James nacque nella città di Cúcuta, in Colombia. Suo padre, il giocatore professionista Wilson James Rodríguez, abbandonò lui e sua madre Pilar quando aveva appena 3 anni. Da quel momento fu cresciuto dal padrigno Juan Carlos James Restrepo, colui che, dall’età di 5 anni, lo accompagnerà agli allenamenti e alle partite.
Suo zio Arley Rodríguez, ex calciatore del Medellín de Colombia, racconta che non ha mai desiderato giocattoli come altri bambini, però palloni sì, di qualsiasi grandezza e colore. Da piccolo era balbuziente, giocava a calcio in un appartamento di 80 metri quadrati e festeggiava il suo compleanno con dolci a forma di stadio.
James non ha mai avuto come idoli i monumenti calcistici colombiani come Carlos Valderrama o Freddy Rincón. Il suo unico eroe era Oliver Hutton, della serie di cartoni animati Holly e Benji (in Colombia conosciuti come ‘Supercampeones’). A 10 anni, mentre stava disputando una partita con il Polideportivo Bocaneme, ricevette il passaggio di un compagno, e prima di calciare, se la fece nei pantaloni. In 15 minuti, tornò a casa sua, si lavò, si cambiò e tornò in campo.
Con il passare del tempo, la vita iniziò a cambiare. Radicalmente. James debuttò con l'Evigado all’età di 15 anni, e segnò il suo primo gol con una squadra di prima divisione quando aveva solo 16 anni. A 17, risultò il più giovane marcatore del fútbol argentino.
Da quando ha 19 anni è sposato con Daniela Ospina, sorella di David, il portiere titolare de la Selección Colombiana, con la quale ha una figlia di nome Salomé. E ogni volta che segna bacia il braccio, dove ha tatuato il suo nome.
Se James Rodriguez, ventenne, era una promessa calcistica consolidata pronta ad esplodere, Carlos Bacca a 20 anni viveva nel suo pueblo d’origine, Puerto Colombia, dove lavorava come bigliettaio, negli autobus del tragitto verso Barranquilla.
Quando era più piccolo (5 anni) aiutava suo padre Gilberto a vendere pesce. La vita non era facile per la sua famiglia. “El Peluca” (‘Il Parrucca’, perché aveva i capelli molto lunghi da piccolo) era magro, moro e molto inquieto, e come molti bambini di Puerto Colombia, amava il pallone.
Dalla primaria al collegio, ha sempre avuto un’attenzione particolare per la matematica e la fisica, anche se Carlos non era molto disciplinato. A causa della faticosa situazione economica della famiglia, a 17 anni dovette lasciare il collegio, dove era entrato grazie ad una borsa di studio e ritornare a casa. Qui il lavoro negli autobus come bigliettaio e successivamente come controllore.
Le porte con il fútbol gli si erano chiuse già da tempo e, a quell’età, non la considerava come una strada concreta. Nonostante ciò, Bacca si allenava duramente la sera, per continuare a lavorare e parallelamente giocare in serie inferiori.
Nel 2009, a 23 anni, ancora non militava in una liga professionista.
Ma quello stesso anno gli fecero fare un provino con il Junior de Barranquilla. Qui la partita che cambiò la storia di Carlos. La sua squadra sta pareggiando 0-0 quando manca meno di mezz’ora alla fine della partita. “El Profe” Comesaña, lo fa esordire nella massima serie Colombiana. 1 a 0.
Quando lascerà la Colombia per andare al Bruges, avrà totalizzato 85 gol in 172 presenze.
I suoi genitori, Eloísa e Gilberto, continuano a vivere nel barrio dov’è cresciuto e ha passato la sua adolescenza. Carlos ha insistito varie volte per fargli cambiare casa, ma si sono sempre rifiutati.
Al baile del centenario i due protagonisti de los Cafeteros!
A cura di Giacomo Boscolo Diaz