La prima cosa che esce dalla sua bocca è un sussurro di gioia. “Non me lo sarei mai aspettato”. Lo ripete un secondo dopo a voce un po’ più alta. “Non me lo sarei mai aspettato… di andare in Serie A”. Occhi lucidi e visibilmente emozionati, lacrime trattenute a forza, per timidezza. Poi Luca si lascia andare e ci svela non la parolina magica, l’x factor di un Crotone oggi tra le grandi, per la prima volta nella sua storia. “Gruppo”. “E’ stata la vittoria del gruppo”.
In campo è festa. Delirio. Ma bastava guardarli in faccia per capire cosa stessero provando. Giovani che realizzavano il loro sogno, il sogno di tutta una città innamorata di calcio da una vita. Giovani quasi mai sotto l’occhio dei riflettori ma sempre presenti con il loro impegno, professionisti veri che hanno sempre remato dalla parte giusta. Luca Maniero, 21 anni. Ruolo: portiere. “L’anno scorso giocavo a Pordenone, in Lega Pro”. Poi il Crotone quasi all’improvviso, all’ultimo secondo di mercato. “L’occasione è nata proprio a fine agosto 2015. Se ci ho pensato? Nemmeno un secondo. Ho colto l’opportunità al volo. Immaginavo che non sarebbe stato facile trovare il mio spazio, partire dall’inizio. Ma comunque era una B…”. Lega Pro, B, A. Salto triplo, tutto in 9 mesi. “Non ho parole - ci racconta Luca in esclusiva su gianlucadimarzio.com - credimi, nessuno si sarebbe mai aspettato di arrivare fin qui”. Nemmeno chi a Crotone c’era già da prima di lui: un anno fa la squadra riuscì a salvarsi proprio all’ultima giornata. “E’ stata la vittoria del gruppo… e del mister”. Le due cose a braccetto, non per caso. "Juric ci ha gestito benissimo. Ogni volta che entrava qualcuno faceva bene. Anche chi giocava poco. Segni particolari? L’aggressività, il possesso palla. E poi durante gli allenamenti… è un martello. Non vuole che si molli, mai”. La voce della verità, Luca. Il terzo porriere del Crotone dei miracoli. E dall’accento… padovano. “Certo, sono di Padova! Sono molto legato alla squadra della mia città perché mi ha fatto crescere, quasi debuttare in Prima squadra: non ce l’ho fatta per un soffio. Quello sarebbe un altro sogno che vorrei realizzare. Mi piacerebbe tornarci un giorno”. Ma ora “voglio godermi questa gioia incredibile, sono emozionantissimo e felicissimo”. Da dietro sbuca Ricci, un classe 1994. Giovani? -issimi. I due si abbracciano. Continua la festa.
La forza del gruppo, l’importanza di uno spogliatoio unito sempre, non solo quando le cose andavano bene. Dal titolatissimo a chi il campo lo ha visto e vissuto più (o solo) in allenamento. Bravi ragazzi, come Luca Fazzi. Altro ’95. Che al fischio finale di Modena-Crotone è scoppiato di felicità per una promozione insperata. Ma realtà. Presenze in stagione: 12. Poi qualche infortunio, qualche scelta tecnica: parecchia tribuna. Ma “gli ho fatto i complimenti per come ha festeggiato questa sera. Da professionista vero. Per me è bellissimo aver visto questo atteggiamento. Una grande soddisfazione” ha ammesso Ursino a microfoni spenti. L’atteggiamento giusto di chi vuole vincere. Insieme. Perché il Crotone è volato in A anche - e soprattutto - grazie al suo gruppo.