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Data: 31/10/2016 -

Dezi e il suo (piccolo) grido di speranza: "Il mio gol è per Norcia e gli altri paesi colpiti. E' un incubo, ma ci rialzeremo!"

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“Viviamo con la paura costante, sentiamo il terremoto anche quando non c’è”. Poco da aggiungere, dice tutto Jacopo Dezi, centrocampista del Perugia: parole che pesano tantissimo. Che ti fanno frullare nella testa tanti di quei pensieri, di quelle preoccupazioni alle quali provi ma non riesci a dare una risposta. Nella mente quelle immagini che ti spezzano il cuore, ti mettono in silenzio. Case e cattedrali crollate, persone evacuate. Il pianto, la preghiera, la paura.

Da Perugia (dove abita ovviamente), a Roseto in provincia di Teramo, dove invece vive la sua famiglia. Lì, vicino a Norcia, Visso, Camerino. Vicino al dolore perché Dezi ha un ‘cuore immenso’, sottolinea chi lo conosce bene e perché quel dolore l’ha vissuto in prima persona. “Ogni volta mi ritorna in mente la stessa cosa: il terremoto a L’Aquila. Io ero appena rientrato a casa e in trenta secondi ho visto l’inferno. E’ stata la notte più brutta della mia vita. Ora quest’incubo è tornato. Provi a non pensarci, ma niente è più forte lui”. Ti porta via il pensiero, il terremoto. Te lo divora, te lo aliena dalla realtà, ti fa vedere solo nero. O grigio, delle macerie, della distruzione, di tutto.

Ieri Dezi era a Vicenza con il resto della squadra. Lontano da casa, dunque… “Ma non abbastanza per non sentirlo! Alle 7.41 ci siamo svegliati tutti, siamo usciti dalle camere – racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - e ho chiamato subito mamma e papà. Loro l’hanno sentito forte ovviamente, Roseto è in quelle zone. Ho acceso la tv, uno strazio, un dolore immenso. Ho avuto un minuto di brividi, stavo rivivendo L’Aquila. L’unica cosa che ci ha consolato è che non ci sono state vittime”.

Poi alle 17.30 il Perugia scende in campo, ma la testa di tutti è a Norcia. E' a giovedì scorso, alle altre scosse, alle proprie famiglie. “Abbiamo provato a pensare alla partita, a regalare un mezzo sorriso a chi ha perso tutto. Credo che questo a prescindere dal risultato della partita, possa essere il nostro vero successo: l'aver fatto sognare - per un attimo - chi in mattinata aveva visto spezzarsi tutti i propri sogni. Se è stato davvero così, ne sarei molto, molto felice. La nostra vittoria è per tutti coloro che ora non hanno più una casa, non hanno più niente. Il mio gol è per Norcia, Castelluccio, Visso, Camerino e gli altri paesi colpiti”.

In nottata il rientro a Perugia: angoscia, preoccupazione, ansia. “Per fortuna è venuto un mio compagno di squadra a dormire a casa mia perché vivo da solo al quarto piano e avevo tanta paura. Con gli altri ragazzi cerchiamo di farci forza a vicenda, di stare insieme e darci conforto. Già giovedì quando ci sono state le altre due scosse ho dormito da Belmonte perché non sarei tornato a casa mia per nulla al mondo. Alle 19 ero appena rientrato, il tempo di mettermi sul letto e niente, di nuovo l’inferno. Ci si sente insignificanti, in balia della forza della natura e poi è un continuo qua, non si ferma…”.

Continua a tremare, di notte di giorno. Sempre. Non smette. Le parole ora faticano a stare al passo con il pensiero, meglio con la realtà. E’ tutto distrutto, tutto. Ci sono le macerie, c’è la tristezza, l’inquietudine nell'aria. “Non so più che dire, davvero. Abbiamo paura, cerchiamo di non pensarci ma è quasi impossibile. Lo sentiamo, lo sentiamo e lo sentiamo. Mi metto nei panni di chi ha perso tutto in trenta secondi, mi faccio delle domande e non riesco a rispondermi. Stiamo uniti, stiamo insieme ci rialzeremo…”. Chiude con un grido di speranza Dezi, ascoltiamolo.



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