L’etichetta di eterna promessa e la voglia sfrenata di consacrazione. Talento vero quello di Jean-Christophe Bahebeck, di quelli che difficilmente sfuggono all’osservatore. Eppure, quell'esplosione all'apparenza così scontata stenta ancora a palesarsi. Coccolatissimo per anni dal PSG, squadra in cui è cresciuto, ma quando è troppo è troppo: “A 23 anni non possiamo più permetterci di aspettarti”, se non sono state queste le parole esatte del saluto rivolto dai campioni di Francia al franco-camerunense, poco ci manca. Lui che esasperato dai continui prestiti tra Troyes, Valenciennes e Saint Etienne, aveva addirittura deciso di rivolgersi ad un mental coach per capire davvero quale fosse il suo limite. Non di certo di natura tecnica, più probabilmente mentale e di autostima. Ciò nonostante, si è sempre dimostrato determinato e ambizioso “Sto riducendo il gap che mi separa da Ibra e Cavani” ma anche e soprattutto consapevole dei propri limiti “Voglio raggiungere il livello dei miei amici e coetanei Kondogbia e Pogba: sono stufo di essere considerato un’eterna promessa”. Volenteroso di giocarsi le proprie carte al PSG, ha sempre considerato un onore poter lavorare al fianco di Ibra, uno che di certo problemi di autostima non se ne pone: “Un ‘Serial Killer’ Ibra! Per come lavora in campo è davvero incredibile, un esempio. Avere la possibilità di parlare con lui mi rende fiero”. E non senza qualche punzecchiatura da parte dello svedese stesso: “Quando tornai dal prestito al Valenciennes mi chiese quanti gol avessi fatto e gli risposi 2 in 21 partite. Al che replicò alla sua maniera che Zlatan fa 21 gol in due partite!”. Mai banale, Ibra, un incentivo a sognare in grande, ripartendo ora da una piccola realtà: il Pescara di Oddo è pronto a gioire per i suoi gol, sperando che quello segnato contro l’Inter sia solo il primo di una lunga serie. E Bahebeck dal canto suo ci spera: il momento di archiviare quell’odiata etichetta di eterna promessa è finalmente giunto.
Alberto Trovamala