“Tutto è iniziato quando un signore che lavorava nella mia scuola, vedendomi uscire ogni sabato un’ora prima -giocavo in Lega Pro con la Erminio Giana- mi ha dato una pagina di giornale che faceva al caso mio. Ho tenuto quel foglio piegato in tasca per un po’, finché mi è ricapitato tra le mani e ho scoperto che attraverso College Life Italia, avrei potuto sostenere un provino per la Belmont Universtiy di Nashville. Mio padre mi ha spinto subito a tentare; ho superato prima gli esami di certificazione linguistica, poi quelli di ammissione e sono partito per il Tennessee”.
Nicolò Dini non ha ancora 21 anni, vuole diventare un medico come suo padre ma non sa stare senza calcio (giocava come portiere in Lega Pro, oggi milita in NCAA: National Collegiate Athletic Association). L’unica possibilità di fare entrambe le cose gliel’ha data un Paese che non è quello in cui è nato e forse vivrebbe più volentieri. Una realtà molto differente e una vita completamente cambiata, ma che rappresenta l’unica strada percorribile verso i propri sogni.
Com’è studiare e giocare a calcio in un campus americano? Nicolò ci racconta la giornata “peggiore” che può capitargli: “Sveglia alle 5,20, colazione leggera perché alle 6 devo essere al centro sportivo. Facciamo una seduta tattica e poi ci alleniamo fino alle 7,55, orario in cui iniziano le lezioni. Quindi dritti in aula senza doccia. Stop per la pausa pranzo alle 13,00 e alle 14,00 seduta in palestra. Finalmente ci facciamo la doccia e io rubo sempre qualche minuto per sentire i miei. Restiamo in classe fino alle 17,00, ora della cena (in America hanno queste abitudini un po’ strane, ma prima ti alzi prima ti viene fame: mi sono adeguato in fretta!!). Poi ci spostiamo in biblioteca fino a esaurimento batterie (più o meno alle 21,00)”.
Ma quindi ci siamo fatti un’idea distorta delle serate universitarie americane? Abbiamo visto troppi film?
integrità non solo perché punta a farci crescere come uomini, ma anche perché noi siamo l’immagine del nostro Istituto. Abbiamo una responsabilità e se la rispettiamo con impegno e costanza, veniamo premiati con borse di studio anche da 50-60.000 dollari”.
Un sistema meritocratico e di grandi opportunità, a cui hanno aderito ragazzi da ogni parte del mondo: “Il mio compagno di stanza è georgiano, ma per fortuna c’è anche Matteo, genovese con cui all’inizio ho legato molto perché potevamo raccontarci in italiano le nostre giornate. Ed è con lui che abbiamo iniziato gli americani alla Serie A, dato che lì seguono la Premier (i broadcaster trasmettono solo quella). Vediamo le partite al mattino per il fuso e quando c’è stata Juventus - Inter dopo Real Madrid - Borussia Dortmund di Champions, si sono annoiati parecchio. A me interessa poco però: io per esempio dell’Inter non ho perso una partita da quando sono qui. E se sono impegnato per vedere i 90', comunque do una sbirciata al cellulare per il risultato”.
Calcio e Basket si contendono un primato in Tennessee o non c'è storia?
“In America il Basket è fenomenale, ma qui il calcio non è assolutamente una novità. Anzi, è lo sport più praticato tra i bambini: giocano persino nei campi da baseball. Non a caso la squadra di Nashville tra un paio d’anni giocherà in MLS e verrà costruito uno stadio da 230 milioni di dollari. E' decisamente un posto che ama il calcio!!!”.
E del suo essere italiano, cosa amano? “Innanzitutto cosa mi invidiano: l’accento, perché le ragazze americane vanno fuori di testa e l’innata capacità tattica che abbiamo in campo noi italiani. Ci sfruttano molto, i coach spesso si confrontano sia con me che con Matteo. E poi c’è il cibo: quando cucino gli spaghetti al pomodoro ci sono sempre degli imbucati. Solo su una cosa devono cambiare idea: dicono che la pizza più buona è quella di Chicago…”.
Accento, spaghetti, tattica e Serie A sono le materie che Nicolò insegnerà ai compagni americani. Per le opportunità professionali, la meritocrazia e la pizza…That’s America!!!