La capacità di adattamento è una delle virtù fondamentali di ogni calciatore, che con l’incedere dell’età si trova a dover mutare lo stile di gioco in funzione del proprio corpo. Cambiamento di ruolo, riduzione dei minuti di impiego, sviluppo di capacità tattiche superiori: tutti elementi che caratterizzano l’evoluzione di un calciatore giunto al termine della carriera. Sami Khedira è un anacronismo offerto in dono al calcio: un personaggio al di fuori del suo contesto, un qualcosa che non dovrebbe comparire in quella precisa situazione, un errore cronologico che ha viziato la sua carta di identità.
A 29 anni da poco compiuti, il centrocampista della Juventus è uno dei calciatori più eclettici e duttili del panorama mondiale, capace di marcare una profonda differenza in tutti i contesti in cui si è reso disponibile. Dagli esordi nelle giovanili dello Stoccarda, fino all’ultimo campionato vinto con la Juventus, Khedira si contraddistingue da sempre per l’essenzialità del suo gioco, tanto necessaria agli allenatori quanto godibile dagli spettatori.
La Bundesliga nel 2007, la Liga nel 2012 e la Serie A nel 2016, con due supercoppe e due coppe di lega come contorno. Nel 2014, la stagione perfetta con la maglia del Real Madrid, con cui si aggiudica in sequenza Champions League, Supercoppa europea e Mondiale per club. Non pago, la vittoria della Coppa del mondo con la Germania a suggellamento di un anno di record.
Un camaleonte in grado di confondersi con disinvoltura nel contesto in cui si inserisce, risultando da subito un elemento naturale del paesaggio. Quest’anno, malgrado l’infortunio che lo ha tenuto fuori per due mesi, ha totalizzato 19 presenze e ben 5 reti, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria dello scudetto. Il gol all’esordio nella gara casalinga contro il Bologna, poi quello decisivo nella trasferta di Genova contro la Sampdoria, bissato sette giorni più tardi contro l’Udinese; quindi la rete nel derby e infine la prima segnatura nel 4-0 al Palermo. Cinque timbri che, tra colpi di testa e intrepide cavalcate, hanno messo in luce le qualità del tedesco, facendo risaltare a volte le anomalie in lui insite. Dotato di un fisico possente, si è reso autore di inserimenti degni di un funambolo, mostrando una rapidità di esecuzione che poco gli si addice: è questa la virtù di Sami Khedira, la semplicità del rendere possibile qualcosa di inatteso.
Andrea Zezza