Derby, meno uno! Luci a San Siro, tutto pronto per Milan-Inter. Stadio esaurito e big match che si preannuncia bollente: l'esordio di Pioli, i giovani di Montella, Bacca contro Icardi. Ma il derby, in passato, è stato anche sul mercato. Kondogbia l'ultimo scontro per portare un giocatore sotto il Duomo, ma quanti scambi negli anni. E una infinità di doppi ex, da scoprire in questa top11 (con panchina): per 3-4-1-2 offensivo, tutto talento e fantasia.
Francesco Toldo: ebbene sì, si parte con una sorpresa. Francesco Toldo ha giocato anche nel Milan. Settore giovanile, scudetto Berretti, poi il Verona. Una parentesi da sedicenne, poi la consacrazione in nerazzurro dopo otto anni alla Fiorentina: nove stagioni, cinque scudetti, tre Coppe Italia e Supercoppe italiane, ma soprattutto la Champions League di Madrid nel 2010. Poi il ritiro, e una cuore che comunque, batte ancora di nerazzurro.
Francesco Coco: il terzino siciliano è cresciuto nel settore giovanile rossonero, e proprio gli anni al Milan si sono rivelati i migliori della sua carriera, con due scudetti. Mai esploso completamente a causa dei continui guai fisici, nel 2002 passa all'Inter in cambio di Clarence Seedorf: uno scambio alla pari che permise al Milan di rinunciare ad un terzino peraltro non sempre titolare, per arrivare ad uno che sarà uno dei migliori centrocampisti della storia rossonera. Anche in nerazzurro troppi problemi fisici, e solo una Coppa Italia conquistata nel 2005.
Christian Panucci: due scudetti e due Supercoppe italiane in rossonero, litigi con Lippi in nerazzurro. La carriera al Milan per Panucci fu notevole, nonostante il trasferimento appena a vent'anni dal Genoa. Quattro stagioni con Capello prima e Sacchi poi: le numerose incomprensioni con quest'ultimo lo portarono ad accettare la corte del Real Madrid, prima di approdare all'Inter, dove il suo ricordo però non è legato ad alcun trofeo vinto.
Giuseppe Favalli: due stagioni in nerazzurro, addirittura quattro in rossonero, prima del ritiro a 38 anni. Sia all'Inter che al Milan portò la sua umiltà ed esperienza al servizio della squadra, vincendo uno scudetto e una Coppa Italia in nerazzurro e una Champions League e un Mondiale per Club in rossonero.
Edgar Davids: lui, come il prossimo, ha giocato in tutte e tre le big italiane. Prima il Milan, poi subito la Juventus, una parentesi al Barcellona e poi l'Inter. Le due esperienze milanesi, però, non sono esaltanti: solo una Coppa Italia in nerazzurro, il meglio di sé lo diede in bianconero.
Patrick Vieira: due presenze al Milan, uno scudetto, prima di diventare un "Invicible". All'Arsenal la consacrazione come centrocampista totale, poi la Juventus e, dopo appena una stagione in cui vinse lo scudetto poi assegnato all'Inter, il passaggio in nerazzurro. Tanti infortuni ed altrettante vittorie, dimostrando la propria importanza come centrocampista in grado di fare il doppio ruolo difensivo-offensivo. Nel gennaio 2010 l'addio ai nerazzurri per il Manchester City, cinque mesi prima del Triplete.
Andrea Pirlo: il regista bresciano non riuscì ad imporsi in nerazzurro. Troppo acerbo, forse, o poco considerato dagli allenatori passati all'Inter in quegli anni. Scambiato con Brncic, passò al Milan, dove vinse tutto, Mondiale con la Nazionale compreso, diventando uno dei più grandi registi della storia del calcio.
Clarence Seedorf: Gattuso, Pirlo, Seedorf. Il Milan vincente dello scorso decennio aveva nell'olandese la mezz'ala ideale. Sacrificio, talento, grinta. E una classe cristallina. Due stagioni e mezza in nerazzurro non lo consacrarono mai, nonostante la mostruosa doppietta alla Juventus del 9 marzo 2002. Poi dieci anni in rossonero, dopo lo scambio con il già citato Coco, dove vinse tutto e divenne uno dei migliori centrocampisti della storia rossonera.
Roberto Baggio: anche la Juventus nel passato del Divin Codino. Giocatore di livello assoluto, in carriera ha vinto a livello di club meno di quanto avrebbe meritato. Pallone d'Oro in bianconero, uno scudetto a testa tra la Torino bianconera e la Milano rossonera. Due stagioni al Milan, due all'Inter, dove, nonostante grandi gol e grandi giocate, non fu mai titolare inamovibile. Poi il Brescia con Toni, Guardiola e Pirlo, e il ritiro.
Zlatan Ibrahimovic: che Ibra abbia segnato e vinto ovunque è risaputo, comprese le parentesi tra Milan ed Inter. Dopo tre anni in nerazzurro e sessantasei gol complessivi, passa dal Barcellona al Milan poi, un anno dopo il passaggio dal nerazzurro al blaugrana. Capocannoniere con entrambe le squadre, con un unico cruccio: la Champions League, mai vinta in carriera e tantomeno nelle due esperienze milanesi.
Ronaldo: il Fenomeno. In nerazzurro ammirato in tutto il suo splendore, in rossonero ormai in fase calante. Nonostante ciò, riuscì a segnare un gol proprio all'inter, scatenando con un'esultanza provocatoria l'ira dei tifosi nerazzurri, feriti nel profondo da uno dei giocatori più amati (e più forti) della storia dell'Inter. Due palloni d'oro vinti entrambi a cavallo di due squadre (Barcellona-Inter prima, Inter-Real Madrid poi) non bastano a descrivere il Fenomeno. Pupillo di Moratti, sogno realizzato di Berlusconi.
Così, dunque, la nostra Top11: (3-4-1-2) Toldo; Coco, Panucci, Favalli; Davids, Vieira, Pirlo, Seedorf; Baggio; Ibrahimovic, Ronaldo. All: Trapattoni
Panchina: Meazza, Brocchi, Balotelli, Crespo, Moriero, Simic, Helveg, Cassano, Serena, Collovati, West. All in seconda: Leonardo