Di cognome fa Dellas e a casa… “ho tutto di quell’Europeo. Le mie scarpe, la medaglia, la maglia firmata dai compagni”. Perché “è stato il momento più alto nella storia calcistica del nostro paese. Se dopo quell’impresa in Portogallo non ho dormito? Certo che ho dormito! Sono sempre stata una persona equilibrata, anche nelle vittorie”. Un po’ meno quando c’era da marcare un certo Raul Gonzalez Blanco. “Terribile lui. L’attaccante più forte che io abbia affrontato Anzi, il più complicato. Non si fermava mai, era sempre lì in agguato. Voleva segnare ma poi ti pressava come un matto. Creava gli spazi giusti per lui e per i suoi compagni. L’ho sfidato sia con la Roma sia con la Nazionale”.
Traianos Dellas, esattamente la colonna difensiva della Grecia campione d’Europa nel 2004. In esclusiva su Gianlucadimarzio.com. Che oggi fa l’allenatore. E in questi giorni si trova in Italia - ‘mancavo da quasi 15 anni!’ - tra Milano e Roma. Per? “Prima sono stato ad Appiano Gentile da Pioli, poi a Milanello da Montella e infine da Spalletti, a Trigoria”. Dove ha riabbracciato un suo grande amico come Manolas. “Giocavamo insieme all’AEK! Lo conosco da quando era piccolino e guarda che grande che è diventato. So cosa può fare, le sue potenzialità. Diventerà un grandissimo. Se mi piacerebbe allenarlo? Solo se vado ad allenare una top come la Roma”. Lo scopo del suo iter. “Voglio capire tutte le prospettive, tutti i punti di vista possibili di un allenatore. Ho parlato sia con Montella sia con Pioli. Di cosa? Dai metodi a come si gestisce un gruppo di un certo livello. Però l’importante - a mio modo di vedere - è la preparazione, sia sui tuoi ragazzi sia sugli avversari”. Una frase per descrivere il Dellas allenatore: “Bisogna sempre dormire con un occhio aperto". Ma non chiamatela filosofia. "Non mi piace quella parola. La filosofia è quella che studi a scuola per me. Io vedo il calcio diversamente: se la palla va dentro, sei felice. Se va fuori… son problemi. Il modo che più mi piace è quello di tenere palla e dominare il gioco. Imporlo. A me non piace aspettare o adattarmi all’avversario. Anche perché da giocatore ho vissuto spogliatoi e allenatori che volevano vincere”.
Il punto di forza numero uno su cui puntare per arrivare in alto anche dalla panchina. Dellas ce lo svela in spagnolo perché ‘rende bene’. Eccoci. "Un bravo allenatore deve saper ‘manejar los sentimientos’. Io ci credo tantissimo". Punto secondo: la comunicazione. E Traianos non se la cava mica poi così male. "In questo momento sto parlando inglese, italiano, spagnolo… non so come sia possibile! Ma ce la sto facendo. La comunicazione è fondamentale per me". Colto, intraprendente e vincente. La mentalità è quella, e ha sempre fatto la differenza nella sua carriera. E lo farà ancora, ne siamo certi, anche senza scarpini ma con una camicia da allenatore.