Sorriso contagioso e valigia piena di sogni. Sul braccio sinistro sotto pelle eccone uno dei più ricorrenti: la Champions. Dall'altra parte, tre G una vicina all'altra: Gianluca, Giuliano (i fratelli) e... Giovanni. "Niente Cholito", o Simeone Jr. "Solo Giovanni, se volete chiamatemi Gio, come fanno gli amici in Argentina". Idee chiarissime e quella voglia di dimostrare al mondo di potercela fare con le proprie forze, senza che 'il figlio di' conti qualcosa: eccolo Giovanni Pablo Simeone Baldini, il figlio del Cholo. Pardon... "Gio". Professione attaccante, sbarcato a Genova da Buenos Aires (via Madrid) per alleggerire a suon di gol il peso di un cognome tanto ingombrante quanto carico d'orgoglio. "Di mio padre sono fiero, lui è il mio sangue, la mia guida", ma Giovanni è solo Giovanni. E anche 'senza cognome' il ragazzo bisogna dire che ci sa fare, eccome.
Guardare per credere. Dove? Stadio Luigi Ferraris di Genova: e nastro che si riavvolge di sette giorni. Minuto quarantasette di Genoa-Pescara: assist perfetto di Gentiletti, controllo di destro e sinistro (non il suo piede) alle spalle di Bizzarri sotto alla Nord per la prima gioia - "a metà, avremmo voluto la vittoria" - in Serie A. Buona la prima per 'Gio', il predestinato. In gol all'esordio da titolare come un certo Diego Milito, come Marco Borriello e come Leonardo Pavoletti: "Che spalle alla porta è un maestro". Giovanni osserva, prende appunti e corre. Al Signorini di Pegli in allenamento, sui campi di Serie A ora che il Pavo è chiamato a sostituirlo, e a non farlo rimpiangere. Missione mica semplice, con una Nord 'Pavolosa' al grido di 'Nè Ceres Nè Moretti, ubriachi di Pavoletti'. Ma Gio non si è mica tirato indietro: "Farò di tutto per sfruttare le occasioni che mi verranno concesse". Quella di oggi ha il nome del Bologna, con il Genoa impegnato al Dall'Ara per la settima giornata del campionato. Lui si fa trovare al posto giusto (dentro l'area di rigore) nel momento giusto (al settantasettesimo): giocata di Laxalt e appoggio in rete del numero nove rossoblù. Secondo gol consecutivo con la maglia del Genoa sulle spalle. Il primo da tre punti, la gioia questa volta è completa e senza freni. "Sono ancora più felice, tre punti sono più importanti - le parole a fine gara - La squadra sta crescendo partita dopo partita, quella è la cosa più importante, siamo una famiglia". Ma il suo obiettivo è crescere: "Lottando per farlo, me lo dice sempre papà". Già, mai accontentarsi, guai a perdere di vista obiettivi e sogni. "La concentrazione è decisiva, e poi io ho i miei segreti". Quali? Dalle partite a Brain training (videogioco studiato per aumentare l'attenzione) sul tablet nello spogliatoio prima delle gare, alle cene dall'amico Davide all'Osteria Dindi (anche senza papà), immerso nella magia del borgo di Boccadasse. Passando per le sveglie vista mare ad Arenzano (dove ha scelto di vivere), le passeggiate alla scoperta dei vicoli, le serate libere a Portofino e le cene a base di pesto, in quella che in fondo è da sempre anche un po' casa sua. "La nonna di mia mamma era ligure, alla fine è come se fossi un po’ tornato a casa".
E l'aria di 'casa' a Giovanni in pochi mesi ha fatto bene, per la gioia del presidente Preziosi, il figlio Fabrizio e di Omar Milanetto che su 'Gio' hanno scommesso coi fatti. "Lo vedrete, diventerà forte" . Pure un bomber argentino come Crespo ne è rimasto impresso, twittando: "Sara per nostalgia o perché sto diventando vecchio, ma vedere segnare Simeone Giovanni... mi emoziona sempre!!". E Juric? Soddisfatto. "Ha dato continuità al suo trend positivo in area di rigore dove si muove bene e fa cose ottime. Non abbiamo sentito la mancanza di Pavoletti, resto dell’idea che abbia buoni margini di miglioramento anche fuori dall’area". E Giovanni ascolta, prende appunti e segna. Pronto a correre, ancora. Anche e soprattutto quando il Pavo tornerà a disposizione, perché "farò di tutto per farmi trovare pronto quando ce ne sarà bisogno". Nel (cog)nome del padre, ma nel segno di 'Gio'. "Solo Gio, niente Cholito". Per diventare più forte del Cholo, per dimostrare che se è arrivato fino a qui il merito è tutto suo.