senso positivo, perché la voglia di lavorare non mi mancava. Però avevo personalità e quando una cosa non mi convinceva all’allenatore glielo dicevo”. Tanto che “ho iniziato in Serie D al Rondinella ed ero così poco convinto che quella potesse essere la mia nuova professione che, per qualche anno, ho continuato a lavorare nell’azienda di famiglia. Facciamo antipasti di mare per la grande distribuzione, i miei nonni erano di Marina di Pietrasanta ed hanno avuto alberghi e ristoranti”. Poi, la svolta. La panchina della Primavera della Samp. “C’erano Soriano e Regini, che poi mi portai all’Empoli, e Obiang. Ma il primo a esordire in serie A fu un certo Testardi”. Aglietti ha sempre avuto dalla sua la capacità di riconoscere e lanciare i talenti. Dai giovani della Samp a Saponara ad Empoli, passando ai tempi dell’Entella per Keita del Bologna, fino ai più recenti Cassata, Orsolini e Favilli, giusto per citarne alcuni. Proprio ad Empoli “gettammo le basi per la squadra con la quale Sarri sarebbe poi salito in serie A. La scelta di andare via fu mia. Io e Maurizio abbiamo iniziato a fare gli allenatori part time e viviamo a soli 15 chilometri di distanza. Ha anche allenato la Sangiovannese, la squadra del mio paese”. Come Sarri, Aglietti è legatissimo alla propria terra. “Non mi sono mai staccato dal Valdarno e mi capita spesso di buttare un occhio a quel che succede. I ricordi più belli sono legati alle piccole cose: gli amici, l’essere cresciuto insieme a tanti ragazzi che nel calcio non hanno avuto la mia stessa fortuna ma ai quali sono ancora legato. Sfumature, meno importanti di quello che mi è successo dopo, ma altrettanto piacevoli”. L’apice della carriera per risultati ottenuti l’allenatore dell’Entella invece l’ha toccato al suo primo anno a Novara. Stagione 2012/13: “Presi la squadra in corsa e dal penultimo posto la portai ai play off, perdendo proprio con l’Empoli. Nel girone di ritorno fummo la squadra che fece più punti di tutti. Il campionato dopo invece non andò bene”. Anche l’ultima esperienza all’Ascoli, prima del ritorno a Chiavari, non è stata all’altezza delle ambizioni personali nonostante un quindicesimo posto e l’obiettivo salvezza centrato pienamente. Addirittura, ad un certo punto della stagione, Aglietti rassegnò le dimissioni. Voce del verbo: affrontare ogni situazione di petto assumendosi ogni responsabilità. Sosteneva che la squadra non lo seguisse più come prima. La società bianconera però non ne volle sapere, rifiutandole immediatamente.
Entella – Aglietti: atto secondo
Come dicevamo, il legame tra l’Entella e Aglietti non si è mai spezzato. Ops, gli Aglietti. Anche il figlio, Tommaso, fa parte infatti della famiglia biancoceleste ma come portiere della Primavera. Ora che è tornato anche papà Alfredo, l’Entella è diventata davvero una questione di famiglia. Sperando che la musica – intesa come risultati – cambi. Allenatore dal carattere maggiormente distaccato rispetto a Castorina, Aglietti. Grande motivatore, poi. Di quelli che non fanno sconti a nessuno e che esigono e assicurano il massimo rispetto. Senza troppi fronzoli, come nella vita privata. “Campo e albergo, il Monte Rosa. Io sono un tipo tranquillo, non corro il rischio di essere paparazzato”. I primi mesi a Chiavari - quando nel 2015 prese in mano la squadra in quartultima posizione per le ultime 7 giornate raccogliendo altrettanti punti - non furono fortunati. Non riuscì ad evitare la retrocessione anche se “fu immeritata e, come si è scoperto, determinata anche da fattori extra campo”. Riammissione e via, campionato champagne. In quella Serie B 2015/16 vinta dal Cagliari scrisse la storia dell’Entella col miglior campionato di sempre per i ‘Diavolo neri’. 64 punti totali sfiorando per un punto i playoff ma soprattutto giocando un bel calcio che ancora oggi dalle parti del ‘Comunale’ elogiano. Proprio lo stadio di Chiavari divenne un fortino quasi inespugnabile con 2 sole sconfitte contro le prime due classificate: Cagliari e Crotone. Mise in fila 11 risultati utili consecutivi tra febbraio e aprile e altri 12 tra ottobre e dicembre. 4-3-1-2 il suo mantra, con un parco attaccanti davvero da… wow: Petkovic (fino a gennaio), Masucci, Di Carmine (da gennaio), Cutolo e Caputo. Riuscì a rilanciare l’attaccante di Altamura attualmente in forza all’Empoli, protagonista con 17 gol alla pari di Cacia, vice capocannoniere alle spalle di quel Lapadula da 27 reti con la maglia del Pescara. Al termine della stagione non ci furono i presupposti per continuare. Se ne andò col suo cruccio più grande, quello di “voler vedere la città più coinvolta. Per fare un ulteriore salto di qualità servirebbe un centro sportivo ed uno stadio nuovo, ma è complicato in una regione, come la Liguria, avara di spazi”. Ora ecco la possibilità di porgli fine. “Mi sono venuti i brividi appena ricevuta la chiamata del ds. Due anni fa abbiamo lasciato un percorso a metà anche se il passato rimane passato e torno qua con ancora più motivazioni”, ha dichiarato Aglietti alla sua seconda presentazione biancoceleste. “Il motivo principale per cui sono tornato è che… reputo che la squadra sia davvero forte. Sono d’accordo col Presidente Gozzi riguardo al fatto che questa sia l’Entella più forte di sempre. Possiamo giocarcela con tutti. Con un’altra rosa ci avrei pensato un po’ di più anche se alla fine… sarei tornato lo stesso”, ha continuando ridendo. Conosce già gran parte della squadra. L’ha vista giocare direttamente dallo stadio parecchie volte in questa stagione. “Ho firmato un contratto di 8 mesi. Se le cose vanno bene andremo avanti, altrimenti prenderemo altre scelte e amici come prima". Per farli incontrare nuovamente, forse ci ha messo lo zampino anche il destino. “Quando sono stato contatto, non avevo guardato il telefono praticamente per tutto il giorno e appena l’ho preso in mano ecco la chiamata di Superbi”. Non solo. “Tempo fa regalai a mio fratello una tuta dell’Entella. Mi ha detto che non l’aveva mai messa e per puro caso la prima volta che l’ha usata è stata proprio l’altro giorno, quando sono stato richiamato”. Destino a parte, ora toccherà al campo parlare: obbligatorio far punti già dal prossimo turno ad Avellino. Ops… altra ironia della sorte: anche al suo primo avvento a Chiavari affrontò l’Avellino alla prima trasferta in biancoceleste. E ora dopo abbracci e strette di mano è tempo di dedicarsi al campo. ci siamo: Entella-Aglietti via all'atto secondo. Si va in scena.