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Data: 18/03/2018 -

Dall'oratorio alla Fiorentina di Sousa. Poi la caduta e la risalita: Diakhate, un Torneo di Viareggio per rinascere

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Dicono che quando si è in alto, laddove qualche giorno prima nemmeno si immaginava di poter essere, cadere fa molto male. Un dolore atroce, come quello di un alpinista che scivola su una lastra di ghiaccio per poi sprofondare metri e metri più in basso. E ad una certa altezza, anche qualora si tratti solo di qualche passo, ogni centimetro è una conquista dispendiosa. Dalle stelle alla stalle, dal sogno prima squadra al dimenticatoio. Una parabola che tocca molti ragazzi, un incubo che ha colpito anche Abdou Diakhate. Lui, ragazzino prodigio che a soli 15 anni stupiva tutti. Un'ascesa vertiginosa, dall'oratorio salesiano al ritiro con la Fiorentina di Paulo Sousa. Frutto di pomeriggi estivi passati a palleggiare davanti alla chiesa di Via Gioberti, guardando quel rettangolo verde su cui avrebbe tanto voluto giocare. Come faceva a Dakar, dove è nato e dove ha tirato i primi calci al pallone con l'ASC Kattan. Il campo della Sales però è chiuso in quei giorni, la gente è al mare. Tranne un dirigente, che passa di lì per questioni burocratiche. Lo nota, ne viene stregato e non perde tempo: alza la cornetta del telefono, chiama un amico osservatore della Fiorentina e il matrimonio diventa solo questione di tempo. Abdou continua a bruciare le tappe, nonostante i soliti e fastidiosi problemi burocratici. Troppo forte per stare con gli Allievi, decisivo anche con la Primavera. Vera e propria sorpresa nel ritiro viola di Moena. Estate 2015, Paulo Sousa decide di puntarci. Se lo porta anche in America, dove lo fa giocare contro Chelsea e Psg nella International Champions Cup. Su di lui piombano il City e Raiola, tanto che la Fiorentina lo blinda con il primo contratto da professionista. Il padre a spingerlo, in ogni suo passo. A pregare prima di ogni partita, a ringraziare Dio ad ogni gol. Il padre anche a complicargli le cose, perché pare che proprio una chiamata fra i due più lunga del dovuto abbia fatto arrabbiare Sousa alla viglia di un Fiorentina-Milan. Altri, invece, sostengono che la causa di tutti i mali sia stato un allenamento saltato per una visita dei parenti. Insomma, fatto sta che qualcosa fra il giovane talento e il maestro si rompe. Nemmeno un minuto in Serie A. Niente esordio con i grandi. Dai paragoni con Pogba e Yaya Tourè al ritorno in Primavera. Ecco che le giocate che tanto ama non gli riescono più. Da fenomeno a ragazzino insolente, il passo è breve. Da mezz'ala moderna, fisica e con il fiuto del gol a centrocampista troppo lezioso e senza speranze in un calcio professionistico. Tante le voci che lo vogliono in B o in C, poche le trattative concrete. Nessuno affare concluso. L'operazione al ginocchio nell'estate passata, dopo il ritiro con Pioli, a complicargli le cose. "Si è montato la testa - lo bacchetta Federico Guidi dopo aver regalato alla Primavera la Finale scudetto contro l'Inter - ma tornerà quello di prima". E il momento della svolta, questa volta in positivo, può essere arrivato. Sì, a qualche chilometro da Firenze, dove in questi giorni si sta giocando il Torneo di Viareggio. Il terzo della sua carriera, lui che da mascotte della Primavera è arrivato negli anni ad esserne il veterano, dall'alto delle sue quasi 120 presenze. Già tre i gol segnati, quelli a Pas Giannina e Ascoli pesantissimi. Una qualificazione agli ottavi che porta il suo nome, quello di un ragazzo desideroso di risalire dopo essere scivolato sul più bello. Sulla panchina della prima squadra non c’è più Sousa, ora l’uomo da convincere di nome fa Stefano e di cognome Pioli. Una fascia da capitano in più sul braccio, tante partite alle spalle. Tanti errori ma ancora tanta fame. Dall’oratorio salesiano alla Fiorentina dei grandi: tutto è ancora possibile, tutto, o almeno molto, passa da questo Torneo di Viareggio. Lo ha cominciato alla grande, spera di finirlo meglio e di poter portare a Firenze quella coppa che manca da ormai 26 anni. Un trofeo da dedicare ad Astori, il Capitano che lo ha aiutato nei suoi primi giorni con i grandi e che adesso lo guarda da lassù. Gli ha dedicato ogni pensiero in questi giorni, dall'immagine copertina della propria pagina Facebook alle reti segnate. C'era anche lui a salutarlo per l'ultima volta, nella basilica di Santa Croce. Chissà, gli avrà fatto una promessa, magari la stessa del ritiro di Moena. "Un giorno ce la farò". Con qualche giorno di ritardo, quello sì. Ma in fondo meglio tardi che mai...



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