Di Stephane Acka, ragazzone ivoriano che gioca in Romania nel Univesità di Craiova, la prima cosa che colpisce è la voce. Non per il tono - squillante e spigliato - ma per la lingua. Pur essendo nato ad Abidjan, parla l’italiano come se fosse nato a Verona. “E’ vero, hai ragione - racconta ridendo a GianlucaDiMarzio.com - me lo dicono tutti. Sono arrivato in Italia a 9 anni, quando mio padre ci è venuti a prendere in Costa d’Avorio”. E da piccoli, si sa, imparare è ancora più facile. “Poi ho fatto le scuole in Italia: dalle elementari al liceo. Quindi l’italiano è praticamente diventata la mia prima lingua”.
E poi, cosa c’è di meglio comunicare del pallone? “Già in Costa d’Avorio giocavo praticamente tutti i giorni con gli amici. In strada oppure nei parchi. Ma una volta in Italia ho iniziato a frequentare scuole calcio e squadre giovanili, e così ho capito che quella poteva diventare la mia strada”. Certo, all’inizio non è stato tutto facile. Lasciare la mamma a 9 anni, trasferirsi in un Paese tutto nuovo senza amici. Mica uno scherzo. Ma grazie al calcio Stephane ha imparato a superare tutte le difficoltà. “Quando andavo a giocare mettevo da parte la malinconia ed i brutti pensieri, e questo mi aiutava tanto”. Il calcio, una passione di famiglia. “Mio padre ha sempre sognato di fare il calciatore. Quando era piccolo fu anche chiamato per un provino con l’ASEC Mimosas, che è la squadra più rappresentativa del Paese, ma i suoi genitori non volevano che intraprendesse quella carriera”. Sogno infranto il suo, che si è rifatto - con gli interessi - grazie al figlio Stephane che adesso il calciatore lo fa per davvero. “Mio padre è sempre stato il mio sostegno morale ed il mio supporto più grande. E’ molto orgoglioso di me”. Ed è per questo che anche i due fratelli più piccoli stanno provando a seguire le sue stesse orme. “Uno di loro gioca nel Trento, mentre il più piccolo, che è del 2006, è con i ragazzini del Chievo Verona”.
Stephane è un po’ il modello di casa: dai primi calci nel Legnago, vicino casa, alla serie A in Romania passando anche per il settore giovanile del Verona. “Quando ho ricevuto la proposta dalla Romania non ci ho pensato un attimo. Avevo anche un’offerta dalla Finlandia, ma sapevo che lì sarei uscito definitivamente dai radar”. Della Nazionale, ovviamente, perché quello resta sempre il sogno più grande di Stephane. “Pur di non perdere questa possibilità ho scelto di non prendere il passaporto italiano, cosa che mi ha sicuramente danneggiato in sede di mercato perché sono extracomunitario, ma allo stesso tempo mi rende orgoglioso perché un giorno spero sempre di vestire la maglia della Costa d’Avorio”. Grazie alle sue prestazioni, infatti, qualcuno lo ha già messo sotto osservazione ed ha anche già avuto qualche contatto con la Federazione.
Ma il suo cuore è diviso a metà: Costa d’Avorio, dove vive la mamma, e Italia, dove ci sono il papà, i fratelli e la fidanzata che quando può va sempre a trovarlo in Romania. Anche classicisticamente parlando ha una doppia fede. “Fin da piccolo tifo per il Manchester United, perché era la squadra che vedevo sempre in tv quando ero in Costa d’Avorio e quelle maglie rosse mi sono rimaste subito nella mente. E poi in Italia ho una passione per l’Inter: un po’ perché ci ha giocato Eto’o che per me è un mito, ed un po’ perché mio padre è sempre stato interista e mi ha trasmesso la sua passione”. A proposito di passioni, la sua è senza dubbio la Play Station “diciamo che a quella preferisco solo una bella cena con la famiglia o la mia fidanzata, ma quando posso sto tutto il giorno a giocare alla Play…”, con le impostazioni tutte in italiano, ovviamente.