L’ultima panchina di Roberto Donadoni in Serie A risale al 20 maggio 2018. Il suo Bologna giocava l’ultima partita del campionato contro l’Udinese dopo aver raggiunto una salvezza. A fine stagione le strade si separarono. Sono passati quasi tre anni da quel giorno, ma nel mezzo l’ex allenatore, tra le altre, di Parma, Cagliari, Napoli e Nazionale si è concesso un’esperienza in una realtà completamente nuova, il campionato cinese. Dall’altra parte del mondo ha guidato lo Shenzen Football Club da luglio 2019 ad agosto 2020.
CALCIO E UMANITÀ
Se è vero che il mondo ormai corre veloce, anche il calcio non scherza. Cesare Prandelli, come Donadoni ex CT della nazionale, si è dimesso dalla panchina della Fiorentina proprio per questo motivo: “Sono scelte e dobbiamo rispettarle - spiega l'allenatore ai microfoni di gianlucadimarzio.com -, ognuno vive la sua personale situazione. Se Cesare ha fatto questa scelta, ha avuto delle motivazioni forti. Può essere un momento di particolare disagio, anche se mi auguro per lui che la voglia di allenare possa tornare a prevalere. Però è chiaro che oggi riuscire a lavorare con una certa serenità è sempre più difficile e questo porta a fare delle scelte”.
Anche in Cina, lontano dalla famiglia, in un città di 13 milioni di persone ci si può sentire soli. Un universo, quello del pallone, in cui sono le persone a fare la differenza: “Difficoltà in quel senso ci sono state, ti trovi in una realtà completamente diversa però dal punto di vista professionale se trovi le persone giuste è tutto più facile. Tutto passa attraverso le persone. Tanto più c’è correttezza e professionalità, tanto si può trovare il giusto equilibrio: questo ti dà la possibilità di affrontare il lavoro in un certo modo. Quando non è così tutto si complica”.
CINA E SERIE A
Motivazioni che non sono mancate a Nedved e Paratici per riconfermare Andrea Pirlo sulla panchina della Juve, nonostante le tante critiche, soprattutto a quella "costruzione dal basso" che va tanto di moda nel calcio moderno: “Bisogna sempre capire con che giocatori hai a che fare. L’idea di costruire dal basso mi piace però bisogna trovare il giusto equilibrio: ci sono momenti in cui conviene farlo, altri no. Devi avere anche un piano B”.
Piano B che per ora le italiane in Europa faticano ancora a trovare. Solo la Roma ci dà ancora speranze: “In queste competizioni i ritmi sono mediamente superiori, bisogna adeguarsi in fretta. L’Ajax è un bel test per i giallorossi. Per crescere e abituarsi a questi livelli bisogna passare da queste sfide, ma io la vedo alla portata”.
Di calciatori cinesi pronti per i ritmi della Serie A, invece, ce ne sono ancora pochi: “Da quello che ho percepito i giocatori cinesi che hanno più margine di miglioramento sono quelli che da giovani hanno avuto la possibilità e la fortuna di crescere nel calcio europeo. Allo Shenzen avevo questo ragazzo molto forte e di prospettiva, Dai Wai Tsun. Noi lo chiamavamo ‘TI’. Aveva una qualità superiore proprio perché da ragazzino è cresciuto in una squadra inglese. Un'ottima prospettiva per il calcio cinese"
In campionato è in corso una delle sfide salvezza più combattute degli ultimi anni. A lottare c’è il Cagliari, che, insieme al Parma, è una delle squadre allenate in passato da Roberto Donadoni, che a inizio campionato aveva pronosticato una lotta salvezza per i gialloblù ma non per i sardi. “Ritengo che sia una squadra superiore alla posizione di classifica che occupa attualmente, però a volte i campionati si decidono in determinati frangenti. A volte quando c’è un po’ di sofferenza, se non si è bravi a reagire e cambiare rotta, il rischio è quello di trovarsi in situazioni complicate. Il calendario non è semplicissimo però si gioca le sue carte”.
Più in alto in classifica c’è il Milan, guidato da Zlatan Ibrahimovic: “È un giocatore al di sopra della media, però i rossoneri hanno dimostrato durante la sua assenza che l’andamento della squadra non è stato assolutamente inferiore.È un segnale positivo.”
Infine, un commento sulla Nazionale: “Sta facendo un ottimo percorso, sono curioso di vederla negli appuntamenti importanti contro le squadre di prima fascia”. Per un ritorno in panchina il must deve essere l’umanità, come detto in precedenza: “Non pretendo nulla di particolare, basta che ci sia veramente un’idea, che dev’essere in comune con la società. Semplicemente questo. Se viene fuori qualcosa in Italia volentieri, diversamente cercheremo qualcosa altrove”.
A cura di Andrea Molinari