Divano, tv e una partita di calcio. Di quelle speciali. Di quelle che rievocano tanti ricordi e magari fanno spuntare anche un sorriso. Forse amaro, ma quello dipende dai punti di vista. Potrebbe essere più o meno così il sabato di David Speziale. Domani c’è Milan-Atalanta, due squadre che per un motivo o per l’altro s’intrecciano con il destino dell’attaccante appena passato al Forlì. Da una parte la squadra che lo ha cresciuto, dall’altra quella in cui sono protagonisti due ex compagi proprio ai tempi delle giovanili rossonere. Perché sì, prima di approdare in Serie D, David è cresciuto nella Primavera del Milan con Cristante e Petagna: “Li sento spesso. Sono due bravi ragazzi e dei bravi giocatori. Con Petagna ho anche vissuto un anno nella stessa casa – Ha raccontato Speziale ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - Sono stati bravi a sfruttare al meglio le possibilità che hanno avuto. Io a differenza loro dovrò fare altra gavetta, ma magari in futuro arriverò anch’io ai loro livelli, forsetramite strade alternative”. Non si è mai arreso David, ci ha sempre creduto e sempre continuerà a farlo: “Spero ancora in una grande chiamata. Sono ancora giovane, poi ci sono stati tanti attaccanti che sono esplosi più tardi di me. Basta una stagione in cui ti sbatte la palla addosso e fai gol per poter emergere. Io lavoro sempre al massimo per raggiungere i miei obiettivi. Di certo non mi arrendo”.
Ha le idee chiare David, appena passato al Forlì dopo l’esperienza a Mantova sempre in Serie D: “Stava andando tutto bene, eravamo in linea con l’obiettivo prefissato che era quello di centrare i playoff. Nel mercato di dicembre però la società ha deciso di cedere i più esperti della squadra per affidarsi solo ai giovani. Per questo ho deciso di partire. Mi hanno portato ad andarmene: mi hanno detto che sarei potuto rimanere solo se avessi accettato di abbassare il mio stipendio, ma non sono andato via per soldi. Ma per una questione di mancanza di obiettivi”. Dal Mantova al Forlì il passo è stato breve: “Avevo parecchie offerte in Serie D, ma appena è arrivata la chiamata del ds del Forlì ho accettato al volo. Mi cercavano da tempo e mi piaceva il progetto della squadra: per questo ho detto ‘sì’”. Prove di rilancio per David Speziale, lo scorso anno al Lumezzane: “Il presidente aveva fatto promesse che non ha mantenuto. Avevo altre offerte dalla Serie C, dall’Akragas, dal Rezzato e dal Monza, ma quando ho deciso da andarmene era troppo tardi e alla fine ho sposato il progetto del Monza in Serie D”. Una piazza importante per ritrovare la strada verso la consacrazione. Un passo alla volta, per ora l’obiettivo è la doppia cifra: “Fino ad adesso non sono mai riuscito a segnare 10 gol in una stagione, ora sono a quota 3 e spero di farne 7 o 8 nel girone di ritorno”.
Guarda al futuro con ottimismo l’attaccante classe ’94, ma quando si volta indietro non può che provare un pizzico di rimpianto: “E’ normale, se potessi tornare indietro farei altre scelte. Non lascerei il Milan per passare al Lecce. Se non avessi accettato e avessi fatto un anno in più di Primavera forse le cose sarebbero cambiate. Chi cresce in un settore giovanile del genere è un privilegiato, ma lì non ci si rende conto cosa sia realmente il calcio fuori da quei centri dorati. Quindi si fa molta più fatica ad ambientarsi in altri contesti”. Eppure Speziale dopo l’esperienza al Lecce al Milan sarebbe potuto tornare. Merito di Pippo Inzaghi, che lo cercò personalmente: “Mi ha chiamato, ma io avevo già un accordo con il Verona, per questo non ho potuto accettare. Il calcio è anche fatto di fortuna, io spero di averne in futuro”. Questione di bivi, di strade da percorrere. Una può portare dritta al successo, l’altra alla stessa meta, ma con un percorso più duro da percorrere: “E’ stato un vero peccato, sarebbe stato fantastico essere allenato da Inzaghi. E’ sempre stato un professionista esemplare. Vive di calcio. E’ questa la cosa che più mi è rimasta impressa di lui. L’ho incontrato anche a Formentera e non si concedeva nemmeno una birra quando andava a ballare, solo acqua. A Milanello poi si faceva fare un sugo a parte e la mattina si faceva portare i Plasmon”. Professionista esemplare, un po’ come David. Che in fondo ci spera ancora nella grande occasione: “Devo solo saper cogliere il momento giusto…”.