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Data: 27/07/2016 -

Dimarco, l'orgoglio del settore giovanile dell'Inter. Cerrone: "Un predestinato. Sarebbe bello vederlo titolare in nerazzurro"

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Come una pianta o un albero, o come un figlio. I giocatori dei settori giovanili, se cresciuti con cura, possono diventare un patrimonio dei club. Federico Dimarco era un "pulcino" quando arrivò nell'Inter. Aveva appena otto anni, ma già un talento smisurato per la sua età. Mamma e papà sono interisti da sempre, facile capire in quale "vivaio" sia cresciuto. Adesso il "pulcino" è diventato grande ed è la sorpresa degli Europei Under 19 appena conclusi. Un orgoglio per tutto il settore giovanile dell'Inter che lo ha visto diventare un campioncino e che adesso spera di vederlo esplodere con la maglia nerazzurra. Tra gli allenatori fondamentali per il suo sviluppo, uno in particolare ha incrociato per due volte Federico. E' stato Salvatore Cerrone a consacrarlo definitivamente nel ruolo di terzino sinistro. E' stato sempre Cerrone a dargli l'opportunità di esordire in Primavera ad appena 16 anni.

L'allenatore napoletano, con un passato da centrocampista, regala subito un "colpo di classe". Nonostante i fatti parlino chiaro, ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com ci  tiene subito a condividere i meriti della crescita di Federico con tutti gli allenatori avuti dal giovanissimo terzino nella trafila nerazzurra: "Non voglio passare per quello che si appropria di meriti non suoi. Ho avuto Federico a partire dai Giovanissimi Nazionali e subito si mise in mostra per le sue doti: aveva già un sinistro impressionante. E' sempre stato uno specialista dei calci piazzati, ma grazie al suo passo notevole sfrutta il piede anche per andare sul fondo e mettere cross perfetti o per rientrare e andare alla conclusione, spesso vincente. In quegli anni con i miei collaboratori ci impegnammo a migliorare la sua fase difensiva e devo dire che oggi è maturato tantissimo sotto questo aspetto. Il passaggio con i "grandi" ha accelerato questo processo".

Anche in quel periodo Federico trascinava i suoi compagni alle finali: "Un po' tutti i 97 giocarono un'annata fantastica, ma è vero, Dimarco brillò in modo particolare. Ci togliemmo delle belle soddisfazioni: lo scudetto di categoria, la Nike Cup, a Shanghai arrivammo quarti  alla fase mondiale , sfiorando la finale. Il suo sinistro, la sua corsa, la sua capacità di arrivare sul fondo erano uno spettacolo da vedere. Era facile prospettare per lui un ottimo avvenire". Proprio nella semifinale scudetto del 2012, nel derby contro il Milan, Federico sbagliò il primo rigore della serie. Nonostante ciò, è sempre stato uno specialista: curava in modo particolare questa specifica? "La perfezione si raggiunge solo con il duro lavoro negli anni. In effetti essendo una dote naturale Federico ci lavorava in modo particolare per affinarla. Più passa il tempo, più maturi e acquisti autostima e adesso Dimarco riesce a essere molto più efficace. Quando batte un calcio piazzato si ha sempre la sensazione che possa succedere qualcosa".

Nel 2014 fu sempre Cerrone a far esordire in Primavera Federico, ad appena 16 anni: "Era già notevolmente migliorato nella fase difensiva e da lì era chiaro un po' a tutti che non si trattava più solo di talento e potenziale, ma che stava diventando un calciatore vero. Non ho avuto il minimo dubbio a metterlo in campo, d'altronde in Nazionale lui ha sempre giocato sotto età. E' stato facile gettarlo nella mischia e non mi prendo meriti particolari: Federico ha sempre dimostrato di avere qualità fuori dal comune. Nei giorni scorsi ho sentito alcuni miei colleghi che lo allenavano nei pulcini e hanno confermato che già da allora il ragazzo aveva qualcosa in più". Ultimo step, per il momento, l'Under 19. Con quattro gol il terzino-bomber ha trascinato gli azzurrini fino alla finale persa con la Francia. Federico ha fatto un Europeo stupendo: "Sì, e non può più essere una sorpresa. Per me in particolare non è più una novità il fatto che si distingua come uno dei migliori, pur essendo sotto età, perché è un '97. Nel 2013 c'ero anche io in Slovacchia, quando ha perso la finale contro la Russia ai rigori.  Pur avendo un anno in meno degli altri, ha giocato tutte le partite da titolare fino alla finale, dove ha pure calciato un rigore".

Anche fuori dal campo Federico sembra avere le carte in regola per una carriera d'alto livello: "E' un ragazzo tranquillo, che ha sempre vissuto la sua adolescenza senza grilli per la testa. Serio, educato, disponibile, amico di tutti. La testa è un aspetto fondamentale per ambire a diventare un calciatore professionista e questa dote lo ha molto avvantaggiato". Cosa dobbiamo aspettarci dalla sua prima stagione in serie A? "Dopo il buon campionato di B che ha fatto ad Ascoli mi aspetto di rivedere le stesse cose in serie A, ripeterle non sarebbe male. Futuro nell'Inter? Me lo auguro, come tutti i miei colleghi del settore giovanile nerazzurro. Sarebbe molto bello vedere un ragazzo partito dai Pulcini arrivare in prima squadra ed essere titolare. Questa per lui è la stagione più importante, può dimostrare di poter essere all'altezza di una società come quella nerazzurra, che è casa sua. Le qualità ci sono tutte, ora spetta a Federico meritarselo. Posso solo aggiungere che se continua così presto lo rivedremo da queste parti".

Sappiamo che a Cerrone i paragoni non piacciono, ma ci proviamo lo stesso...L'idolo di Federico è Roberto Carlos, ma c'è anche un altro giocatore famoso che per ruolo e caratteristiche può essere un modello per Dimarco, Jordi Alba:  "I paragoni non mi piacciono, è vero. Però, visto che non sono solo io a tirarlo fuori, faccio uno strappo alla regola. Sì, l'accostamento con il terzino spagnolo del Barcellona ci sta tutto. Come struttura fisica e qualità Federico ricorda molto Jordi Alba. Sono d'accordo con chi lo paragona allo spagnolo". In casa Inter non si smette mai di coltivare talenti e adesso è il turno anche del più piccolo dei Dimarco, Christian. Ha lo stesso potenziale del fratello? "Devo partire da una premessa, l'ho visto giocare qualche volta, ma non lo conosco benissimo. E' ancora troppo presto per dare un giudizio. Lasciamolo tranquillo, deve giocare e lavorare. Eviterei pure paragoni, soprattutto con il fratello: aspettiamo ancora un po' ". Uno alla volta...



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