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Data: 19/02/2018 -

De Rossi: "La Nazionale è come una famiglia, se mi chiamano chissà... Sogno ancora di vincere con la Roma, in futuro magari farò il secondo"

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Da un possibile ritorno in Nazionale al sogno di vincere qualcosa di importante con la maglia della Roma, fino al futuro, quando gli scarpini saranno appesi al chiodo e ci sarà da pensare a un nuovo ruolo. Daniele De Rossi si è raccontato nel corso di un'intervista concessa a 'Il Calciatore', la rivista dell'AIC, a partire proprio dal rapporto con la maglia azzurra. Il centrocampista, che dopo la mancata qualificazione ai prossimi Mondiali ha deciso di lasciare la Nazionale, ha aperto a un possibile ritorno: "Con la partita contro la Svezia credo si sia chiuso il ciclo di alcuni di noi - ha detto De Rossi - e d'altronde, quando si va incontro ad un fallimento così grande, bisogna avere la capacità di fare un passo indietro. Adesso verrà scelto un nuovo CT e di calciatori forti ce ne sono parecchi. Io, però, la Nazionale l'ho sempre vista come una famiglia e non ci ho messo un paletto sopra dicendo 'punto e basta'. Se capita che il nuovo allenatore si fa vivo con me, che ritiene che io possa servire, chissà... Certo, gli anni però sono quelli che sono, sempre 34".

Non solo la Nazionale, De Rossi ha anche parlato di un sogno da raggiungere con la Roma prima di dire basta con il calcio. Poi per il centrocampista niente ruoli in abito o posti dietro a una scrivania, ma un lavoro di campo. "So che ormai sono vicino a smettere e forse questa potrebbe essere un'utopia - ha proseguito De Rossi -, ma il sogno che mi rimane è vincere qualcosa di grande con la Roma. Siamo forti e so che ci sono squadre ancora più forti di noi, ma io non posso smettere di sognare. Se lo facessi finirei per allenarmi più piano, finirei per mangiare peggio e inizierei ad andare a dormire più tardi. La vita che faccio mi piace, so già che soffrirò quando dovrò staccarmene. Ma al mio futuro ci penso, non voglio svegliarmi una mattina senza saper quello che devo fare. Non mi piace stare in giacca e cravatta, mi vedo meglio con gli scarpini ancora ai piedi. Allenare? Forse fare il secondo potrebbe essere qualcosa che mi andrebbe di fare, magari con Spalletti o Di Francesco, o altri allenatori con cui mi sono trovato bene. Questo mi piacerebbe, stare ancora sul campo e vivere lo spogliatoio".



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