“Cheick è chic”. Recita così uno striscione dei tifosi dell’Entella regalato proprio a (Cheick) Keita appena prima della partenza. E che lui ha promesso di appendere nella sua nuova camera a Birmingham. Per non dimenticare mai quel feeling con Chiavari sbocciato fin dal suo arrivo nel 2014, incrementato grazie ai doppi passi in campo e trasformatosi infine in nostalgia al momento dell’addio. Celando per un attimo l’orgoglio e la felicità di chi gli vuole bene.
Perché Keita è così, sa farsi voler bene. Ragazzo timido, pacato. D’oro. Mai una parola fuori posto. Solo tanta voglia di lavorare e migliorare per confrontarsi un giorno coi suoi idoli Pogba e Marcelo, chissà, tra sorrisi e DAB Dance. Lui che idolo in realtà lo è già diventato: basterebbe digitare su Youtube “MHD - AFRO TRAP Part.3 (Champions League)”, la canzone con più di 60 milioni di visualizzazioni dedicatagli dal suo amico d’infanzia e rapper MHD, per capire quanto credano in lui nel XIX Arrondissement di Parigi dove è nato e cresciuto. Passando poi per Chiavari, dove è diventato grande. Dalle partite da spettatore a Marassi nelle domeniche libere, dai suoi adorati spaghetti allo scoglio, dalla sua prima convocazione col Mali. Fino all’Inghilterra. La Championship.
E pensare che quando venne scartato dal Monaco meditò addirittura di smettere col calcio. Invece eccolo qua: la prima grande plusvalenza – 1.7 milioni - dell’Era Gozzi. Rimpianto di una Serie A che non ha creduto in lui per il timore del salto di categoria. L’interesse di tante – Bologna, Chievo, Cagliari, Crotone, Roma e Napoli –; l’indecisione di tutte al momento dell'acquisto.
Poi è arrivato il Birmingham. Loro sì, hanno creduto nel ragazzo fin da subito convinti di poter quintuplicare il suo valore nel giro di due anni. La capacità di farlo sentire apprezzato e stimato. Gli elogi di Zola, un nuovo staff tutto italiano. Lo scoglio della lingua superato in partenza. Impossibile dire di no: giusto il tempo del definitivo “Sì” e biglietto aereo Milano – Birmingham già prenotato e stampato. Tentennando forse solo per un attimo di fronte alle tante dimostrazioni d'affetto dei suoi ormai ex tifosi. Bacheca di Facebook intasata, messaggi su Whatsapp, chiamate. La malinconia al momento del saluto ai vecchi compagni mixata al fascino di una nuova sfida. Consapevole di poter trovare la forza per affrontarla nei momenti di difficoltà riguardando quello striscione appeso in camera: ricordo indelebile dei suoi primi doppi passi da professionista che i 30'000 ‘blunoses’ del St. Andrew’s sperano di ammirare al più presto.