Cappellino con visiera piatta, cuffiette nelle orecchie e sguardo innocente ma deciso. Cheick Keita, et voilà: talento francese di origine maliana made in Chiavari. Ragazzo umile, pacato e sempre sereno, che fa del calcio la propria vita, con la trasparenza dei suoi appena vent'anni, ma con la testardaggine (positiva) di chi vuole arrivare a tutti i costi. I primi calci al pallone da piccolissimo nella squadra del XIX arrondissement di Parigi, dove è nato ed ha vissuto fino a 14 anni con la famiglia, poi la chiamata del Monaco.
Occasione colta al volo e via, direzione Principato. L'addio alla famiglia, le nuove amicizie e i problemi che per incanto scompaiono quando si indossano quegli scarpini: Cheick passa al Monaco tre anni contraddistinti da emozioni forti, gioie personali ed una grande delusione. Cresce e matura, fino ad arrivare ad allenarsi addirittura con la prima squadra di Claudio Ranieri, con talenti come Falcao e James Rodriguez. Ma qualcosa purtoppo non va come dovrebbe andare. "Inizialmente ho passato dei momenti difficili a causa delle lontananza da casa, ma poi mi sono abituato alla grande - rivela Keita in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com - E che bella città Monaco! Uno dei ricordi più belli è legato a quando mi sono allenato con la prima squadra: Ranieri si è dimostrato davvero gentile con me. E che talenti. Tutti molto disponibili, ma ad impressionarmi è stato Ferreira Carrasco (oggi all'Atletico Madrid): un vero fenomeno. Sembrava un sogno e invece... Proprio sul più bello non hanno creduto in me e mi hanno lasciato senza contratto, che delusione!". Cheick incassa ma vuole ripartire: le foto con James e Falcao sempre con sè come unici ricordi di un'avventura indelebile ma non priva di rimpianti. Nuovo giro, nuova corsa, ma le difficoltà sono maggiori del previsto e dopo due provini con Nizza e Angers, entrambi con esito negativo, all'ambizione inizia gradualmente a subentrare l'indecisione: "Per me sicuramente è stato il momento peggiore di sempre: ero seriamente intenzionato a smettere ma non l'ho fatto solo grazie alla mia famiglia. Sono stati fondamentali, a loro devo davvero tutto. Ogni sera li chiamo ed è uno dei momenti più felici di ogni giornata". Sì, perchè in questi momenti l'affetto e la vicinanza di chi ti vuole bene fa davvero la differenza. Papà Mamadou e mamma Assitan, maliani d'origine ma francesi d'adozione, insieme agli altri tre figli, hanno sempre creduto in lui, non facendolo mai sentire solo. Ed ecco finalmente la voglia e l'intenzione di riprovarci. A Chiavari infine la svolta, la Virtus Entella come rinascita: qualche indecisione iniziale legata alla meta e qualche problema di ambientamento non sono bastati per scoraggiare il ragazzo che, anche grazie ai compagni di lingua francese e Gerli, Troiano e Iacoponi, che l'hanno aiutato ad inserirsi, si è sentito "di famiglia" fin da subito. La vita a Chiavari scorre tranquilla, senza pressioni: d'inverno adora guardare le partite sia in casa che fuori e, quando c'è la Champions League, incontrarlo al "Circolo dello Sport" è più che probabile; d'estate, invece, non rinuncia mai ad un tuffo in mare. Dicono che nello spogliatoio si senta davvero poco parlare e sia a tratti introverso, ma molto determinato. Il ragazzo, come persona e come giocatore convince, eccome. Un anno in Primavera e poi la prima squadra. I radar degli osservatori lo segnalano alle società in continuazione ed iniziano a palesarsi diversi interessamenti. Il telefono del Ds biancoceleste Superbi squilla in continuazione. La Serie A (e non solo) chiama, ma Keita, per il momento, non risponde. "Ho saputo delle tante voci di mercato e sinceramente direi una cazz... ehm.. una stupidata se affermassi di non averci pensato. Ma questo non mi ha mai distratto! Ho sempre creduto che sarebbe stato meglio per me concludere l'anno qui a Chiavari perchè prima di arrivare in Serie A devo migliorare ancora tanto, soprattutto nella fase difensiva... Le urla di Aglietti a riguardo dovranno pur servire a qualcosa (ride ndr)... ". Napoli, Roma, Sassuolo e Udinese in Italia, ma voci anche da Inghilterra, Germania e Spagna. E non solo. Dal Mali continuano a monitorare i suoi progressi: prima la convocazione in Under 21, poi le voci riguardo la Nazionale maggiore. Lui si dice indeciso, perchè anche l'idea di giocare con la maglia della Francia lo stuzzica, e non poco, visto che si sente "sia maliano che francese". In qualsiasi caso, il legame con l'Africa rimarrà sempre forte e sincero: adora tornare spesso a Kalabakoro, paese di origine dei genitori, a trovare i nonni e per conoscere sempre meglio la cultura e le tradizioni. Senza perdere però mai di vista quell'obiettivo chiamato Serie A, che per ora segue solo dalla tv: Higuaìn, Mertens, Alex Sandro e soprattutto Pogba, in Italia, sono i suoi giocatori preferiti. Non vede l'ora di segnare il primo gol tra i professionisti solo per esultare con la "DAB Dance", resa celebre dal francese della Juventus, ma anche dagli atleti della NFL e dell'NBA. Nel frattempo, fa le prove con gli amici: su Facebook in più di una foto è ritratto nel "dabbing". All'estero, invece, ha occhi solo per Neymar, che ha addirittura spodestato il suo ormai ex idolo Ronaldo: "Pensa che prima giocavo con le scarpe di CR7 che era il mio idolo e mi prendevano anche in giro: Aglietti e Iacoponi mi dicevano che erano 'scarpe da serata' per i brillantini (ride ndr). Ora adoro Neymar e guardare il Barcellona mi piace tantissimo". Testa (e cresta) a posto e tanto lavoro per raggiungere gli obiettivi prefissati: "Voglio arrivare in alto per dire grazie alla mia famiglia e continuare ad aiutarli sempre di più anche economicamente. Tuttavia, sono sicuro che non li ringrazierò mai abbastanza". Cuore d'oro testa sulle spalle: il brutto anatroccolo scartato dal Monaco si è trasformato in un bellissimo cigno. Un braccio disteso, l'altro ripiegato verso il petto con la testa chinata: direzione Serie A, a ritmo di DAB Dance. Alberto TrovamalaData: 11/02/2016 -