Finita l'esperienza al Bologna, ora in mano a Pippo Inzaghi, Roberto Donadoni aspetta una squadra per tornare in panchina. Intanto, alla Gazzetta dello Sport, l'ex Ct della Nazionale ha parlato dell'ultima stagione, della propria personalità, ma anche di Milan e di Nazionale: "Il Bologna non giocava così male, stava crescendo piano piano. Abbiamo raccolto quello che si poteva". L'allenatore fu protagonista di una discussione con i tifosi, che lamentavano il proprio spettacolo e che lui aveva esortato a guardare Barcellona e Real Madrid: "Direi nuovamente quelle cose, in realtà sono stato male interpretato. Volevo dire che in Italia ci si diverte poco". Sul futuro, Donadoni resta sereno: "Non so cosa farò, ma valuterò tutto con grande serenità. La chiamata di una grande squadra? Il perché non mi abbiano mai chiamato - ha detto - bisogna chiederlo ai loro dirigenti. E' così anche per il Milan, si vede che non mi ha mai ritenuto all'altezza".
E a proposito dei rossoneri, Donadoni ha parlato anche della situazione societaria e dell'avvento di Leonardo: "Con Elliott mi sento più tranquillo e anche il ritorno di Leonardo è un fatto positivo, lo considero preparato e intelligente. Lo conosco sin dai tempi del Milan di Zaccheroni, parla 5 lingue: ha una marcia in più". Dal Milan all'Italia, Donadoni ripercorre l'esperienza da Ct: "Non potevo fare meglio di Lippi. Ad Euro 2008 siamo usciti contro quella Spagna che avrebbe cominciato il suo ciclo d'oro: non ho rimpianti. Perché non ho accettato la proposta di sostituire Conte? Anche se era più vantaggiosa, volevo onorare l'impegno con il Bologna". Ora Donadoni aspetta una panchina: "Ho tanta voglia di ricominciare, ho il fuoco dentro. Essere normale per me non è un difetto, sono così e non posso snaturarmi: fatico ad avere una doppia personalità".
L'intervista completa su La Gazzetta dello Sport