Dal Real Madrid al Milan, dal mondo merengue a quello rossonero, tra rapporti con Casillas, Mourinho, Mihajlovic ed il racconto della sua carriera. Dopo un'annata da assoluto protagonista tra i pali della porta milanista, Diego Lopez è stato costretto a lasciar spazio all'incredibile ascesa di Gigio Donnarumma: una scelta made in Mihajlovic che il portiere spagnolo, nonostante tutto, ha accettato con grande professionalità, senza polemiche e conscio delle grandi qualità mostrate dal giovane classe '99. Intervistato da Marca, Diego Lopez si è raccontato a 360°, partendo dal grande salto spiccato verso il Bernabéu:
"Essere di un piccolo paese come Lugo non è facile: ho dovuto fare molti sacrifici, i miei genitori soprattutto. Non c'erano molti modi per giocare a calcio, e fino a quando non sono arrivato nella cantera del Real Madrid non ho potuto mai fare pensare al pallone come un qualcosa di professionale. Ma questo mi ha aiutato anche nella mia carriera, insegnandomi ad essere umile, nonostante arrivare da un piccolo paese ti permetta di confidare meno in te stesso. Quando arrivai alle giovanili del Real non avevo mai fatto un lavoro specifico con un allenatore di portieri, ero inferiore ai miei compagni: Manuel Amieiro, in questo senso, è stata la persona più importante nei miei inizi, seguito da Santi Lozano, capace di farmi sviluppare fisicamente. Arrivare e andarsene dal Real è difficile allo stesso modo: lì arrivano solo degli eletti, e ti costa molto andartene sapendo di essere nel miglior club al mondo: arrivò Keylor Navas, mi dissero che avevano bisogno di soli due portieri e il Milan, una buona opportunità per me e per la mia famiglia, mi permetteva di migliorare in qualche aspetto. Sono una persona riflessiva e mi sono reso conto che sarei dovuto andar via: un anno dopo ho pensato di aver sbagliato, perchè sono madridista ed è difficile lasciare il Real, la squadra dei miei sogni, da titolare. Ma la mia prima stagione in rossonero è stata buona per me".
Del rapporto con Casillas (con cui ha condiviso la porta del Real) e Mourinho, poi, Diego Lopez ha parlato così: "Ci siamo conosciuti a 18 anni e abbiamo giocato insieme per 4: cenavamo insieme, ma con il tempo le cose sono cambiate. Ci siamo sempre rispettati come compagni e non ci sono mai stati battibecchi, mi dispiace che il tifo madridista abbia preso male i cambi tra me ed Iker, non è stato all'altezza in quell'occasione: Mourinho lo voleva ma volle anche me, già quando ero due anni prima al Siviglia, e non era casuale la fiducia che aveva in me. Mou è una persona molto vicina, tutti hanno un'immagine sbagliata di come realmente è: sostiene al 100% i giocatori, scherza ma è al contempo molto esigente. Non guarda nomi ma il lavoro, mantenendo lo stesso rapporto con tutti. Amici? Mi hanno aiutato in tanti, specialmente Arbeloa, Xabi Alonso, Di Maria, Modric: ho lasciato tanti amici lì e spero di tornare un giorno per lavorare con il club".
Poi, spazio all'esperienza-Milan: "Qui il calcio è tanto tattico da essere tutto, molto lento. Le difese giocano molto arretrate e il portiere deve stare più vicino ai pali, quando usciamo dall'area. La nostra crisi? Nella passata stagione c'è stato un anno di transizione: avevamo un allenatore inesperto come Inzaghi, poi con Mihajlovic pensavamo di poter far di più, ma non è stato così. Abbiamo vissuto situazioni strane nello spogliatoio e alcune inversioni nei comportamenti dei giocatori non andavano bene: c'è stato un errore di pianificazione sin dall'inizio. Brocchi? E' un tipo giovane, al quale piace giocare bene a calciom ma gli manca tempo per arrivare a questo obiettivo. Balotelli invece è un grande ragazzo e ha un cuore buono, ma non ha ancora capito bene il mondo del calcio".
Sulla staffetta con Donnarumma e sul rapporto con Mihajlovic, poi, Diego Lopez è stato piuttosto chiaro: "Mi ha sorpreso lo strano comportamento di Mihajlovic nei miei confronti. Poi mi sono infortunato al ginocchio e sono rimasto a lungo fuori. Una volta, venti minuti dopo l’inizio della partita, Mihajlovic ha mandato a scaldare il portiere di riserva perchè non avevo giocato corto un pallone e anche in un’altra circostanza, dopo aver subito un gol, ha iniziato a fare gesti fuori controllo dalla panchina. E' mancato il rispetto nei miei confronti e non so quale fosse il suo interesse, ma è apparso tutto molto strano. Il calcio comunque è così, non mancherò di rispetto a nessuno, e Donnarumma merita di essere titolare. Se resterò al Milan? Ho ancora due anni di contratto, ma mi dispiacerebbe non giocare in Premier, e il tempo è sempre meno. Non chiudo le porte a nessuna destinazione, in estate valuteremo le opzioni con la mia famiglia.
Chiusura sul capitolo Nazionale, sulla soddisfazione per la carriera avuta e sulla finale di Champions: "La Seleccion è un capitolo totalmente chiuso. Sono stato convocato sempre e, una settimana prima di andare in Brasile, mi hanno lasciato fuori: me lo comunicò Hierro al telefono, non parlai mai con Del Bosque e non l'ho nemmeno più visto. Credo che le cose sarebbero potute andare diversamente: mi ha fatto male la mancanza di rispetto dell'allenatore, che per difendere un compagno ignorò me. Ma il calcio è stato comunque grato nei miei confronti, devo lui tutto e sono sempre stato felice, anche se credo che avrei potuto fare di più. Nei primi anni al Villarreal ho ricevuto una offerta importante dalla Premier, ma è anche vero che accettando quella non sarei arrivato al Real. en mis primeros años en el Villarreal tuve opciones de irme a clubes muy grandes, como cuando recibí una buena oferta de la Premier. La finale di Champions? Difficile trovare una favorita, le due squadre sono arrivate molto bene a Milano e l'Atléti è in un buon momento: il Barça non si lascerà scappare la Liga, e direi che le due squadre avranno un 50% di possibilità di vincere la finale".